Anno IX - Numero 29
Tutte le guerre sono combattute per denaro.
Socrate

mercoledì 18 ottobre 2023

Cosa non va nella direttiva Ue sull’efficienza energetica degli edifici

Le regolamentazioni discusse a Bruxelles sugli affitti e le norme energetiche rischiano di limitare l'imprenditorialità degli europei, spogliando i proprietari di casa del controllo diretto sulle loro proprietà

di Rainer Zitelmann

Le proposte di regolazione dell’Unione europea sugli aspetti energetici degli edifici residenziali stanno causando non poco trambusto in diversi paesi europei. Si prenda la Germania ad esempio: le stime mostrano che i proprietari immobiliari tedeschi sarebbero costretti a spendere duecento miliardi di euro per adeguarsi alle nuove norme, e ciò all’anno! Questa cifra corrisponde praticamente a quattro volte il budget che la Germania stessa stanzia per il settore della difesa. Secondo le stime, inoltre, il costo di un impianto di riscaldamento e isolamento termico a risparmio energetico per casa unifamiliare è almeno di centomila euro. Se la direttiva dell’Unione sarà attuata nella forma attuale è ancora una questione aperta, ma già il dibattito che ne è uscito è abbastanza per far preoccupare centinaia di migliaia di proprietari di immobili.
E questo è solo un esempio di come la Ue sta incrementando il proprio assetto dirigista, creando sempre più un’economia pianificata e accentrata. Il termine economia pianificata e accentrata può essere visto come un’esagerazione da quei lettori che lo collegano alla nazionalizzazione dei mezzi di produzione. Tuttavia, la moderna pianificazione economica funziona diversamente: formalmente, i proprietari restano certo i proprietari, venendo però sempre più indirettamente spogliati dal controllo delle loro proprietà, con lo “Stato europeo” che impone loro cosa possono o meno fare.

Il divieto alla immatricolazione di nuove macchine a combustione nell’Unione dal 2035 è un altro esempio: non ci saranno più di aziende o consumatori che decideranno cosa dovrà essere prodotto (innovazione creatrice), ma tale ruolo verrà svolto dai politici supportati da intellettuali di Stato. Ciò viene dalla convinzione collettivista che, quando si tratta del bene delle persone, i politici ne sanno più di milioni di imprenditori e consumatori. E questa è proprio la differenza tra il libero mercato e un’economia pianificata.

L’economia di libero mercato si basa sull’innovazione in relazione ai consumatori: ogni giorno milioni di consumatori infatti, scegliendo, indicano alle aziende ciò che funziona e ciò che non funziona. Nondimeno i prezzi di mercato mandano un segnale alle diverse aziende su quali prodotti servono - quanti ne servono - e invece quali non servono più.

Continua la lettura su Linkiesta

Nessun commento:

Posta un commento