La Serbia non ha ancora aperto il capitolo 22 dei negoziati di adesione all’UE sulla politica regionale e la gestione dei fondi strutturali. Per la Commissione europea la mancanza di un quadro normativo e l’insufficienza di personale competente nelle istituzioni responsabili restano gli ostacoli principali
di Serena Epis
Paese candidato dal 2012, la Serbia ha avviato i negoziati di adesione all’Ue nel 2014, in seguito alla prima conferenza intergovernativa tra il governo di Belgrado e i rappresentanti politici dell’Ue e dei paesi membri.
Fin dall’inizio considerata tra i paesi favoriti, insieme al Montenegro, nel processo di integrazione, da diversi anni il percorso di adesione della Serbia si è arenato in uno stato di impasse dal quale sembra essere sempre più difficile uscire. Oltre ad un continuo e preoccupante peggioramento degli standard democratici, tra cui, ad esempio, alti livelli di corruzione e continui attacchi alla libertà di stampa, il tasto più dolente continua ad essere la problematica normalizzazione dei rapporti con il Kosovo, normalizzazione che l’Ue ha indicato come prerequisito necessario per il futuro ingresso del paese nell’Unione.
Il processo di integrazione europea prevede un lungo e spesso faticoso dialogo tra i governi dei paesi candidati e le istituzioni europee attorno a 35 capitoli negoziali divisi in sei gruppi tematici (i cosiddetti “cluster”). In questa fase di pre-adesione, i paesi candidati devono impegnarsi per allineare i propri ordinamenti giuridici al cosiddetto acquis comunitario, ovvero l’insieme di valori, regolamenti e procedure che compongono il corpo normativo europeo.
Dopo quasi 10 anni di negoziati, la Serbia ha aperto 22 capitoli su 35 , chiudendone temporaneamente solamente due (i capitoli 25 e 26 dedicati rispettivamente a Scienza e Ricerca e Cultura ed Educazione). L’ultima conferenza intergovernativa si è svolta nel dicembre 2021, durante la quale è stato aperto il quarto cluster tematico dedicato all’agenda verde e alla connettività sostenibile.
Capitolo 22: la politica regionale europea
All’interno dei negoziati di adesione, il capitolo 22 è dedicato alla politica regionale - anche detta politica di coesione - e riguarda una serie di regolamenti e procedure utili a preparare i paesi candidati alla futura gestione dei fondi Ue.
La politica di coesione rappresenta il quadro di riferimento per lo sviluppo locale e regionale dell’UE, nonché una delle principali politiche europee in termini di risorse investite: per il periodo finanziario 2021-2027, le risorse dedicate alla coesione ammontano infatti a più di 377 miliardi di euro, circa il 35% del totale del budget europeo.
Il capitolo 22 rappresenta uno dei capitoli negoziali non ancora aperti dalla Serbia.
Su richiesta della Commissione europea, nel 2019 il governo di Belgrado ha adottato il Piano d’Azione nel quale identifica una serie di misure - con relative tempistiche - che dovrebbero contribuire all’adozione dei requisiti utili all’attuazione della politica regionale. Il Ministero per l’Integrazione Europea guida il gruppo negoziale per il capitolo 22, coordinando il lavoro di altri attori chiave tra cui il Ministero dell’Economia, il Ministero della Pubblica Amministrazione e della Governance Locale e il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.
Nel rapporto sull’aggiornamento dei negoziati pubblicato nel 2022 , la Commissione ha definito la preparazione della Serbia sul capitolo 22 “moderata”; tra i principali limiti segnalati, la mancanza di un quadro normativo e istituzionale per la gestione dei fondi europei e l’insufficienza di personale qualificato e competente all’interno della pubblica amministrazione.
In attesa di poter accedere ai fondi di coesione, disponibili soltanto dopo l’adesione a pieno titolo, la Serbia partecipa tuttavia a 10 programmi di Cooperazione Territoriale Europea (Cte - Interreg), uno dei due obiettivi generali della politica regionale. Nello specifico: 4 programmi di cooperazione transfrontaliera con paesi Ue (Ungheria, Romania, Bulgaria e Croazia), 3 con paesi candidati (Bosnia Erzegovina , Macedonia del Nord e Montenegro ) - in larga parte finanziati dallo Strumento di Pre-Adesione IPA III - due programmi di cooperazione transnazionale (Danube e Adrion) e il programma Urbact.
Oltre a favorire la collaborazione con paesi confinanti su questioni di mutuo interesse (ad esempio nel settore del turismo, della tutela ambientale, dello sviluppo di infrastrutture), la partecipazione a questi programmi contribuisce alla preparazione del paese alla futura gestione della politica di coesione, permettendogli di adeguarsi gradualmente agli standard e alle buone pratiche europee in materia di pianificazione strategica, gestione finanziaria ed elaborazione e attuazione di programmi di investimento a livello nazionale.
Serena Epis per Osservatorio Balcani Caucaso
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