di Raffaele Lungarella
La ricomparsa delle tende montate dagli studenti universitari fuori sede nei piazzali degli atenei è il segno che la crisi del caro affitti persiste. I canoni elevati richiesti per una stanza o per un posto letto in una grande città universitaria sono una delle manifestazioni della più generale questione delle abitazioni, che resta irrisolta e della quale nessun governo finora si è seriamente occupato. Il ministro delle Infrastrutture, che ha la competenza in materia, periodicamente annuncia la presentazione di un piano casa, nel cui ambito potrebbe essere affrontato anche il problema della casa per gli studenti e per i giovani. Aspettando che il ministro Salvini dia corso al suo proposito, il governo potrebbe almeno occuparsi degli interventi previsti da norme in attesa di attuazione.
Tra queste rientrano quelle contenute nella legge 32/2022 di delega al governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia. In particolare, il comma 2 dell’articolo 5 prevede l’adozione da parte del governo di decreti legislativi che contengano:
a) detrazioni fiscali sulle spese sostenute dalle famiglie per la locazione di abitazione “per i figli maggiorenni iscritti a corsi universitari, con particolare riferimento agli studenti fuori sede”;
b) agevolazioni fiscali alle giovani coppie per la locazione o l’acquisto della prima casa. Entrambi i soggetti che formano la coppia devono avere non più di 35 anni; al beneficio sono ammesse anche le famiglie con un solo genitore, purché la sua età resti entro questo limite;
c) “ulteriori misure” per agevolare l’affitto o l’acquisto della prima casa da parte dei figli maggiorenni che si propongono di diventare autonomi dalle famiglie di origine.
Dei ventiquattro mesi a disposizione del governo, ne sono passati ormai diciassette (dodici a carico di quello attuale e cinque del precedente) senza che i decreti siano stati adottati. Questo indugio, che contrasta con l’urgenza di affrontare il problema, è probabilmente dovuto alla difficoltà di trovare le risorse finanziarie necessarie: dovrebbero arrivare dall’abolizione o dalla modifica di misure in vigore per il sostegno delle famiglie e della genitorialità oppure della detrazione delle spese per i contratti di locazione stipulati da studenti universitari fuori sede. Non sembra, quindi, siano previsti nuovi stanziamenti.
A giudicare dalle finalità appena elencate, è probabile che con i decreti legislativi, se saranno adottati, ci si limiterà alla manutenzione di misure già ora previste. In particolare, la finalità della lettera a) è già perseguita con la detrazione d’imposta del 19 per cento sulla spesa per l’affitto di 2.663 euro a favore degli studenti fuori. Sugli obiettivi delle lettere b) e c) interviene già il fondo di garanzie sui mutui concessi dalle banche per l’acquisto della prima casa da parte dei giovani. Più volte è stata evidenziata la debolezza delle agevolazioni concesse con queste misure, ma la difficoltà di recuperare altre risorse finanziarie rende difficile rafforzarle.
La casa ai giovani con l’extra ricavo
Per favorire l’autonomia abitativa dei giovani occorre accrescere l’offerta di alloggi in proprietà e in affitto a condizioni più accessibili di quelle previste dal mercato. Il che implica abbassare i canoni con contributi ai locatari e concedere contributi in conto capitale o in conto interessi a chi acquista una casa per viverci o per darla in locazione a canoni contenuti. Con i livelli correnti dei tassi di interesse anche il secondo tipo di incentivo può avere una buona efficacia. L’impegno finanziario richiesto dal contributo in conto interessi può essere spalmato su un numero di anni anche grande, ma comporta comunque un onere per le casse pubbliche. C’è però una circostanza che potrebbe consentire di accrescere l’offerta di abitazioni per i giovani, universitari e non, senza pesare sul bilancio dello stato.
Gli interventi si potrebbero finanziare attraverso il gettito della tassazione degli extra-ricavi delle banche, che il governo ritiene illegittimi. Sembra ormai certo che la norma originaria contenuta nel decreto legge 104/2023 sarà modificata. Il governo prevede un gettito sui 3 miliardi di euro: con l’attuale livello dei tassi la cifra corrisponde all’ammontare degli interessi su mutui trentennali per circa 5 miliardi. Con la tassa sugli extra ricavi si potrebbe dunque pagare il totale degli interessi di circa 30 mila mutui di importo unitario tra 150 mila e 200 mila euro. L’ipotesi ha il vantaggio di restituire alla clientela l’extra-ricavo registrato dal sistema bancario per l’allargamento della forbice tra interessi attivi e passivi. Le altre proposte sull’utilizzo del gettito, alternative a quella originaria, sono meno eque dal punto di vista della categoria dei debitori delle banche. Per esempio, destinare l’extra-ricavo al rafforzamento patrimoniale delle banche significherebbe, per il governo, aver fatto tanto rumore per nulla. Naturalmente, occorre delineare più in dettaglio gli aspetti tecnici dell’ipotesi di lavoro qui formulata. Ma senza finanziamenti oltre quelli incerti previsti dalla legge 32/2022, il rischio è che restino in cerca di fatti anche i buoni propositi sulla casa per i giovani, studenti universitari o no.
La ricomparsa delle tende montate dagli studenti universitari fuori sede nei piazzali degli atenei è il segno che la crisi del caro affitti persiste. I canoni elevati richiesti per una stanza o per un posto letto in una grande città universitaria sono una delle manifestazioni della più generale questione delle abitazioni, che resta irrisolta e della quale nessun governo finora si è seriamente occupato. Il ministro delle Infrastrutture, che ha la competenza in materia, periodicamente annuncia la presentazione di un piano casa, nel cui ambito potrebbe essere affrontato anche il problema della casa per gli studenti e per i giovani. Aspettando che il ministro Salvini dia corso al suo proposito, il governo potrebbe almeno occuparsi degli interventi previsti da norme in attesa di attuazione.
Tra queste rientrano quelle contenute nella legge 32/2022 di delega al governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia. In particolare, il comma 2 dell’articolo 5 prevede l’adozione da parte del governo di decreti legislativi che contengano:
a) detrazioni fiscali sulle spese sostenute dalle famiglie per la locazione di abitazione “per i figli maggiorenni iscritti a corsi universitari, con particolare riferimento agli studenti fuori sede”;
b) agevolazioni fiscali alle giovani coppie per la locazione o l’acquisto della prima casa. Entrambi i soggetti che formano la coppia devono avere non più di 35 anni; al beneficio sono ammesse anche le famiglie con un solo genitore, purché la sua età resti entro questo limite;
c) “ulteriori misure” per agevolare l’affitto o l’acquisto della prima casa da parte dei figli maggiorenni che si propongono di diventare autonomi dalle famiglie di origine.
Dei ventiquattro mesi a disposizione del governo, ne sono passati ormai diciassette (dodici a carico di quello attuale e cinque del precedente) senza che i decreti siano stati adottati. Questo indugio, che contrasta con l’urgenza di affrontare il problema, è probabilmente dovuto alla difficoltà di trovare le risorse finanziarie necessarie: dovrebbero arrivare dall’abolizione o dalla modifica di misure in vigore per il sostegno delle famiglie e della genitorialità oppure della detrazione delle spese per i contratti di locazione stipulati da studenti universitari fuori sede. Non sembra, quindi, siano previsti nuovi stanziamenti.
A giudicare dalle finalità appena elencate, è probabile che con i decreti legislativi, se saranno adottati, ci si limiterà alla manutenzione di misure già ora previste. In particolare, la finalità della lettera a) è già perseguita con la detrazione d’imposta del 19 per cento sulla spesa per l’affitto di 2.663 euro a favore degli studenti fuori. Sugli obiettivi delle lettere b) e c) interviene già il fondo di garanzie sui mutui concessi dalle banche per l’acquisto della prima casa da parte dei giovani. Più volte è stata evidenziata la debolezza delle agevolazioni concesse con queste misure, ma la difficoltà di recuperare altre risorse finanziarie rende difficile rafforzarle.
La casa ai giovani con l’extra ricavo
Per favorire l’autonomia abitativa dei giovani occorre accrescere l’offerta di alloggi in proprietà e in affitto a condizioni più accessibili di quelle previste dal mercato. Il che implica abbassare i canoni con contributi ai locatari e concedere contributi in conto capitale o in conto interessi a chi acquista una casa per viverci o per darla in locazione a canoni contenuti. Con i livelli correnti dei tassi di interesse anche il secondo tipo di incentivo può avere una buona efficacia. L’impegno finanziario richiesto dal contributo in conto interessi può essere spalmato su un numero di anni anche grande, ma comporta comunque un onere per le casse pubbliche. C’è però una circostanza che potrebbe consentire di accrescere l’offerta di abitazioni per i giovani, universitari e non, senza pesare sul bilancio dello stato.
Gli interventi si potrebbero finanziare attraverso il gettito della tassazione degli extra-ricavi delle banche, che il governo ritiene illegittimi. Sembra ormai certo che la norma originaria contenuta nel decreto legge 104/2023 sarà modificata. Il governo prevede un gettito sui 3 miliardi di euro: con l’attuale livello dei tassi la cifra corrisponde all’ammontare degli interessi su mutui trentennali per circa 5 miliardi. Con la tassa sugli extra ricavi si potrebbe dunque pagare il totale degli interessi di circa 30 mila mutui di importo unitario tra 150 mila e 200 mila euro. L’ipotesi ha il vantaggio di restituire alla clientela l’extra-ricavo registrato dal sistema bancario per l’allargamento della forbice tra interessi attivi e passivi. Le altre proposte sull’utilizzo del gettito, alternative a quella originaria, sono meno eque dal punto di vista della categoria dei debitori delle banche. Per esempio, destinare l’extra-ricavo al rafforzamento patrimoniale delle banche significherebbe, per il governo, aver fatto tanto rumore per nulla. Naturalmente, occorre delineare più in dettaglio gli aspetti tecnici dell’ipotesi di lavoro qui formulata. Ma senza finanziamenti oltre quelli incerti previsti dalla legge 32/2022, il rischio è che restino in cerca di fatti anche i buoni propositi sulla casa per i giovani, studenti universitari o no.
Raffaele Lungarella per Lavoce.info
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