Anno IX - Numero 19
Il discorso falso trae le mosse da una falsa premessa.
Aristotele

giovedì 18 luglio 2024

Un suicidio politico a Parigi?

Le recenti vicende francesi, dalla decisione del presidente Macron di sciogliere l’Assemblea Nazionale e convocare in tempi brevi nuove elezioni agli imprevisti risultati del secondo turno elettorale, con il successo della coalizione di sinistra e il ridimensionamento dell’estrema destra, inducono a ragionare sull’incertezza che caratterizza il futuro della Francia e richiama l’attenzione su alcuni aspetti poco considerati che potrebbero rivelarsi decisivi per i futuri scenari politici della nazione

di Jean-Pierre Gaudin

Non ci abbiamo ancora provato... Ultimamente sono stati in molti a dire, per strada, alla radio e alla Tv e ancor di più sui social network: «Voterò Rassemblement National (Rn)», è il solo che non abbiamo ancora provato!». L’elettore francese è diventato un consumatore tra gli scaffali dei supermercati? L’individualismo moderno relega gli orientamenti di partito in secondo piano? I politologi diagnosticano una condizione di fluidità del voto francese, la fine della lealtà tradizionali e delle grandi narrazioni politiche tradizionali.
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Industry Valleys europee a Emissioni Zero

La creazione di cluster tecnologici regionali è un metodo efficace per creare solide catene di approvvigionamento europee per le tecnologie verdi come le batterie e i moduli solari. È quanto emerge da uno studio del Centre for European Policy (cep). A tal fine, il think tank chiede investimenti massicci nelle infrastrutture locali, in particolare nell'approvvigionamento energetico e nelle strutture di ricerca specializzate

di André Wolf

Dal punto di vista odierno, le regioni della Germania sud-occidentale, dell'Austria e dell'Italia settentrionale presentano le migliori condizioni di partenza per i cluster a zero emissioni in Europa.

Per evitare duplicazioni inefficienti, la pianificazione dei cluster dovrebbe essere strettamente coordinata tra gli Stati membri.
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Balcani occidentali: futura colonia mineraria d’Europa?

I Balcani occidentali stanno diventando una miniera di materie prime necessarie per l’imminente “rivoluzione verde”? Le organizzazioni della società civile e molti cittadini di Bosnia Erzegovina, Serbia e Macedonia del Nord sono conrtarie. La battaglia per la tutela dell’ambiente e della salute continua

di Sanja Mlađenović Stević e Aleksandar Samardjiev

La Corte Costituzionale della Bosnia Erzegovina ha sospeso la delibera del governo della Federazione BiH (una delle due entità costitutive del paese) riguardante la concessione “in uso temporaneo” alla compagnia britannico-australiana Adriatic Metals spa di 7,24 ettari di terreno forestale per lo sfruttamento dei giacimenti di piombo, zinco, barite e metalli preziosi. Prima di adottare la controversa delibera, il governo della FBiH, guidato dal primo ministro Nermin Nikšić, ha escluso la procura generale della BiH, cioè lo stato, dal processo decisionale relativo alla modifica della destinazione d’uso dell’area demaniale in questione.
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martedì 16 luglio 2024

Il turismo ha divorato il lago di Como

“Il turismo drogato da un’economia impazzita sta producendo conseguenze devastanti per il territorio”. Sul lago di Como l’overtourism non è solo un problema di sovraffollamento e collasso dei servizi. Il territorio è tormentato da alluvioni, causate in parte dai cambiamenti climatici, con precipitazioni sempre più abbondanti concentrate nel tempo; e in parte dal consumo di suolo

di Luigi Mastrodonato


A gennaio sul sito del comune di Torno, in Lombardia, è stato pubblicato un avviso in cui si presentava il piano per costruire un nuovo complesso turistico. Il progetto prevedeva la costruzione di hotel, ristoranti, spa, darsene private, parcheggi, accessi carrai e strade.
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Il piano di pace della Cina

Già nel 2023 la Cina ha proposto un piano di pace per la guerra Nato-Ucraina non preso in considerazione dagli alleati occidentali, eppure potrebbe essere un buon punto di partenza per uscire da questo cul de sac

di Alessandra Ciattini

Come abbiamo accennato, la Cina ha presentato un suo piano di pace, pubblicato nel febbraio 2023, che si articola in dodici punti e che mira a stabilizzare la situazione attuale, superando il modo di pensare proprio della guerra fredda. La notizia recente, risalente allo scorso maggio, è che il Brasile su questo tema si è allineato con la Cina; infatti, i due paesi, entrambi membri dei Brics, hanno firmato una dichiarazione congiunta, in cui richiedono la convocazione di un forum di pace Internazionale per por termine alla guerra in Ucraina, in opposizione all’irrealistico piano dell’ormai ex presidente Zelensky.

In un’intervista di qualche tempo fa all’agenzia cinese Xinhua, Putin ha dichiarato che accoglie con favore le proposte di soluzione politica fatte da Pechino, che a suo parere ha pienamente compreso le radici e l’impatto geopolitico del conflitto in Ucraina e la necessità di garantire la piena sicurezza a tutti i paesi.
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La crescita italiana che non c’è

Il problema numero uno in Italia è la crescita bassa. Per capirne le cause, bisogna guardare all’andamento della produttività aggregata. Il ritardo rispetto al dato francese è evidente. L’ipotesi che a determinarlo sia la dimensione delle aziende

di Tommaso Monacelli

L’Italia ha un problema di crescita economica di lungo periodo. Il dato non è sufficientemente enfatizzato nel dibattito pubblico, nonostante sia il malessere di base dell’economia italiana da decenni. In una parola, il problema dei problemi.

Osservando l’andamento del Pil pro capite in Italia a partire dal 1990 (in cui l’indice è normalizzato a 100), comparato con quello della media della zona euro diventa evidente il processo graduale di divergenza dell’economia italiana rispetto ai paesi partner dell’euro, una forbice che si amplia nel tempo. In termini cumulati, a partire dal 1990 fino al 2022, l’economia italiana è cresciuta, su base pro capite, di soli 19 punti percentuali, mentre la media della zona euro è cresciuta di 46 punti percentuali, ben più del doppio.

Il confronto con la Francia
Per gettare luce sulle cause della crescita di lungo periodo di una economia è indispensabile guardare all’andamento della produttività aggregata.
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La macchina della dipendenza

Lo smartphone è stato progettato per rubarci l'attenzione, e il tempo: esiste un modo per disintossicarsi?

di Diego Viarengo

You don’t get cured”. In una battuta di The West Wing, scritta da Aaron Sorkin, c’è una lezione sulle dipendenze. Leo è il capo gabinetto del Presidente degli Stati Uniti, il personaggio che risolve problemi: affronta crisi di stato con incrollabile senso di giustizia, prima di fare colazione segnala al New York Times un errore nelle parole crociate e – in segreto – partecipa alle riunioni degli alcolisti anonimi. La cura non c’è. Le persone dipendenti sono in trattativa perenne con l’oggetto della loro dipendenza. Non si guarisce. Ci sono periodi di astinenza più o meno lunghi. È la situazione in cui ci troviamo con il nostro smartphone.

Scrive Juan Carlos De Martin nel libro-manifesto Contro lo smartphone (add, 2023): “lo smartphone è una macchina che è stata esplicitamente progettata, anche con l’apporto di neuroscienziati e di psicologi, per creare dipendenza”.
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venerdì 5 luglio 2024

Che cos'è l'illuminismo? Michel Foucault 40 anni dopo

Testo

di Enrico Redaelli

Il 25 giugno di quarant’anni fa moriva Michel Foucault. Nello stesso anno, il 1984, veniva pubblicato un saggio che per certi versi può essere considerato il suo testamento: Che cos’è l’Illuminismo?. Vi ritroviamo i tre nodi attorno a cui ruota tutta la riflessione foucaultiana: sapere, potere, soggetto. L’intreccio di questi tre nodi potrebbe riassumersi così: il soggetto è dipendente da forme di sapere, che hanno su di lui effetti di potere, ed è costantemente immerso in relazioni di potere, che producono un determinato tipo di sapere. Ogni soggetto è dunque sempre invischiato in una rete di sapere-potere che ne plasma la mentalità e i comportamenti. Come allora districarsi da questa rete così diffusa, capillare, invasiva?

Il saggio si confronta con questa domanda – che è poi la questione foucaultiana par excellence – passando attraverso Kant.
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martedì 2 luglio 2024

Fascicolo sanitario elettronico, ovvero la Fine del Segreto Professionale

Pochi pazienti desiderano il fascicolo sanitario elettronico e la maggior parte dei medici sembra respingerlo. Tuttavia, il governo federale tedesco ha deciso che ogni assicurato pubblico e molti assicurati privati riceveranno automaticamente un fascicolo sanitario elettronico, a meno che non si oppongano espressamente. Quali interessi si celano dietro questa decisione e perché il Fse non è nell’interesse dei cittadini

di Norbert Häring

Autore di un recente volume sulla materia, Andreas Meißner è uno dei portavoce dell’Alleanza per la Protezione dei Dati e il Segreto Professionale (BfDS), questo chiarisce già la direzione delle sue osservazioni.
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Crisi dimenticate: l’Africa subsahariana conserva il triste primato

Ogni anno il Norwegian Refugee Council pubblica la classifica delle dieci crisi più dimenticate al mondo. In quella di quest’anno, nove casi su dieci sono in Stati africani, e l’emergenza del Burkina Faso rimane la maggiormente trascurata

di Beatrice Gobbi

Il Norwegian Refugee Council ha recentemente pubblicato il proprio rapporto annuale sulle dieci crisi di sfollamento maggiormente dimenticate nel mondo. Emerge con chiarezza che l’Africa subsahariana ospita le più ampie comunità di sfollati interni, con nove posizioni su dieci della classifica occupate da suoi Paesi (l’unico non africano presente nella lista è l’Honduras, in America centrale, n.d.r.).

Quando il disinteresse è la nuova normalità
Il rapporto mette in luce la discrepanza tra la gravità del contesto umanitario in questi Paesi e lo scarso sostegno che essi ricevono dai media e dalla politica internazionale.
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Argentina sulla strada della realtà

Il presidente argentino Javier Milei mette a segno il suo primo successo legislativo: la Camera dei deputati ha definitivamente approvato due leggi di iniziativa governativa. Ma tutta l’operazione di Milei si fonda sul ripristino di una confortante posizione valutaria e per raggiungerla servono dollari. E molti

di Mario Seminerio

La Camera dei deputati argentina ha definitivamente approvato due leggi di iniziativa governativa, il primo successo legislativo per il presidente Javier Milei. Dopo cinque mesi di esame in Parlamento e 13 ore di discussione nell’ultima seduta alla Camera, i deputati hanno approvato la cosiddetta Legge delle Basi e il pacchetto fiscale presentati dall’esecutivo con 147 voti a favore, 107 contrari e due astensioni.

Le misure approvate
Subito dopo i legislatori hanno anche approvato, col secondo disegno di legge, il ripristino della tassazione sul reddito, che era stata eliminata per il 90 per cento dei dipendenti con un provvedimento di pura disperazione elettorale introdotto dal governo peronista per tirare la volata presidenziale a Sergio Massa. L’approvazione di questa misura è avvenuta con un margine più ristretto di 136-116, vanificando il tentativo di cancellazione da parte del Senato. Approvato anche un incentivo per gli argentini a dichiarare beni detenuti all’estero. Le misure fiscali valgono l’equivalente dello 0,6 per cento del prodotto interno lordo, secondo alcune stime.

I progetti di legge, che deregolamentano vasti settori dell’economia e aumentano le entrate del governo, erano stati approvati dalla Camera bassa ad aprile e a stretta maggioranza al Senato all’inizio di questo mese, dopo ulteriori modifiche. Il pacchetto doveva tornare alla Camera dei Deputati per l’approvazione finale prima di diventare legge.

Il disegno di legge di oltre 200 articoli è stato notevolmente ridimensionato rispetto agli oltre 600 articoli della versione introdotta inizialmente da Milei. La proposta originale, ad esempio, avrebbe privatizzato decine di aziende di Stato ma entrambe le camere l’hanno drasticamente ridimensionata, escludendo sia la compagnia petrolifera Ypf che la compagnia aerea Aerolineas Argentinas, che Milei voleva cedere ai dipendenti in un evidente moto di trolleggio. Resta pubblico anche il servizio postale.

Le riforme pro-mercato riducono la burocrazia nella vita del paese e concedono a Milei poteri esecutivi di emergenza. Un capitolo sul lavoro facilita il licenziamento evitando costose cause legali e prolunga il periodo di prova dei dipendenti, estendendolo da 3 mesi a 6 mesi per le aziende con più di 100 dipendenti, 8 per le aziende da 6 a 100 dipendenti e 1 anno per chi ha fino a 5 dipendenti. Ai lavoratori autonomi che svolgono attività d’impresa è inoltre consentito avere fino ad altri 5 lavoratori autonomi, senza generare un rapporto di dipendenza.

Un’altra misura prevede sgravi fiscali e delinea regole per gli investimenti esteri in settori chiave come le miniere. La proposta deregolamenta ampiamente il settore petrolifero e del gas, che in passato era sottoposto a rigide quote di esportazione. Tra le altre misure, è previsto che i dipendenti pubblici perdano la retribuzione durante gli scioperi. Davvero rivoluzionario, non trovate?

Ora stop monetizzazione e ripristino delle riserve valutarie
Che accadrà, ora? Alcune cose. In primo luogo, la banca centrale argentina si accinge a trasferire le proprie passività al Tesoro, per chiudere un importante canale di monetizzazione del deficit. L’emissione di debito della banca centrale era nata in origine come drenaggio di liquidità in eccesso ma ha prodotto l’effetto opposto. Servirà moral suasion sulle banche commerciali, abituali acquirenti del debito della banca centrale, che peraltro è a scadenza breve e brevissima.

Il problema del paese resta quello di risparmiare preziosa valuta estera. In questo senso va letta la manovra fiscale, nei suoi due elementi. Da un lato, il ripristino dell’imposta sui redditi consente di recuperare risorse fiscali da girare alle boccheggianti province senza creare nuovo deficit che di solito la banca centrale provvedeva a monetizzare. La stretta fiscale, inoltre, serve a deprimere la domanda interna e, in questo modo, frenare le importazioni stimolando avanzi della bilancia commerciale. In parallelo, l’incentivo a dichiarare beni posseduti all’estero punta ovviamente a produrre la fiducia necessaria al loro rientro, che aiuterebbe la bilancia valutaria.

Tutta l’operazione di Milei si fonda sul ripristino di una confortante posizione valutaria. Servono dollari, e molti, soprattutto in caso Milei volesse portare a termine la sua promessa elettorale più rilevante e simbolica, ossia la dollarizzazione dell’economia argentina. Ma, paradossalmente, se le misure sin qui adottate funzionassero, il peso riacquisterebbe una propria dignità valutaria e la pressione alla dollarizzazione sarebbe significativamente ridotta.

Nel frattempo, il Fondo Monetario Internazionale ha osservato che l’Argentina deve puntare a tassi reali positivi, sempre per riequilibrare le riserve valutarie. Per ottenere ciò, stima il Fondo, servono tassi ufficiali ben oltre l’attuale 40 per cento oppure un significativo raffreddamento dell’inflazione. L’ultima indagine di mercato sulle aspettative di inflazione della banca centrale del paese la fissa al 69 per cento per i prossimi 12 mesi.

Il Fondo prevede che l’economia argentina si contrarrà del 3,5 per cento quest’anno – più della sua precedente previsione di un calo del 2,8 per cento – con un’inflazione che dovrebbe chiudere l’anno a quasi il 140 per cento, mentre il paese conseguirebbe un avanzo primario di bilancio dell’1,7 per cento.

Come detto, a Milei servono dollari, tanti, maledetti e il prima possibile. Per questo sta puntando a un nuovo prestito del FMI che, a suo giudizio, contribuirà a rimuovere i controlli sui cambi e a eliminare le restrizioni sui capitali. Questi passaggi sono necessari affinché il paese possa tornare sui mercati del debito internazionali per la prima volta dalla ristrutturazione del debito sovrano del 2020.

Su questo punto, Milei e lo stesso Fmi devono fare molta attenzione, ammaestrati dalla precedente disastrosa esperienza dell’ex presidente Mauricio Macri e della allora direttrice generale del Fondo, Christine Lagarde: dopo aver sbloccato il contenzioso con gli holdout del debito argentino in default, i famosi “fondi avvoltoio”, l’Argentina è potuta tornare sui mercati internazionali dei capitali a indebitarsi. A quel punto, Macri si è illuso di aver scollinato senza aver causato troppo dolore agli argentini con riforme strutturali. Le cose non sono andate così e, alla prima difficoltà, l’ex presidente ha bussato alla porta del Fmi, trovando una Lagarde entusiasta di rovesciare addosso al paese dollari a debito a volontà. Il resto lo sappiamo.

Una strada necessaria e necessitata
Tirando le somme: Milei procede lungo una strada necessaria e necessitata. Non sta giocando a fare il liberista da caricatura: le tasse andavano aumentate per i motivi sopra elencati, e infatti così è stato. Politicamente, vista l’esigua rappresentanza parlamentare del partito di Milei, l’approvazione delle misure è un indubbio successo, oltre ad aver costretto il presidente ad esercitarsi nell’arte del negoziato e del compromesso che comunque produce effetti che vanno nella direzione voluta.

I prossimi passaggi saranno decisivi e verteranno sul ripristino delle riserve valutarie, dopo aver progressivamente chiuso la tipografia della banca centrale. Se dovesse riuscire questa delicata operazione, la necessità di dollarizzare l’economia del paese verrebbe drasticamente ridimensionata.

Ribadisco anche quanto già scritto: questa è la signora Tina, figlia legittima della realtà, all’opera. Per ora siamo nella fase di fuoriuscita dalla aberrante patologia cronica della politica economica argentina. Se tale fuoriuscita arriverà in porto, saranno gli elettori a dire quale strada vogliono imboccare, tra il cosiddetto anarco-capitalismo di Milei e altre opzioni, meno radicali. Ma vale la solita odiosa regola di realtà: prima si cresce, poi si decide come usare le risorse prodotte.

Mario Seminerio per Phastidio.net
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venerdì 28 giugno 2024

Fascicolo sanitario elettronico: le cose da sapere e il dibattito intorno

Fino al 30 giugno è possibile opporsi alla condivisione dei dati sanitari precedenti al maggio 2020 con vari enti della pubblica amministrazione, e se ne sta parlando per questioni di privacy

di

Negli ultimi giorni diversi esperti di privacy e di sanità hanno commentato in modo più o meno favorevole il fascicolo sanitario elettronico, il sistema che archivia i dati sanitari delle persone e li mette a disposizione di medici, ospedali e ambulatori previo consenso dei pazienti. Il confronto riguarda in particolare la possibilità per i cittadini di opporsi all’inserimento nel fascicolo dei dati sanitari registrati prima del 19 maggio 2020, negandone di conseguenza la possibilità di condividerli con gli enti della pubblica amministrazione. Dallo scorso 22 aprile è possibile chiedere al ministero della Salute di non condividere i propri dati: la scadenza per farlo è il prossimo 30 giugno, tra tre giorni, ma finora si è parlato pochissimo di questa possibilità e delle sue implicazioni.
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giovedì 27 giugno 2024

Elezione diretta del premier: una riforma che non garantisce alcuna stabilità

La riforma costituzionale non assicura la stabilità nel tempo dell’incarico del Presidente del Consiglio, sancendone una durata quinquennale; garantisce il rispetto del voto popolare e la continuità del mandato elettorale conferito dagli elettori. Alcune audizioni in Senato lo hanno spiegato chiaramente

di Vitalba Azzollini

Il 18 giugno scorso, il Senato ha approvato in sede di prima deliberazione il disegno di legge costituzionale sul cosiddetto premierato. Già il titolo - Modifiche alla parte seconda della Costituzione per l'elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, il rafforzamento della stabilità del Governo e l'abolizione della nomina dei senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica – rivela l’obiettivo della proposta, dichiarato anche dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: garantire la stabilità degli esecutivi.

Il concetto è ribadito nella relazione di accompagnamento al disegno di legge, dove si afferma che l’instabilità ha prodotto finora "difficoltà di concepire indirizzi politici di medio-lungo periodo, di elaborare e attuare riforme organiche, di farsi carico, in ultima analisi, delle prospettive e del futuro della Nazione". "La decisività del voto elettorale rispetto all’investitura della maggioranza", secondo il governo, consentirebbe di superare tale instabilità.
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mercoledì 26 giugno 2024

Gafam e sanzioni europee: quali rischi per l'innovazione digitale?

Mentre a parole i politici europei invocano l’innovazione digitale, nei fatti la combattono. La decisione della Commissione Ue contro il brand di Cupertino non interviene davvero a tutela della concorrenza nel mercato interno, e soprattutto sul lungo periodo potrebbe danneggiare i consumatori. Stiamo tagliando i ponti tra Europa e innovazione digitale?

di Istituto Bruno Leoni

La Commissione europea ha fatto la prima mossa nel grande gioco della regolamentazione digitale: dovendo far vedere che le nuove regole servono a qualcosa, non poteva non sanzionare qualcuno; e dovendo sanzionare qualcuno, la scelta non poteva che cadere sul più grosso di tutti, cioè Apple.
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Il falò dei finti sgravi fiscali

Per proteggere e migliorare il potere d’acquisto dei lavoratori gli sgravi fiscali e contributivi non appaiono lo strumento più idoneo. Usare la leva fiscale o parafiscale per aumentare i soldi in tasca a lavoratori in un sistema la cui produttività stagna da tempo immemore è una strategia di lento suicidio.

di Mario Seminerio

L’Ufficio Parlamentare di Bilancio, watchdog indipendente delle omonime politiche, ha presentato il rapporto annuale, che illustra tendenze recenti e prospettive di economia e finanza pubblica italiane, oltre a contenere approfondimenti tematici. Quello di quest’anno è dedicato alla evoluzione della tassazione sulle famiglie e alla devastazione che il legislatore ha inflitto all’Irpef, tra bonus e flat tax, per ritagliarsi fette di elettorato volubile ed irriconoscente.
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Scintille tra Baku e Parigi

Incrinati con la guerra per il Nagorno Karabakh, i rapporti tra Azerbaijan e Francia si sono ulteriormente deteriorati dopo la rinnovata cooperazione militare tra Armenia e Francia. E ora Parigi accusa Baku di approfittare della crisi in Nuova Caledonia per interferire negli affari francesi

di Marisa Lorusso

I rapporti Baku-Parigi hanno conosciuto un progressivo deterioramento sullo sfondo della riconquista del Karabakh, ma anche del quadro più grande e complesso dei rapporti Ankara-Parigi. Se questo ultimo capitolo meriterebbe una trattazione a sé stante, per il primo va ricordato che la Francia era uno dei co-mediatori del Gruppo di Minsk, di cui oggi il presidente azero Ilham Aliyev chiede a gran voce il formale scioglimento.

Dall’inizio della guerra nel 2020, e nei tre anni che hanno segnato la progressiva scomparsa del Nagorno Karabakh, l’Eliseo ha sollecitato l'accesso libero delle organizzazioni umanitarie alle aree colpite dal conflitto e ha insistito sulla necessità di una forza di interposizione e sul dialogo tra secessionisti armeni e Baku.

La Francia ha dimostrato il suo impegno nel dispiegamento della missione civile di monitoraggio dell'Unione Europea in Armenia.
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martedì 25 giugno 2024

Gatti e volpi alla conquista del mercato energetico

La fine del mercato tutelato dell’energia ha scatenato una gara di chiamate telefoniche indesiderate che promettono contratti mirabolanti. Per il successo della liberalizzazione, servono regole chiare e costruite su misura dell’utente più sprovveduto

di Antonio Massarutto

Se molti italiani sono ancora diffidenti sulle opportunità offerte dal mercato libero dell’energia elettrica, la responsabilità è anche dell’invadenza del “telemarketing”, soprattutto telefonico. Se ne parla poco, mentre invece è centrale.

La fine del mercato tutelato ha scatenato una gara di chiamate indesiderate a ogni ora del giorno (e spesso anche della notte). Alberi degli zecchini d’oro carichi di chilowattora sono pronti ad accoglierci, se solo decidiamo di aderire alle generose offerte che voci dall’italiano spesso traballante ci sciorinano senza posa, infastidendosi se uno prova a interromperle o chiede chiarimenti. Basta un “sì”, detto magari per rispondere a un’altra domanda, per essere inchiodati a un’offerta dalla quale ci si potrà liberare solo a suon di lettere dell’avvocato.

Molti di questi sono truffatori autentici.
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Cina: costruire un’economia di mercato socialista per uno sviluppo di alta qualità

La Cina ha chiuso la settima sessione della Ccppc, discutendo riforme di mercato, innovazione tecnologica e supporto alle imprese private. Le misure mirano a promuovere uno sviluppo economico di alta qualità e una maggiore resilienza contro le sfide globali

di Giulio Chinappi

Giovedì 6 giugno, l’organo consultivo politico di punta della Cina ha chiuso la settima sessione del suo comitato permanente a Pechino, che si è concentrata su consultazioni e discussioni per costruire un’economia di mercato socialista di alto livello nell’ambito di un’agenda di due giorni e mezzo.

Durante la settima sessione del Comitato Permanente della XIVª Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese (Ccppc), sono state formulate proposte per promuovere le riforme orientate al mercato, lo Stato di diritto, l’apertura, le riforme del sistema finanziario e fiscale, l’innovazione tecnologica e il sostegno alle imprese private nell’esplorazione di nuovi settori, tra le altre cose.

È stata fornita una chiara tabella di marcia per potenziare ulteriormente lo sviluppo economico di alta qualità della Cina e affrontare le aree in cui sono necessari maggiori sforzi.
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martedì 11 giugno 2024

La Bce e la disinflazione: sarà davvero un pasto gratis?

L’inflazione è stata guidata dall’andamento dei costi di produzione ed energia, mentre i rialzi dei tassi della Bce hanno frenato le aspettative di spirale prezzi-salari. Ora il problema è capire se ci sarà o meno il temuto rallentamento dell’economia

di Tommaso Monacelli

Nella riunione del 6 giugno, la Banca centrale europea ha ridotto il tasso di interesse principale di riferimento di 25 punti base, anticipando altre importanti banche centrali del mondo avanzato, Federal Reserve americana in primo luogo. Dopo due anni di continui rialzi, è arrivato dunque il momento della inversione del sentiero dei tassi di interesse nella zona euro.

Il punto di svolta nella politica monetaria è il risultato di un processo di disinflazione che persiste oramai da diversi mesi e che ha portato il tasso di inflazione nell’area dell’euro molto vicino al target di riferimento del 2 per cento.
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martedì 28 maggio 2024

La lezione antifascista di Matteotti oggi è più utile che mai

Il fantasma di Matteotti serve come guida per tanti sentieri diversi. Rendendolo uno dei protagonisti di “M. Il figlio del secolo”, Antonio Scurati ha reso un omaggio importante al principale antagonista nella strada della conquista del potere

di Christian Raimo

Ogni giorno migliaia di macchine a Roma si bloccano in un punto del lungotevere Arnaldo da Brescia, all’altezza della curva da cui poi si prende la salita del Muro Torto. Lì c’è un semaforo in cui puntualmente si crea un piccolo imbuto: molti automobilisti superano a destra per scavalcare la fila, le altre macchine suonano, rischiano ogni volta di tamponarsi. A tre metri da quel semaforo c’è un monumento in bronzo composto da una stele sinuosa e da una composizione informale.
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mercoledì 15 maggio 2024

Il declino elettorale della Romania mina anche la sua democrazia

Nel 2024 la Romania affronta un intenso ciclo elettorale, con consultazioni europee, parlamentari, presidenziali ed amministrative. Secondo un dettagliato rapporto, però, il paese si affaccia all'appuntamento con un sistema democratico in seria difficoltà

di Mihaela Iordache

Come è accaduto costantemente negli ultimi anni, un lento ma inesorabile declino della democrazia continua in Romania. Entriamo nell’anno delle “super elezioni” (europee, politiche, presidenziali ed amministrative), il 2024 con istituzioni indebolite e cittadini vessati quando rivendicano i propri diritti.
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martedì 14 maggio 2024

Verso le elezioni di giugno: la sfiducia domina lo stato d’animo degli elettori europei

Quale Europa e quale Italia si recheranno alle urne nel mese di giugno per il rinnovo del Parlamento europeo?

di Giovanni Caprio

L’analisi del Censis, “Lo stato dell’Unione. Geografia sociale dell’Europa al voto”, con indicatori economici e sociali riferiti alle 242 regioni che compongono il mosaico dei 27 Paesi membri dell’Unione europea permette di andare oltre quanto le medie nazionali nascondono ed è utile per decifrare lo stato d’animo degli elettori europei, i fantasmi che si agitano nell’immaginario collettivo, le preoccupazioni, le attese e le speranze dei 449 milioni di cittadini europei e, in particolare, dei 359 milioni di elettori.

Nel corso degli ultimi anni l’Unione europea ha conosciuto un progressivo ridimensionamento del proprio peso demografico ed economico (e quindi politico) sul piano internazionale.
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