Anno IX - Numero 12
La guerra non è mai un atto isolato.
Carl von Clausewitz

martedì 14 novembre 2017

Il patto del Mandarino

Contratti firmati per oltre 250 miliardi segnano «un nuovo inizio» nei rapporti Pechino-Washington. Dal libero scambio con le potenze asiatiche al feeling col controverso Duterte: gli highlight del viaggio di Donald Trump

di Barbara Ciolli

Il lungo viaggio dal 3 al 14 novembre 2017 di Donald Trump in Asia, attraverso le Hawaii, ha toccato tutti i Paesi chiave della regione, per discutere con i leader dello scontro in atto degli Usa con la Corea del Nord, obiettivo dichiarato delle visite del presidente americano. Ma, oltre ai tre giorni di Trump in Cina densi di incontri ai massimi livelli, le tappe del presidente tycoon in Vietnam al vertice sulla Cooperazione economica Asia e Pacifico (Apec) e all'indomani nelle Filippine, a Manila che dal 12 al 14 novembre ospita il summit del Sud Est asiatico (Asean), hanno visto Trump al centro di importanti mediazioni sul Medio Oriente e di fitte trattative per spingere
i rapporti commerciali degli Usa con le potenze asiatiche. Un leitmotiv del tour.

La mediazione con Putin. Perché se a Da Nang, in Vietnam, Trump ha intercettato il leader del Cremlino Vladimir Putin (il bilaterale tra i due è saltato complice il Russiagate), scambiando battute cruciali per la fine della guerra in Siria e per frenare l'escalation in Libano, per il presidente multimilionario gli affari vengono prima di tutto: una sua forma mentis. Tant'è che l'iperbolica propaganda anti-cinese della sua campagna elettorale si è subito capovolta in una luna di miele con Pechino: l'interlocutore migliore di Trump, tra i suoi omologhi, si è rivelato proprio il pacato presidente cinese Xi Jinping, già nella sua visita negli Usa della primavera scorsa e più che mai nell'accoglienza riservata in Cina a Trump e al suo seguito, dominato da una corposa delegazione commerciale.

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