Anno IX - Numero 18
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martedì 2 luglio 2024

Crisi dimenticate: l’Africa subsahariana conserva il triste primato

Ogni anno il Norwegian Refugee Council pubblica la classifica delle dieci crisi più dimenticate al mondo. In quella di quest’anno, nove casi su dieci sono in Stati africani, e l’emergenza del Burkina Faso rimane la maggiormente trascurata

di Beatrice Gobbi

Il Norwegian Refugee Council ha recentemente pubblicato il proprio rapporto annuale sulle dieci crisi di sfollamento maggiormente dimenticate nel mondo. Emerge con chiarezza che l’Africa subsahariana ospita le più ampie comunità di sfollati interni, con nove posizioni su dieci della classifica occupate da suoi Paesi (l’unico non africano presente nella lista è l’Honduras, in America centrale, n.d.r.).

Quando il disinteresse è la nuova normalità
Il rapporto mette in luce la discrepanza tra la gravità del contesto umanitario in questi Paesi e lo scarso sostegno che essi ricevono dai media e dalla politica internazionale. Ci sono infatti crisi che non riescono ad attirare l’attenzione dei mezzi di comunicazione e che quindi rimangono bloccate nella scalata verso la cima delle testate giornalistiche, in un’epoca in cui, tragedia dopo tragedia, l’opinione pubblica sembra essere sempre meno sensibile di fronte all’ennesima disgrazia africana. Ma se il dato emozionale può essere difficile da misurare, insufficiente per poter tracciare un trend, il dato quantitativo mostra con chiarezza la situazione. Il rapporto del Nrc mette quindi a nudo una dura realtà: che in tutto il mondo si è registrato un deficit record di 32 miliardi di dollari nei bilanci degli aiuti, dieci in più rispetto all’anno precedente, lasciando il 57% dei bisogni umanitari nel 2023 non soddisfatti.

Le radici profonde delle crisi
I dati del rapporto mostrano una corsa al ribasso. Tutte le crisi presenti nella classifica di quest’anno affondano infatti le radici nel tempo e colpiscono la vita delle comunità da anni, talvolta da decenni. Il primato spetta al Burkina Faso, che per il secondo anno di fila rimane la crisi maggiormente trascurata, con un record di 707mila nuovi sfollati, ma anche la Repubblica Democratica del Congo merita una menzione, con la sua presenza in classifica da otto anni consecutivi.

Secondo il Nrc, ad attanagliare questi Stati (oltre ai due già citati troviamo Camerun, Mali, Niger, Sudan del Sud, Repubblica Centrafricana, Ciad e Sudan) è una crescente insicurezza, visibile tanto nella sfera politica quanto in quella economica e sociale. Le caratteristiche per le quali l’Africa subsahariana è tristemente nota, infatti, contribuiscono a farla ritrarre, spesso in modo troppo semplicistico, come il teatro di numerosi colpi di Stato e la regione in cui avviene il maggior numero di attacchi terroristici al mondo. Al tempo stesso, le dinamiche assistenzialistiche e la dilagante corruzione hanno dato avvio a uno sviluppo economico limitato, che ha condannato le popolazioni dei nove Stati del report a non avere accesso a servizi fondamentali. Il costo umano di questo deficit non può che essere elevatissimo. Carenza di cibo, acqua pulita, servizi sanitari e scolastici e una crescente insicurezza alimentare e climatica non sono solo elementi comuni a tutti, ma endemici, e sempre più difficili da eradicare.

Le implicazioni per il quadro regionale
Il disinteresse globale per le crisi raccontate dal Nrc non solo porta con sé importanti conseguenze mediatiche, ma si ripercuote drammaticamente sulla vita degli sfollati, costretti all’abbandono politico, economico e sociale. I bisogni umanitari delle popolazioni colpite, infatti, non trovano risposta nei programmi di Paesi donatori e organizzazioni umanitarie, e oltretutto spesso si amplificano, dando avvio a crisi nelle crisi. In un contesto regionale altamente volatile e interconnesso come quello africano, l’instabilità di un Paese ha spesso effetti a catena che vanno oltre i suoi confini, attraversando quelli vicini e di frequente radicandosi, causando un impatto regionale più ampio.

È questo il quadro dipinto dal Nrc, che raccomanda come, se a essere in pericolo sono i bisogni primari delle popolazioni, allora deve diventare necessaria una nuova focalizzazione dell’attenzione pubblica globale. Finché questo non avverrà, l’Africa subsahariana e le sue crisi dimenticate, già fonte di tensione regionale, rischiano di sfociare in conflitti aperti.

Beatrice Gobbi per Il caffè geopolitico

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