di Gianluca Benigno
All’inizio di aprile 2025, l’amministrazione Usa ha annunciato un aumento generalizzato dei dazi, con aliquote comprese tra il 10 e il 50 per cento, destinato a colpire quasi tutti i partner commerciali. Quella che inizialmente sembrava una misura di politica commerciale si è rapidamente trasformata in uno shock finanziario globale.
I dieci giorni che hanno sconvolto il mondo
Tutto ha avuto inizio il 2 aprile, quando il presidente Trump ha annunciato un nuovo pacchetto di dazi. Due giorni dopo, il 4 aprile, Pechino ha prontamente reagito con misure di ritorsione, mentre il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, si diceva preoccupato per il persistere di pressioni inflazionistiche, il che non ha mancato di aggiungere altra incertezza a una situazione già incerta.
Il 7 aprile si sono diffuse indiscrezioni su una possibile moratoria di 90 giorni sui nuovi dazi, che però avrebbe escluso le importazioni provenienti dalla Cina.
Il 9 aprile è arrivata la conferma ufficiale: la sospensione delle tariffe riguarda tutti i paesi tranne, appunto, la Cina, alla quale si applica anzi un ulteriore aumento, che porta l’aliquota al 145 per cento. Queste notizie, giunte in rapida successione, hanno alimentato incertezza, instabilità e reazioni a catena sui mercati finanziari, che negli ultimi giorni hanno vissuto momenti drammatici.
Il rendimento del Treasury a 10 anni, tradizionalmente considerato un bene rifugio, ha registrato oscillazioni marcate. Altrettanto è successo al Vix, la “proxy della paura nei mercati”, che ha avuto impennate che sono un chiaro segnale dell’incertezza diffusa. L’indice azionario S&P 500 ha avuto forti perdite, mentre lo spread del Cdx Na Investment Grade, una misura del rischio percepito nel credito corporate, ha subìto aumenti significativi. Le variazioni repentine sono avvenute non nell’arco di giorni, ma talvolta nell’arco di pochi minuti.
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