Anno IX - Numero 12
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Carl von Clausewitz

martedì 27 febbraio 2024

Nuovi Btp Valore: non sono una fregatura, ma per non rischiare è meglio altro

Prima i Btp Futura, poi i Btp Valore e magari l’anno prossimo tireranno fuori un altro nome, che ugualmente non significa nulla. O addirittura serve a mettere in sordina figuracce passate. Vedi i Futura in perdita di un 33% in termini nominali rispetto al prezzo di sottoscrizione

di Beppe Scienza*

Nella sostanza, sono sempre titoli di Stato a tasso fisso con soltanto qualcosetta di diverso: cedole crescenti, un premiolino per chi li tiene fino al rimborso, modestissimi interessi aggiuntivi al verificarsi di determinati eventi ecc. È successo spesso, pure per la nuova emissione del Tesoro di Btp Valore 2023-28, partita il 2 ottobre. Ed è rimasta invariata persino l’antipatica regola di comunicare i tassi definitivi solo “dopo” la chiusura del collocamento per i risparmiatori che vengono quindi costretti a comprare a scatola chiusa, mentre gli investitori istituzionali possono decidere in condizioni di informazione completa.
Conviene sempre concentrare l’attenzione sugli aspetti sostanziali, senza lasciarsi distrarre da quelli secondari, spesso enfatizzati in buona o mala fede. Così è irrilevante il pagamento trimestrale anziché semestrale degli interessi: cosa cambia a incassare più o meno un 1% (lordo) del capitale ogni tre mesi anziché un 2% ogni sei?

Comunque i Btp Valore non sono un imbroglio, per cui possono anche andare bene piuttosto che prendersi sul groppone le polizze che le banche sbolognano ai risparmiatori o versare soldi nella previdenza integrativa. Inoltre può pure andare bene, se l’inflazione scende abbastanza stabilmente e di conseguenza anche i tassi d’interesse.

Ma è opportuno avere presente anche gli scenari sfavorevoli; e quindi magari pensare ad altre alternative. I Btp Valore espongono a rischi, che non si corrono con altri titoli, anche ugualmente di Stato. Tali rischi sono di due tipi.

Primo, quello relativo ai tassi di interesse. Se questi salgono, scendono le quotazioni e quindi, nel caso di bisogno di soldi, vendendo si ricaverebbe meno. A questo riguardo sono meglio i Certificati di Credito del Tesoro (Cct), indicizzati a tassi di mercato, perché così i loro prezzi restano più vicini a 100.

Ma il secondo rischio è il peggiore e riguarda l’inflazione. Se questa riparte, di fatto si subisce una perdita anche se le quotazioni restano abbastanza stabili. Non ci si rimette, solo quando esiste un qualche meccanismo di compensazione dell’inflazione, agganciando a essa cedole o aumento del valore nominale. Avviene così per i Btp Italia, i Btp-i e corrispondenti esteri: Oat-ei, Bund-ei ecc.

A questo proposito merita aggiungere una precisazione sui Btp Futura 2021-37, cui si è alluso all’inizio dell’articolo. Dall’emissione il costo della vita in Italia è aumentato del 15%, per cui la perdita reale arriva al 42%, solo in minima parte compensata dai modesti interessi incassati.

Beppe Scienza è Professore universitario presso l'ateneo di Torino e saggista. Dal 2001 mette in rete informazioni e denunce sul tema del risparmio e della previdenza attraverso il suo sito: Il Risparmio Tradito®

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