di Angelo Porta
Nella riunione dell’11 aprile, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento, perché “le nuove informazioni hanno sostanzialmente confermato la precedente valutazione circa le prospettive di inflazione a medio termine”.
Nella riunione dell’11 aprile, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento, perché “le nuove informazioni hanno sostanzialmente confermato la precedente valutazione circa le prospettive di inflazione a medio termine”.
Per comprendere quali effetti possa avere sull’economia europea questa scelta, facciamo un passo indietro.
A fine 2020 il tasso di inflazione nell’Eurozona misurato dalle variazioni percentuali sui dodici mesi dell’Iapc (Indice armonizzato dei prezzi al consumo) è leggermente negativo (-0,30 per cento). Nel luglio 2021 supera il 2 per cento, per portarsi a fine anno al 5 per cento.
L’aumento prosegue nel 2022, anche a seguito delle tensioni provocate dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, fino a raggiungere la punta massima (10,60 per cento) in ottobre.
Nella prima metà del 2022 la Bce non si muove considerando temporanee le tensioni inflazionistiche. Solo a fine luglio 2022 inaugura una politica monetaria restrittiva aumentando il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale da 0 a 0,50 per cento. Gli aumenti del tasso si susseguono fino a settembre 2023, quando raggiunge il livello del 4,50 per cento.
Il tasso è al 4,50 per cento ormai da sette mesi, ma ciò non implica la neutralità della politica monetaria. Per valutarne gli effetti sull’economia, occorre considerare i livelli dei tassi di interesse in termini reali, che si ottengono sottraendo il tasso di inflazione a quelli in termini nominali.
Se i tassi nominali sono stabili, la riduzione del tasso di inflazione fa aumentare i tassi reali con effetti negativi sulle decisioni di consumo e di investimento dell’economia. Va inoltre considerato l’impatto restrittivo esercitato dalla Bce attraverso la rilevante riduzione del suo bilancio, che è passato dal livello massimo di 8.810 miliardi di euro, raggiunto a fine settembre 2022, a 6.620 miliardi di euro a fine marzo 2024.
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