Anno IX - Numero 23
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Giovanni Verga

giovedì 18 luglio 2024

Balcani occidentali: futura colonia mineraria d’Europa?

I Balcani occidentali stanno diventando una miniera di materie prime necessarie per l’imminente “rivoluzione verde”? Le organizzazioni della società civile e molti cittadini di Bosnia Erzegovina, Serbia e Macedonia del Nord sono conrtarie. La battaglia per la tutela dell’ambiente e della salute continua

di Sanja Mlađenović Stević e Aleksandar Samardjiev

La Corte Costituzionale della Bosnia Erzegovina ha sospeso la delibera del governo della Federazione BiH (una delle due entità costitutive del paese) riguardante la concessione “in uso temporaneo” alla compagnia britannico-australiana Adriatic Metals spa di 7,24 ettari di terreno forestale per lo sfruttamento dei giacimenti di piombo, zinco, barite e metalli preziosi. Prima di adottare la controversa delibera, il governo della FBiH, guidato dal primo ministro Nermin Nikšić, ha escluso la procura generale della BiH, cioè lo stato, dal processo decisionale relativo alla modifica della destinazione d’uso dell’area demaniale in questione.
La decisione della Corte costituzionale ha incoraggiato gli attivisti che si battono per proteggere l’ambiente e la salute umana dai potenziali effetti negativi dell’apertura di nuove miniere in BiH, denunciando numerose irregolarità che accompagnano i progetti minerari avviati in diverse aree del paese.

In un clima caratterizzato da una cattiva politica di gestione del patrimonio pubblico e dalla riluttanza ad attuare progetti validi nell’ambito della pianificazione territoriale, la conferma del ruolo dello stato nella difesa dei beni pubblici più preziosi fa sperare gli attivisti che la Bosnia Erzegovina possa evitare di diventare “un buffet per investitori e aziende straniere che vengono qui per soddisfare i propri interessi e accumulare profitti”.

Il primo ministro Nikšić invece si è detto amareggiato dalla decisione della Corte costituzionale che avrebbe messo in discussione “un investimento allettante” a causa di una semplice šikara [foresta brulla], come il premier ha più volte definito l’area di Vareš interessata dal controverso progetto.

Sta di fatto che Adriatic Metals, seppur spesso lontano dai riflettori, ha ottenuto quasi tutte le autorizzazioni necessarie per il progetto, ingraziandosi i favori delle autorità e nascondendo gli abusi commessi durante l’abbattimento di una foresta per costruire una strada e un impianto di betonaggio.

Resta da vedere come evolverà la situazione riguardante la denuncia che, alla fine dello scorso anno, la Direzione per le foreste del cantone di Zenica-Doboj aveva sporto contro Adriatic Metals. L’azienda britannico-australiana è accusata di devastazione e abbattimento illegale di una foresta demaniale ad alto valore naturale, estesa su una superficie di 3000 metri quadrati nell’area di Vareš.

Nonostante tutte le controversie, nel marzo di quest’anno, alla presenza di numerosi funzionari, tra i quali c’era anche Julian Reilly, ambasciatore britannico a Sarajevo, Adriatic Metals ha inaugurato solennemente la prima miniera di “materie prime strategiche” in BiH. Si è così aperta la strada ad altri progetti di sfruttamento delle immense risorse minerarie di cui dispone la Bosnia Erzegovina.

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