di Mihaela Iordache
Le sfide che aspettano la Romania nel 2025 sono molte e non semplici da superare. La più importante riguarda la stato stesso della democrazia e l’organizzazione di nuove elezioni presidenziali. La seconda riguarda l’economia e - siccome le prospettive non sono rosee - i romeni hanno già visto approvate dal governo alcune misure di austerità.
Il nuovo esecutivo, nuovamente presieduto dal socialdemocratico Marcel Ciolacu, rappresenta una coalizione formata da Partito Social Democratico (Psd), Partito Nazional-Liberale (Pnl), Unione Democratica dei Magiari della Romania (Udmr) e le minoranze rappresentate in parlamento dopo le elezioni politiche del primo dicembre 2024.
La coalizione è stata presentata come la necessaria unità del fronte pro-europeo di fronte all’avanzata sovranista che ha aperto le porte del parlamento a tre partiti: Aur, Sos e Pot.
Il presidente della Romania, Klaus Iohannis, ha concluso il suo secondo mandato il 21 dicembre, ma ha annunciato che resterà in carica fino all’elezione del nuovo capo di Stato. Un nuovo presidente doveva già essere stato eletto, ma il processo elettorale iniziato nell’autunno scorso è stato annullato in seguito a presunte “ingerenze straniere”.
Lo scorso 6 dicembre mentre all’estero la diaspora aveva già iniziato a votare per il secondo turno delle presidenziali, la Corte Costituzionale ha annunciato a sorpresa l’annullamento delle elezioni. A confrontarsi al ballottaggio c’erano, inaspettatamente, l’indipendente sovranista Călin Georgescu (22,94%) ed Elena Lasconi (19,18%) del partito progressista “Unione Salvate la Romania”.
Georgescu, candidato indipendente di estrema destra, fino ad allora “quasi sconosciuto”, era quindi con grande sorpresa il favorito, col numero più alto dei voti al primo turno.
Tra il primo e il secondo turno, però, il Consiglio Supremo per la Difesa Paese (Csat, presieduto dal presidente Iohannis) ha richiesto ai servizi un’indagine sulle dinamiche del voto al primo turno delle presidenziali.
In base a queste informazioni la Corte Costituzionale ha annullato le elezioni il 6 dicembre, adducendo “manipolazione del voto e distorsione delle pari opportunità dei candidati attraverso l'uso non trasparente e in violazione delle norme di tecnologie digitali ed intelligenza artificiale nella conduzione della campagna elettorale” oltre a irregolarità “nel finanziamento della campagna elettorale da fonti non dichiarate, anche online”.
In pratica, le elezioni sono state annullate a causa della campagna sulla piattaforma TikTok di Georgescu che avrebbe falsato il voto anche grazie all’intervento di “ingerenze” da parte di “potenze straniere”, termine utilizzato per alludere in modo piuttosto esplicito alla Russia.
Dall’annullamento delle elezioni, però, Georgescu non ha ricevuto alcuna accusa ufficiale. Lo stesso Georgescu ha quindi bussato alle porte della Corte Europea per i diritti dell’Uomo di Strasburgo per intraprendere un’azione legale contro l’annullamento del primo turno delle elezioni.
Le proteste
Domenica 12 gennaio, decine di migliaia di persone hanno partecipato nella capitale Bucarest alla manifestazione organizzata dall’Alleanza Per l’Unità dei Romeni (Aur) contro l'annullamento del risultato del primo turno delle elezioni presidenziali.
I manifestanti hanno chiesto la ripresa del secondo turno con Călin Georgescu ed Elena Lasconi candidati e le dimissioni del presidente Klaus Iohannis.
Il sovranista George Simion, leader dell'Aur, ha dichiarato durante la manifestazione: “Stiamo protestando contro il colpo di stato del 6 dicembre. Chiediamo il ritorno alla democrazia attraverso la ripresa delle elezioni, a partire dal secondo turno”.
Nuove elezioni a maggio
Il premier romeno Marcel Ciolacu ha annunciato che la coalizione al potere ha fissato le date della ripetizione delle elezioni presidenziali: 4 e 18 maggio.
La decisione tiene conto della necessità che il primo turno elettorale si svolga in contemporanea alle elezioni amministrative in alcune province (elezioni per i sindaci in 13 comuni, per il municipio di Bușteni, per il municipio di Zalău e per la contea di Bihor Consiglio) e la necessità che le date delle elezioni non si sovrappongano alle festività pasquali (nel 2025 sia la Pasqua ortodossa che quella cattolica si celebrano il 20 aprile) e alla domenica delle Palme (13 Aprile).
Il Governo dovrebbe adottare questa settimana un'ordinanza d’urgenza in merito. Resta inoltre da capire se Georgescu potrà partecipare alle nuove elezioni.
Misure di austerità
Oltre al deficit di democrazia, la Romania si confronta anche con una situazione economica difficile che ha spinto il nuovo governo Ciolacu a varare misure di austerità. “L’ordinanza trenino” congela le pensioni e gli stipendi dei lavoratori statali e blocca gli aumenti.
Il primo ministro sostiene che non si tratta di un provvedimento “di povertà”, ma di un’iniziativa intesa a tenere sotto controllo il deficit di bilancio nel 2025.
In molti resteranno senza lavoro. Il governo ha annunciato licenziamenti nell’apparato statale, saranno ridotti gli incarichi dirigenziali, le spese per beni e servizi, per il protocollo e le sponsorizzazioni.
Entro la fine di febbraio, le aziende statali dovranno presentare piani di riorganizzazione. “Chiedo ai ministri di fare tutti i calcoli necessari, ma di includere proposte per la ristrutturazione di tutte le posizioni ingiustificate”, ha dichiarato Ciolacu.
La Romania passa quindi attraverso un periodo di forte vulnerabilità economica e di tensioni politiche e sociali.
Mihaela Iordache per Osservatorio Balcani Caucaso
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