Anno IX - Numero 14
Quando non si vuole fare i conti con le proprie cose si dovrà alla fine farli con i propri fantasmi.
Soren Kierkegaard

martedì 29 novembre 2022

Immigrazione: non si può fare finta di niente

Il fenomeno migratorio viene spesso usato come tema di propaganda politica, piuttosto che affrontarne le vere cause che permetterebbero di risolvere il problema alla radice

di Francesco Sassano 

Le migrazioni possono avvenire per desiderio o bisogno, dalla speranza di cambiare vita o da fattori di spinta (push) o di attrazione (pull) e sempre più spesso dall’insieme di questi elementi messi insieme. Un fenomeno sociale di così vaste dimensioni va governato tenendo in considerazioni tutti i fattori in campo, per farlo bisogna attivare un’attenta analisi sociale utile a comprendere il fenomeno nella sua complessità. Partiamo da un dato che in pochi esaminano o meglio sottovalutano, nell’epoca in cui per noi Occidentali è più facile viaggiare in modo rapido, confortevole ed economico di contro ci sono tantissimi cittadini del mondo nati nel posto e con il passaporto sbagliato la cui libertà di circolazione è totalmente limitata.
Non ci credete? Invito i lettori più sospettosi a consultare https://www.passportindex.org/ il sito compara la possibilità di viaggiare dei passaporti mondiali. Dopo una rapida lettura anche i più scettici avranno modo di convenire che i cittadini più privilegiati del pianeta Terra, quelli per i quali è possibile entrare liberamente senza visto in più Paesi, sono quelli del blocco occidentale.

Se sei nato in un Paese povero difficilmente riuscirai a morire altrove

Secondo gli esperti, mediamente un uomo è dotato di 8 tipi di intelligenza, mi servirò della logico/matematica impiegata nella risoluzione dei problemi di logica e nell’eseguire operazioni matematiche per dimostrare attraverso i dati la base della mia tesi. Tranquilli, nessuno dovrà perdere la propria autostima e tantomeno rispolverare i vecchi libri di matematica del Liceo! Semplicemente, sono costretto a fare questa premessa per invitare i miei lettori ad utilizzare la parte più elementare della nostra intelligenza matematica allo scopo di leggere con attenzione i dati di seguito: Afghanistan (solo 23 Paesi accettano il visto ai suoi cittadini), Pakistan ed Iraq (25) Siria (29), Somalia (33) Nepal e Bangladesh (36) e così via. La lista è lunga, e milioni di persone non hanno alcuna possibilità di circolare liberamente sul pianeta, per qualunque motivo che sia turistico o di studio, commerciale o di lavoro. Le persone più attente concorderanno con me che la stragrande maggioranza di questi Paesi negli anni ha vissuto o vive guerre causate il più delle volte dall’Occidente, in più se a ciò aggiungiamo l’insistente crisi climatica e la conseguente penuria di alimenti di prima necessità forse abbiamo più elementi a disposizione per comprendere le numerose cause scatenati di quel fenomeno che siamo soliti denominare immigrazione clandestina.

Siamo arrivati ad uno snodo importante della nostra storia umana, non possiamo più affrontare questo fenomeno sociale con le solite politiche emergenziali ed il giorno dopo nascondere il problema sotto al tappeto: è tempo di affrontare le nuove sfide globali, anche se sgradevoli e complesse ma è tempo di farlo subito.

Occorre tenere conto delle problematiche di insicurezza degli autoctoni e il deterioramento della coesione sociale di cui le migrazioni non sono necessariamente la causa, ma solo parte di un problema, più percepito che reale ma tante volte strumentalizzato da alcune parti politiche e sfruttato per scopi elettorali. L’immigrazione non può essere affrontata secondo vecchi schemi ideologici, divisivi e distruttivi, il fenomeno coinvolge l’intera società, tutti hanno diritto di essere ascoltati, ci sono per forza di cose problemi risolvibili ed altri più complessi, induce conflitti che bisogna necessariamente attraversare, necessita la capacità di ricercare soluzioni coinvolgendo tutti gli attori chiamati in causa, nessuno escluso, i respingimenti anestetizzano il problema non lo risolvono.

La politica dei provvedimenti emergenziali, ha fatto il suo tempo, necessitiamo di una politica nuova e più audace, capace di scendere nei luoghi delle contraddizioni per vedere e toccare con mano le conseguenze delle proprie scelte.

Per questo chi decide di tenere sospese, con un decreto, delle vite umane in mare, chi decide di applicare per poche decine di persone uno sbarco selettivo illegittimo e di denominare carico residuale il restante, deve anche avere il coraggio di salire su quelle navi per prendere visione e coscienza del pericolo che quegli esseri umani corrono a causa di certe decisioni in antitesi con le decantate radici cristiane rivendicate durante la campagna elettorale ma poi puntualmente tradite nell’atto pratico. Ebbene, a costoro ricordo la frase di Gesù – “Ero straniero e mi avete accolto” – parole attuali pur essendo state pronunciate da Cristo in un ambiente molto diverso da quello in cui oggi viviamo. L’accoglienza dello straniero, oggi, è una delle sfide più importanti alla quale occorre rispondere con urgenza. Non c’è più tempo, non si può fare finta di niente.

Francesco Sassano  per World Politics Blog

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