Dopo aver prosperato per anni in tutti i settori, per le aziende cinesi è il momento di aggredire il settore Automotive usando il cavallo di Troia delle auto elettriche per conquistare il mercato europeo (e non solo quello). Osservando i numeri, le esportazioni della Cina - che hanno superato quelle del Giappone - registrano una crescita annua del 77%. La risposta di Stati Uniti e Unione Europea per il momento si è limitata all'introduzione di dazi ma senza investimenti in ricerca e sviluppo e ridurre i costi per l'energia
di Alessandro Piazza
Negli ultimi anni, la Cina ha assunto un ruolo sempre più dominante nell’economia globale. Uno dei settori in cui questa influenza è più evidente è quello dell’industria automobilistica, soprattutto nel segmento dei veicoli elettrici (Ev). Le aziende cinesi stanno crescendo rapidamente, esportando in tutto il mondo e creando una forte pressione competitiva sui produttori occidentali tradizionali.
La forza del mercato cinese
La Cina rappresenta attualmente il più grande mercato mondiale per le immatricolazioni di nuove auto. Nel 2023, le vendite hanno sfiorato i 25 milioni di unità, con una proiezione che le porterà a superare i 29 milioni entro il 2027. Questo straordinario volume di vendite si accompagna a un tasso di motorizzazione per abitante ancora relativamente basso, il che suggerisce un ampio margine per una futura espansione.
Non si tratta solo di quantità, ma anche di innovazione: la Cina si è posizionata come leader nella transizione verso veicoli sostenibili, investendo enormi risorse nel settore dei veicoli elettrici e delle tecnologie associate.
Il dominio nei veicoli elettrici
Con circa 10 milioni di veicoli a nuova energia (Nev) prodotti nel 2023, la Cina è diventata il principale attore globale in questo mercato in fase di espansione. La domanda interna cinese è altrettanto impressionante, con oltre il 35% delle auto vendute nel paese che appartiene alla categoria dei Nev. Questo risultato è stato possibile grazie al sostegno mirato del governo, che ha incentivato la ricerca e lo sviluppo, la costruzione di infrastrutture di ricarica e la riduzione dei costi di produzione.
Le case automobilistiche cinesi come Byd, Nio e Geely sono ormai protagoniste a livello internazionale, distinguendosi per la loro capacità di combinare prezzi competitivi con prodotti di qualità sempre più elevata.
L’espansione internazionale
Le case automobilistiche cinesi non si limitano a dominare il mercato domestico: nel 2023, la Cina è diventata il primo esportatore mondiale di veicoli, superando anche il Giappone. Le esportazioni hanno raggiunto i 4,91 milioni di unità, di cui 1,2 milioni erano veicoli elettrici, con una crescita annua straordinaria del 77%.
L’ingresso dei produttori cinesi nel mercato europeo, in particolare, sta creando una concorrenza sempre più serrata per i produttori tradizionali. Marchi come Byd stanno guadagnando terreno grazie a una combinazione di prezzi accessibili e tecnologie avanzate, approfittando della crescente domanda di veicoli sostenibili.
La crisi per i produttori occidentali
Mentre la Cina avanza, molte case automobilistiche occidentali stanno registrando un calo significativo delle vendite. General Motors, ad esempio, ha visto le sue vendite in Cina passare da oltre 4 milioni di unità nel 2017 a meno di 2 milioni nel 2024. Un destino simile è toccato a Volkswagen, che ha perso una fetta significativa del suo mercato nel paese ed è stata costretta a chiudervi tre impianti produttivi.
Questa difficoltà è dovuta a una combinazione di fattori: l’aumento della competitività dei marchi cinesi, i costi più elevati di produzione in Europa e negli Stati Uniti e una transizione più lenta verso i veicoli elettrici, a causa di scarsi investimenti nella ricerca.
Le sfide per il futuro
La rapida ascesa della Cina nel mercato automobilistico globale rappresenta una sfida strategica per i produttori occidentali. I governi europei e statunitense al momento si sono limitati a proteggere le proprie industrie con l’introduzione di tariffe doganali sulle importazioni ma tali misure protezionistiche potrebbero non essere sufficienti a contrastare la perdita di competitività.
Per risalire la china i marchi automobilistici europei, invece di destinare i profitti interamente ai dividendi come i 4,2 miliardi liquidati da Stellantis nel 2022, dovranno accelerare gli investimenti in ricerca e sviluppo, ridurre i costi di produzione a partire da quelli energetici che stanno tornando a salire proprio in queste settimane sotto l’azione della speculazione finanziaria. Mentre dal lato pubblico, sarà decisiva la capacità dei governi di tornare a programmare serie politiche industriali e di creare le condizioni per lo sviluppo della ricerca, in un contesto globale complesso e in rapida evoluzione come quello attuale, dove l’innovazione e la sostenibilità rappresentano le nuove priorità.
Alessandro Piazza per Codice Rosso
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