Anno IX - Numero 25
La guerra non è mai un atto isolato.
Carl von Clausewitz

martedì 8 ottobre 2024

Chi siamo fuori dai social

La brat e la demure girl sono solo l’inizio di una lunga lista di altri trend legati in particolar modo alle ragazze. L’esplosione delle “aestethic” sui social ha raggiunto livelli così alti da essere diventati la parodia di loro stessi. Ma, nel mentre che si contraddicono e sovrappongono a vicenda, limitano anche la nostra libertà espressiva e plasmano lo sguardo con cui misuriamo le attitudini e le preferenze degli altri intorno a noi. Per questo è necessario provare a comprendere le conseguenze – sugli utenti di Instagram, TikTok, Spotify e il resto dei social – della tendenza a considerare gli aesthetic come modelli di vita da seguire

di Lara Abrahams, Noemi Iacoponi, Katherina Ricchi

L’ultimo album di Charli xcx esplode su Spotify all’inizio dell’estate e così ci siamo ritrovati nelle mani di un nuovo trend dettato dalle regole della brat. Abbigliamento casual, nonchalante, sigarette in tasca, lingua di fuori e braccia all’aria nei paraggi dell’ennesimo rave party: questa è l’essenza della brat summer. Nel tentativo di liberare le ragazze dall’ansia di dover essere immancabilmente pronte, organizzate e alla moda, Charli xcx ha dato voce a una donna audace e spettinata. Nonostante questo, siamo ricadute in un altro ideale che non ha nulla a che vedere con la realtà di essere incoerenti, e forse semplicemente umani. La prova è stata l’avvento della demure girl. In una sorta di richiamo alla brat, la demure girl le dice “calmati!”. È questo che insegna la influencer di Tiktok Jools Lebron ai suoi follower: come apparire modesti e trovare un controllo di sé che porti a uno stile di vita calmo e disinteressato. In realtà Jools fa tutto questo con un tono ironizzante e sarcastico, ma purtroppo i trend virali si distaccano velocemente dal loro autore originale, trasformandosi in atteggiamenti ossessivi da parte del pubblico su cui i brand fanno affidamento per i propri guadagni. Proprio per questo la loro influenza sulla nostra cultura è sempre più evidente. Siamo quello che mangiamo, diceva Feuerbach. Ma allora perché non anche la musica che ascoltiamo, i libri che leggiamo, i viaggi che facciamo. Ci siamo chiesti se la convinzione di riuscire a circoscrivere la nostra identità mediatica ai social media non equivalga in realtà a uno slancio d’ottimismo.

Brat summer: bastano due parole sulla barra di ricerca su Spotify per comprendere che un aesthetic, uno stile, un’identità insomma, ha un potenziale sprecato per i soli post di Instagram. Esistono centinaia di playlist intitolate come l’album di Charli xcx, eppure quasi nessuna contiene esclusivamente le sue canzoni. Come a dire che brat è quella cosa lì, poco importa l’autrice o l’anno di uscita, è la musica di chi vive la propria femminilità con audacia e irriverenza. Brat summer su Instagram, su Spotify.

Il limite tra identità digitale e reale pare già più poroso: l’arroganza che esibisco su Facebook mi impedisce di ascoltare Wagner quando resto sola con i miei auricolari? Potenzialmente, no. Ma se mai avrò bisogno di una playlist più coerente al mio feed, per esempio nel caso in cui i miei amici mi chiedano di collegare il cellulare a una cassa, perlomeno qualcuno ci ha già pensato. Che sia musica da ascoltare da soli o in compagnia, le sequenze “to feel like a brat” non mancano.

Un piccolo esperimento come quello sulla brat music corrisponde solo alla punta dell’iceberg di tutte le guide, i suggerimenti e gli spunti reperibili online su come la nostra identità social possa – o forse debba – estendersi alla vita reale. Se dal vivo sei una persona che legge, sui social sei un bookie. Qualcosa a che vedere con candele profumate e libri fotografati in diagonale su lenzuola bianche e stropicciate. Booktok, paragonabile a una piattaforma dentro a una piattaforma, è l’hashtag sotto cui gli influencer lettori condividono i loro suggerimenti di lettura. It ends with us e Il canto di Achille sono solo due dei numerosi libri che devono la loro popolarità ai social, di solito grazie alle copertine ritratte vicine a tazze di caffè fumanti o sorrette da mani che spuntano dal tessuto morbido di un maglione. Ma se quello della soft girl non è il tuo aesthetic, niente paura: esiste anche una Brat girl summer reading list.

Non è poi assurdo chiedersi cos’abbiano a che vedere le giacche vintage con la prossima vacanza da prenotare. Eppure una ricerca come “old money vacation spots” su Google è sufficiente perché le destinazioni coerenti con un certo stile popolare sui social appaiano in una griglia evidentemente parecchio consultata.

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