Anno IX - Numero 24
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Giovanni Verga

mercoledì 4 settembre 2024

Fondi pensione: tre modi per trovarsi iscritti alla previdenza integrativa senza averlo scelto

Agendo alla chetichella, i gestori dei Fondi pensione hanno aumentato il numero degli iscritti ma andando in contrasto con il principio basilare dell’adesione libera e volontaria e con il tacito consenso del sindacato. Non quello di base però, tagliato fuori dal business del risparmio gestito

di Beppe Scienza*

La Covip, organo di vigilanza (e spesso di propaganda) della previdenza integrativa, comunica che l’anno scorso gli iscritti sono un po’ aumentati. Già, ma come? Qui viene il bello, anzi il brutto. Le nuove adesioni derivano soprattutto da tre meccanismi perversi, perché basati su scelte compiute da altri. Meccanismi che cozzano contro il principio basilare, orgogliosamente enunciato dalla legge-quadro, che esse sono “libere e volontarie”.
Primo: adesioni contrattuali
Rinnovando i contratti collettivi di lavoro, padronato e sindacati si accordano alle spalle dei lavoratori per dirottare qualcosina al relativo fondo pensione a discapito degli aumenti salariali. Vi iscrivono d’ufficio tutti i dipendenti che ancora non lo erano, gonfiando così il numero degli iscritti.

Questo è il vero obiettivo di tale marchingegno, applicato da alcuni anni a vari settori: autoferrotranvieri, edili ecc. Le adesioni languivano, mentre così i sindacati possono sbandierare un successo, in effetti taroccato. Sul piano previdenziale l’efficacia è risibile: qualcosa come 100 euro l’anno può produrre una pensione integrativa di poche decine di euro. In ogni caso i lavoratori vengono iscritti d’imperio, con mini-versamenti non scelti da loro. Come fossero una massa di inabili o interdetti, per cui decide un amministratore di sostegno.

Secondo: silenzio-assenso
Altra trovata per accalappiarli nei fondi pensione è il famigerato silenzio-assenso, peccato originale della previdenza integrativa. Applicato dal 2007 a tutto il settore privato, da un po’ viene esteso a particolari ambiti del pubblico impiego, prima ai dipendenti ministeriali, regionali ecc. (fondo Perseo-Sirio), ora a quelli della scuola (fondo Espero). Ma solo ai neoassunti dal 2019.

La furbizia è procedere alla chetichella e a spizzichi e bocconi, per evitare che se ne parli troppo, soprattutto che ne scaturisca un dibattito, dove troverebbe spazio anche qualche voce dissenziente, in particolare dei sindacati di base che non partecipano alla mangiatoia del risparmio gestito.

Terzo: dalla culla alla bara
Ma non è finita, la macchina da guerra della previdenza integrativa non risparmia neanche i bambini. Spinge i genitori a iscrivere a essa i propri figli, addirittura neonati. Così restano bloccati anche per oltre 60 anni in quelle scatole nere che sono i fondi e i piani pensionistici. Il consenso o meno dell’interessato non conta nulla. Coi buoni postali per minori, con le eredità ecc. uno può decidere cosa farne, una volta divenuto maggiorenne. Con la previdenza integrativa no: resta ingabbiato per tutta la vita.

Secondo la presidente della Covip l’aumento delle iscrizioni dimostrerebbe invece che “la componente più giovane della previdenza integrativa mostra segni di interessante dinamismo”. Insomma, sei piccolo, non cammini e non parli ancora, ma vieni già iscritto al fondo Cometa, Fonchim ecc. perché sei dinamico.

Beppe Scienza è Professore universitario presso l'ateneo di Torino e saggista. Dal 2001 mette in rete informazioni e denunce sul tema del risparmio e della previdenza attraverso il suo sito: Il Risparmio Tradito®

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