di Mihaela Iordache
Secondo i dati forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica di Bucarest, nel 2024 la Romania ha esportato beni verso gli Stati Uniti per oltre 2,283 miliardi di euro, mentre le importazioni sono state di circa 1,315 miliardi di euro. La Romania ha avuto quindi un surplus commerciale nei confronti degli Stati Uniti di quasi un miliardo di euro.
Gli Stati Uniti sono al dodicesimo posto tra i partner commerciali di Bucarest per le esportazioni, e al diciottesimo per le importazioni.
La Romania ha venduto negli Stati Uniti prodotti semilavorati in ferro o acciaio non legato, consolle, scrivanie, armadi, dispositivi di rilevamento radio e radar, tubi senza saldatura, condotti e profili tubolari, cuscinetti a sfera, a rulli, ad aghi o a rullini, motori elettrici e generatori, trefoli, cavi, nastri intrecciati, funi, altri acciai legati in lingotti o altre forme, pompe per liquidi.
Per quanto riguarda le importazioni dagli Stati Uniti , i valori più importanti sono stati registrati per le armi da guerra, diverse da revolver e pistole, bombe, granate, siluri, mine, missili, cartucce, parti e accessori per armi da guerra, per revolver e pistole, veicoli aerei (elicotteri, aeroplani), emittenti di radiodiffusione o televisione, oli petroliferi/minerali bituminosi, turboreattori, turboelica e altre turbine a gas, prodotti laminati piani in acciaio inossidabile, gas di pozzo e altri idrocarburi gassosi.
In Romania operano circa 900 società americane o a partecipazione americana. Secondo il rapporto "Investimenti diretti esteri in Romania nel 2021" pubblicato dalla Banca Nazionale Romena (Bnr) alla fine del 2022, i maggiori investitori stranieri in Romania risultavano essere Germania, Austria, Francia, Italia, Stati Uniti e i Paesi Bassi.
La presenza industriale americana in Romania conta anche sulle automobili Ford che vengono assemblate nello stabilimento di Craiova, nel distretto di Dolj, mentre a Buzău ha la sede Bunge, multinazionale specializzata nella lavorazione dei semi oleosi, nella produzione di oli vegetali, grassi, farine e nella fornitura di prodotti agricoli.
Secondo i dati forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica di Bucarest, nel 2024 la Romania ha esportato beni verso gli Stati Uniti per oltre 2,283 miliardi di euro, mentre le importazioni sono state di circa 1,315 miliardi di euro. La Romania ha avuto quindi un surplus commerciale nei confronti degli Stati Uniti di quasi un miliardo di euro.
Gli Stati Uniti sono al dodicesimo posto tra i partner commerciali di Bucarest per le esportazioni, e al diciottesimo per le importazioni.
La Romania ha venduto negli Stati Uniti prodotti semilavorati in ferro o acciaio non legato, consolle, scrivanie, armadi, dispositivi di rilevamento radio e radar, tubi senza saldatura, condotti e profili tubolari, cuscinetti a sfera, a rulli, ad aghi o a rullini, motori elettrici e generatori, trefoli, cavi, nastri intrecciati, funi, altri acciai legati in lingotti o altre forme, pompe per liquidi.
Per quanto riguarda le importazioni dagli Stati Uniti , i valori più importanti sono stati registrati per le armi da guerra, diverse da revolver e pistole, bombe, granate, siluri, mine, missili, cartucce, parti e accessori per armi da guerra, per revolver e pistole, veicoli aerei (elicotteri, aeroplani), emittenti di radiodiffusione o televisione, oli petroliferi/minerali bituminosi, turboreattori, turboelica e altre turbine a gas, prodotti laminati piani in acciaio inossidabile, gas di pozzo e altri idrocarburi gassosi.
In Romania operano circa 900 società americane o a partecipazione americana. Secondo il rapporto "Investimenti diretti esteri in Romania nel 2021" pubblicato dalla Banca Nazionale Romena (Bnr) alla fine del 2022, i maggiori investitori stranieri in Romania risultavano essere Germania, Austria, Francia, Italia, Stati Uniti e i Paesi Bassi.
La presenza industriale americana in Romania conta anche sulle automobili Ford che vengono assemblate nello stabilimento di Craiova, nel distretto di Dolj, mentre a Buzău ha la sede Bunge, multinazionale specializzata nella lavorazione dei semi oleosi, nella produzione di oli vegetali, grassi, farine e nella fornitura di prodotti agricoli.
L'indotto romeno a rischio
La decisione dell’amministrazione statunitense di aumentare i dazi doganali per l’Ue del 20% avrà un effetto diretto e indiretto sulle esportazioni nei settori come l’industria automobilistica e le attrezzature industriali.
In Romania si trovano impianti di assemblaggio e numerosi fornitori di componenti, legati alle grandi filiere tedesche, francesi e italiane. In questo contesto l’aumento dei dazi potrebbe avere un effetto a catena.
L’introduzione di dazi del 25% sui veicoli e sui componenti provenienti dall’Ue potrebbe ridurre la domanda americana di auto prodotte in Europa e i fornitori romeni di ricambi auto e sistemi elettrici rischiano di vedere una diminuzione degli ordini.
La Germania e la Francia rappresentano i principali partner economici della Romania, con migliaia di aziende interconnesse. Se le esportazioni europee verso gli Stati Uniti dovessero calare – a causa dei dazi – le industrie tedesche e francesi potrebbero ridurre la produzione, tagliare ordini e razionalizzare forniture.
Per le imprese romene, soprattutto quelle nei settori automobilistico, elettronico e dei componenti industriali, potrebbe verificarsi un effetto domino con conseguenze sull’occupazione e crescita economica.
Intanto la stampa romena scrive che ad Arad saranno licenziati 699 dipendenti della fabbrica di vagoni dell'azienda americana Greenbrier, che continuerà però la sua produzione nei stabilimenti di Caracal e Drobeta Turnu Severin.
La risposta di Bucarest alla guerra dei dazi
Di fronte alle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea, il Governo di Bucarest prepara interventi destinati a colmare le perdite.
Il primo ministro Marcel Ciolacu ha annunciato l’intenzione dell’esecutivo di varare programmi di aiuti statali per sostenere le imprese più esposte agli effetti della nuova politica doganale americana. «Proteggeremo le aziende romene con tutte le risorse disponibili, dagli effetti della nuova guerra commerciale tra America ed Europa», ha dichiarato Ciolacu.
Il premier ha spiegato che gli interventi saranno indirizzati a tutti i settori colpiti, con l’obiettivo di predisporre schemi di sostegno efficienti e rapidamente applicabili, in grado di produrre effetti concreti nel più breve tempo possibile.
«Stiamo preparando misure di sostegno per tutte le industrie interessate, attraverso schemi di aiuti di stato che siano il più possibile semplici da applicare, così da garantire un impatto immediato sull’economia reale», ha dichiarato Ciolacu durante il Consiglio di ministri di giovedì scorso.
Dal canto suo, il ministro romeno dell’economia, Bogdan Ivan ha riportato alcune precisazioni sul suo profilo Facebook: ”L’unità europea deve restare forte! Alla riunione del Consiglio Affari Europei per il Commercio, abbiamo sostenuto la posizione della Romania: sosteniamo la strategia della Commissione Europea di proseguire il dialogo con gli Stati Uniti per negoziare nuove tariffe commerciali nell'interesse della Romania e degli Stati membri”.
Mihaela Iordache per Osservatorio Balcani Caucaso
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