di Emilia Marchionni
La Relazione sulla revisione del Pnrr diramata dalla cabina di regia il 27 luglio 2023 ha la principale finalità di rendere note al Parlamento le criticità emerse nell’attuazione del Piano e le conseguenti modifiche che il governo intende proporre alla Commissione europea.
La procedura adottata dal Parlamento per l’esame della Relazione – come già in passato in occasione dell’introduzione del Pnrr – è stata rapidissima: si è esaurita in un’unica giornata di dibattito nelle due Camere, senza alcun preventivo esame da parte delle Commissioni parlamentari. In particolare, le Commissioni bilancio – che pure dedicano la maggior parte del loro tempo a verificare gli effetti, talora esigui, delle misure legislative – non sono state chiamate a valutare gli effetti dell’ordine delle decine di miliardi della revisione del Pnrr.
Poiché non si tratta di un testo legislativo o di un documento di finanza pubblica, la Relazione non fornisce l’indicazione delle coperture delle modifiche proposte, né illustra il loro inquadramento nell’ambito di una cornice macro-finanziaria. La lacuna informativa non consente di valutare, nemmeno per grandi linee, la compatibilità della proposta di revisione del Pnrr con gli obiettivi di deficit e debito.
Sarebbe quindi stato più opportuno che la Relazione fosse stata corredata di un inquadramento, in forma tabellare, dei definanziamenti e rifinanziamenti proposti, inclusi quelli interni alle singole linee di intervento, specificando quali corrispondono a progetti inclusi nei tendenziali e quali sono invece aggiuntivi, chiarendo inoltre l’ammontare delle spese escluse dal Pnrr di cui si intende comunque confermare il finanziamento a carico del bilancio nazionale e le modalità di compensazione dei conseguenti riflessi sulla spesa pubblica.
Pur senza informazioni ufficiali, appare utile tentare di fare emergere alcuni nodi, il cui scioglimento risulterebbe opportuno prima della presentazione della proposta in sede europea.
Il volume finanziario del nuovo Piano
Un primo nodo riguarda il volume delle risorse che finanzieranno il nuovo piano, il cui ammontare, attualmente fissato in 191,5 miliardi (di cui 68,9 di sovvenzioni e 122,6 di prestiti) dovrebbe aumentare per effetto dei nuovi contributi europei a fondo perduto (2,7 miliardi per l’Italia destinati al capitolo RePowerEU e 0,135 di adeguamento del contributo originario in base alla crescita effettiva del Pil). Il Pnrr dovrebbe inoltre assorbire 3 miliardi dei fondi strutturali europei già destinati a obiettivi assimilabili a quelli di RePowerEU. In totale, quindi, il volume del Piano potrebbe aumentare a circa 197,3 miliardi, ma l’informazione di base non è fornita nella Relazione.
Non viene inoltre fatta chiarezza sulla possibilità, di cui il governo aveva preannunciato di volersi avvalere, di chiedere nuovi prestiti europei, a valere su quelli non opzionati dagli altri paesi entro il 31 agosto 2023. Il fatto che la Relazione non ne faccia menzione lascia supporre che non saranno utilizzati, ma anche qui l’informazione di base non è affermata in modo esplicito.
Il tema delle coperture
Di fronte a spese derivanti da nuove linee di intervento o dal potenziamento di quelle esistenti, vengono disposti definanziamenti che, di fatto, non configurano riduzioni effettive di spese, suscettibili di generare risparmi utilizzabili a compensazione dei nuovi interventi, bensì mere “esternalizzazioni” di alcuni interventi al di fuori del perimetro del Pnrr.
Nella tabella 1 si tenta una ricostruzione delle principali variazioni esposte nella Relazione, sia sul lato delle entrate che delle spese. Nella sezione superiore della tabella, si tiene conto delle nuove o maggiori spese inserite nel Piano in luogo dei definanziamenti indicati nella tavola a pagina 150 della Relazione. Nella parte inferiore della tabella si tiene conto delle spese escluse dal Pnrr delle quali la relazione conferma la realizzazione a carico di altre fonti di finanziamento.
Occorre preliminarmente sottolineare che la tabella non ha carattere esaustivo delle variazioni apportate al Pnrr. Nell’ambito delle rimodulazioni interne a ciascuna linea di intervento sono infatti numerosi gli investimenti che, presentando alcune criticità, vengono esclusi dal Piano e sostituiti da altri, senza però rinunciare a realizzare i primi, il cui finanziamento è semplicemente spostato al di fuori del Piano e posto a carico del bilancio nazionale.
La Relazione sulla revisione del Pnrr diramata dalla cabina di regia il 27 luglio 2023 ha la principale finalità di rendere note al Parlamento le criticità emerse nell’attuazione del Piano e le conseguenti modifiche che il governo intende proporre alla Commissione europea.
La procedura adottata dal Parlamento per l’esame della Relazione – come già in passato in occasione dell’introduzione del Pnrr – è stata rapidissima: si è esaurita in un’unica giornata di dibattito nelle due Camere, senza alcun preventivo esame da parte delle Commissioni parlamentari. In particolare, le Commissioni bilancio – che pure dedicano la maggior parte del loro tempo a verificare gli effetti, talora esigui, delle misure legislative – non sono state chiamate a valutare gli effetti dell’ordine delle decine di miliardi della revisione del Pnrr.
Poiché non si tratta di un testo legislativo o di un documento di finanza pubblica, la Relazione non fornisce l’indicazione delle coperture delle modifiche proposte, né illustra il loro inquadramento nell’ambito di una cornice macro-finanziaria. La lacuna informativa non consente di valutare, nemmeno per grandi linee, la compatibilità della proposta di revisione del Pnrr con gli obiettivi di deficit e debito.
Sarebbe quindi stato più opportuno che la Relazione fosse stata corredata di un inquadramento, in forma tabellare, dei definanziamenti e rifinanziamenti proposti, inclusi quelli interni alle singole linee di intervento, specificando quali corrispondono a progetti inclusi nei tendenziali e quali sono invece aggiuntivi, chiarendo inoltre l’ammontare delle spese escluse dal Pnrr di cui si intende comunque confermare il finanziamento a carico del bilancio nazionale e le modalità di compensazione dei conseguenti riflessi sulla spesa pubblica.
Pur senza informazioni ufficiali, appare utile tentare di fare emergere alcuni nodi, il cui scioglimento risulterebbe opportuno prima della presentazione della proposta in sede europea.
Il volume finanziario del nuovo Piano
Un primo nodo riguarda il volume delle risorse che finanzieranno il nuovo piano, il cui ammontare, attualmente fissato in 191,5 miliardi (di cui 68,9 di sovvenzioni e 122,6 di prestiti) dovrebbe aumentare per effetto dei nuovi contributi europei a fondo perduto (2,7 miliardi per l’Italia destinati al capitolo RePowerEU e 0,135 di adeguamento del contributo originario in base alla crescita effettiva del Pil). Il Pnrr dovrebbe inoltre assorbire 3 miliardi dei fondi strutturali europei già destinati a obiettivi assimilabili a quelli di RePowerEU. In totale, quindi, il volume del Piano potrebbe aumentare a circa 197,3 miliardi, ma l’informazione di base non è fornita nella Relazione.
Non viene inoltre fatta chiarezza sulla possibilità, di cui il governo aveva preannunciato di volersi avvalere, di chiedere nuovi prestiti europei, a valere su quelli non opzionati dagli altri paesi entro il 31 agosto 2023. Il fatto che la Relazione non ne faccia menzione lascia supporre che non saranno utilizzati, ma anche qui l’informazione di base non è affermata in modo esplicito.
Il tema delle coperture
Di fronte a spese derivanti da nuove linee di intervento o dal potenziamento di quelle esistenti, vengono disposti definanziamenti che, di fatto, non configurano riduzioni effettive di spese, suscettibili di generare risparmi utilizzabili a compensazione dei nuovi interventi, bensì mere “esternalizzazioni” di alcuni interventi al di fuori del perimetro del Pnrr.
Nella tabella 1 si tenta una ricostruzione delle principali variazioni esposte nella Relazione, sia sul lato delle entrate che delle spese. Nella sezione superiore della tabella, si tiene conto delle nuove o maggiori spese inserite nel Piano in luogo dei definanziamenti indicati nella tavola a pagina 150 della Relazione. Nella parte inferiore della tabella si tiene conto delle spese escluse dal Pnrr delle quali la relazione conferma la realizzazione a carico di altre fonti di finanziamento.
Occorre preliminarmente sottolineare che la tabella non ha carattere esaustivo delle variazioni apportate al Pnrr. Nell’ambito delle rimodulazioni interne a ciascuna linea di intervento sono infatti numerosi gli investimenti che, presentando alcune criticità, vengono esclusi dal Piano e sostituiti da altri, senza però rinunciare a realizzare i primi, il cui finanziamento è semplicemente spostato al di fuori del Piano e posto a carico del bilancio nazionale.
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