Anno X - Numero 15
Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre.
Abraham Lincoln

mercoledì 9 aprile 2025

L’Europa e la difesa: una svolta storica?

L’invasione russa dell’Ucraina ha segnato un punto di svolta per la sicurezza europea. Le certezze del passato si sono incrinate e i leader dell’Ue hanno riconosciuto che l’Europa è chiamata ad affrontare le minacce in modo più autonomo e coordinato. Una sfida complessa, perché se da un lato è necessario costruire una propria capacità di deterrenza senza perdere il coordinamento con la Nato, dall’altro è alto il rischio di alimentare nuove tensioni internazionali

di Mauro Varotto

Negli ultimi mesi, l’Unione europea ha compiuto passi senza precedenti nel settore della difesa. Non è solo una risposta alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, ma anche un segnale di un cambiamento profondo nel modo in cui l’Europa intende affrontare le sue responsabilità strategiche. Il dibattito sulla necessità di una maggiore autonomia in materia di sicurezza non è nuovo, ma oggi sta assumendo una concretezza mai vista prima.

Va, tuttavia, ricordato che oggi l’Unione europea non dispone di una competenza propria in materia di difesa: la responsabilità primaria in questo ambito resta esclusivamente in capo agli Stati membri, in conformità ai Trattati. Le iniziative in corso rappresentano, quindi, uno sforzo di coordinamento e facilitazione, ma non modificano l’assetto istituzionale vigente.

Il nuovo contesto geopolitico e la risposta dell’Ue
L’invasione russa dell’Ucraina ha segnato un punto di svolta per la sicurezza europea. Le certezze del passato si sono incrinate e i leader dell’Ue hanno riconosciuto che l’Europa deve affrontare le minacce in modo più autonomo e coordinato. I Consigli europei del 6 e 20 marzo 2025 hanno sottolineato che la guerra in Ucraina e le sue conseguenze costituiscono “una sfida esistenziale per l’Unione europea”. Ne deriva la necessità di:
  • aumentare la capacità di difesa europea, con investimenti strutturali e coordinati;
  • ridurre le dipendenze strategiche dai paesi terzi in settori chiave della sicurezza e della difesa;
  • rafforzare il sostegno all’Ucraina, con aiuti finanziari e militari più consistenti;
  • migliorare la cooperazione tra gli Stati membri e l’industria della difesa europea, per superare le frammentazioni esistenti.

Il piano ReArm Europe e i suoi cinque pilastri
Parallelamente ai lavori del Consiglio, la Commissione europea ha presentato il piano ReArm Europe – Readiness 2030, una strategia ambiziosa basata su cinque pilastri principali:
  1. aumento immediato della spesa per la difesa: gli Stati membri devono destinare maggiori risorse ai loro bilanci della difesa, con un quadro di flessibilità fiscale che ne facilita l’attuazione;
  2. creazione del fondo Safe (Security Action for Europe): un nuovo strumento finanziario che mette a disposizione fino a 150 miliardi di euro in prestiti, destinati agli Stati membri per rafforzare le loro capacità di difesa;
  3. mobilitazione della Banca Europea per gli Investimenti (Bei): maggiore supporto finanziario ai progetti di sicurezza e difesa, con nuove possibilità di finanziamento per l’industria della difesa;
  4. incentivi per il coinvolgimento di capitali privati: l’Ue punta a stimolare gli investimenti privati nella difesa attraverso strumenti finanziari innovativi;
  5. sostegno alla difesa ucraina: la fornitura di attrezzature militari sarà accelerata, e verranno sostenuti gli sforzi per rafforzare l’industria della difesa ucraina.
Le misure concrete della Commissione europea
Per dare attuazione alle decisioni politiche, la Commissione ha presentato due strumenti chiave: il Regolamento Safe (Security Action for Europe) e la flessibilità nel Patto di Stabilità e Crescita

Il primo, prevede fino a 150 miliardi di euro in prestiti agli Stati membri per investimenti nel settore della difesa, favorisce gli. acquisti congiunti per ridurre i costi e migliorare l’interoperabilità, sostiene la produzione industriale europea della difesa e prevede una esenzione temporanea dall’Iva per gli acquisti di armamenti effettuati attraverso Safe.

Flessibilità nel Patto di Stabilità e Crescita, invece, prevede l'attivazione della clausola nazionale di fuga, che consente agli Stati membri di superare i vincoli di bilancio per aumentare la spesa in difesa, l’esclusione della spesa per la difesa dal calcolo del deficit fino a 1,5% del Pil annuo e una serie di incentivi agli Stati membri per spendere in modo coordinato e a favore dell’industria europea.

È importante sottolineare che, con l’eccezione del Fondo europeo per la difesa (Edf), l’Unione europea non destina risorse proprie al finanziamento diretto delle capacità militari degli Stati membri. Il Fondo Edf – istituito nel 2017 – sostiene la competitività e la capacità innovativa dell’industria europea della difesa, finanziando progetti di ricerca e sviluppo congiunti non l’acquisto di armamenti. Tuttavia, per quanto riguarda le misure più recenti, come lo strumento Safe, l’Ue non “investe” risorse a fondo perduto, ma si limita a facilitare l’accesso al credito, consentendo agli Stati membri di indebitarsi per rafforzare le rispettive capacità difensive. Tali prestiti, garantiti in parte dal bilancio dell’Unione, risultano particolarmente rilevanti per gli Stati con alto debito pubblico e difficoltà di accesso ai mercati finanziari, come l’Italia.

Verso un’autonomia strategica europea?
L’Europa si trova oggi davanti a una sfida complessa: riuscire a costruire una propria capacità di deterrenza senza perdere il coordinamento con la Nato e senza alimentare nuove tensioni internazionali. La questione dell’autonomia strategica rimane centrale: gli Stati membri saranno davvero in grado di superare le divisioni e adottare un approccio comune alla difesa?

L’industria europea della difesa potrebbe trarre grandi vantaggi da questa strategia, ma serviranno azioni concrete per evitare che prevalgano logiche nazionalistiche e frammentarie. La sfida principale sarà quella di tradurre le decisioni politiche in risultati tangibili, accelerando gli investimenti e garantendo un impiego efficace delle risorse.

Il futuro della difesa europea
Le decisioni prese oggi avranno un impatto duraturo sul futuro della sicurezza europea. Le questioni aperte sono numerose:
  • l’Ue riuscirà a creare un mercato unico della difesa, superando le attuali barriere nazionali?
  • gli Stati membri saranno realmente disposti a coordinare i loro investimenti e a condividere tecnologie sensibili?
  • il finanziamento Safe e la flessibilità fiscale garantiranno risorse sufficienti per rendere l’Ue più autonoma dal punto di vista della difesa?
Quel che è certo è che siamo di fronte a una svolta. La difesa europea sta passando da un’idea astratta a una realtà concreta. Il processo è iniziato, ma resta da vedere fino a che punto gli Stati membri saranno pronti a portarlo avanti.

Mauro Varotto per Fare lEuropa

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