Anno X - Numero 10
Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro.
Luis Sepulveda

giovedì 13 marzo 2025

Abbiamo bisogno di un potenziamento della difesa europea. E ne abbiamo bisogno adesso

Durante la sessione plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha pronunciato questo appello per la sicurezza dei ventisette Stati membri

di Ursula von der Leyen

Onorevoli Membri,
Alcide De Gasperi disse: «Non abbiamo bisogno solo di pace tra di noi, ma di costruire una difesa comune. Non per minacciare o conquistare, ma per dissuadere qualsiasi attacco esterno, mosso dall’odio contro un’Europa unita. Questo è il compito della nostra generazione».

Sono passati settanta anni, ma la nostra generazione si trova di fronte allo stesso compito. Perché la pace nella nostra Unione non può più essere data per scontata. Stiamo affrontando una crisi della sicurezza europea. Ma sappiamo che è proprio nei momenti di crisi che l’Europa si è sempre costruita. Questo è il momento della pace attraverso la forza. Questo è il momento per una difesa comune.

E al Consiglio Europeo ho visto un livello di consenso sulla difesa europea senza precedenti, qualcosa di impensabile solo poche settimane fa. C’è una nuova consapevolezza che dobbiamo pensare in modo diverso e agire di conseguenza. Abbiamo iniziato a mobilitare le immense risorse dell’Europa. Nelle prossime settimane e mesi sarà necessario ancora più coraggio. E ci attendono altre scelte difficili.

L’ordine di sicurezza europeo sta vacillando e molte delle nostre illusioni stanno andando in frantumi. Dopo la fine della Guerra Fredda, alcuni credevano che la Russia potesse essere integrata nell’architettura economica e di sicurezza dell’Europa, mentre altri speravano di poter contare indefinitamente sulla protezione degli Stati Uniti. Così abbiamo abbassato la guardia.

Abbiamo ridotto le spese per la difesa, passando da una media superiore al 3,5 per cento del Pil a meno della metà. Pensavamo di beneficiare di un dividendo di pace, ma in realtà stavamo solo accumulando un deficit di sicurezza. Il tempo delle illusioni è finito. L’Europa è chiamata ad assumersi una maggiore responsabilità per la propria difesa. Non in un futuro lontano, ma già da oggi. Non con passi incrementali, ma con il coraggio che la situazione richiede.

Abbiamo bisogno di un potenziamento della difesa europea. E ne abbiamo bisogno adesso.

Ne abbiamo bisogno, prima di tutto, a causa della situazione in Ucraina. C’è l’urgente necessità di colmare le lacune negli approvvigionamenti militari dell’Ucraina e di fornirle solide garanzie di sicurezza. Ma questo momento cruciale non riguarda solo l’Ucraina. Riguarda tutta l’Europa e la sicurezza dell’intero continente.

Putin ha dimostrato più volte di essere un vicino ostile. Non può essere considerato affidabile, può solo essere dissuaso. E sappiamo che il complesso militare russo sta producendo più del nostro. Se guardiamo alla spesa militare in termini reali, il Cremlino sta investendo più di tutta l’Europa messa insieme.

La produzione europea è ancora su una scala inferiore. E oltre alle capacità tradizionali, la gamma di minacce che affrontiamo si sta ampliando ogni giorno. Il Parlamento Europeo ha sostenuto per anni che l’Europa doveva fare di più. E aveva assolutamente ragione. In questa era più pericolosa, l’Europa deve fare un salto di qualità. Ed è proprio questo l’obiettivo del piano che ho presentato ai leader la scorsa settimana.

La sua logica è semplice: vogliamo attivare ogni singola leva finanziaria di cui disponiamo per rafforzare e accelerare la nostra produzione nel settore della difesa. Con il piano Rearm Europe, possiamo mobilitare fino a ottocento miliardi di euro. Permettetemi di soffermarmi brevemente su alcuni dei suoi elementi principali.

Primo, la clausola di fuga nazionale (national escape clause). È cruciale mobilitare i bilanci nazionali. Oggi spendiamo poco meno del due per cento del Pil per la difesa. Ogni analisi concorda sul fatto che dobbiamo superare il tre per cento. L’intero bilancio dell’UE rappresenta solo l’un per cento del nostro Pil, quindi è evidente che la maggior parte dei nuovi investimenti può venire solo dagli Stati membri.

Per questo motivo, stiamo attivando la clausola di fuga nazionale prevista dalle nuove regole fiscali. Questo nuovo strumento, creato lo scorso anno, viene ora proposto per essere attivato in modo controllato, limitato nel tempo e coordinato per tutti gli Stati membri. Ciò può trasformare rapidamente ed efficacemente i bilanci per la difesa. Gli Stati membri potrebbero mobilitare fino a seicentocinquanta miliardi di euro nei prossimi quattro anni, aumentando il loro budget per la difesa dell’1,5 per cento del Prodotto interno lordo. È un impegno enorme. Eppure, il Consiglio Europeo ci ha incaricato di esplorare ulteriori misure per facilitare una spesa significativa per la difesa a livello nazionale, garantendo al contempo la sostenibilità del debito.

Secondo, il Consiglio Europeo ha approvato la nostra proposta di un nuovo strumento finanziario: lo abbiamo chiamato Safe – Security Action for Europe. Offriamo agli Stati membri fino a centocinquanta miliardi di euro in prestiti per investimenti strategici in settori chiave come difesa aerea, droni, infrastrutture strategiche e cybersicurezza.

Questi prestiti dovranno finanziare acquisti da produttori europei, per rafforzare la nostra industria della difesa. I contratti dovranno essere pluriennali, per garantire all’industria la prevedibilità necessaria. E dovrà esserci un focus sugli acquisti congiunti, che abbiamo già visto funzionare in modo efficace, ad esempio con le iniziative guidate da Repubblica Ceca e Danimarca per fornire armi e munizioni all’Ucraina.

Una nazione prende l’iniziativa, altre si uniscono per effettuare ordini più grandi, l’industria aumenta la produzione e i prezzi si abbassano. Questo è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno: velocità e scala.

Per questo, abbiamo scelto la procedura di emergenza ai sensi dell’Articolo 122, pensata proprio per situazioni in cui «sorgono gravi difficoltà nell’approvvigionamento di determinati prodotti». In altre parole, l’Articolo 122 ci permette di raccogliere fondi e prestarli agli Stati membri affinché investano nella difesa. È l’unico modo per fornire assistenza finanziaria d’emergenza e di cui abbiamo bisogno ora.

Terzo, i fondi di coesione. Offriamo agli Stati membri la possibilità di reindirizzare alcuni fondi non ancora assegnati verso progetti legati alla difesa, come infrastrutture o ricerca e sviluppo. Questo sarebbe volontario, per chi desidera fare di più.

Allo stesso modo, Rearm Europe include misure per mobilitare investimenti privati attraverso la Banca Europea per gli Investimenti e la futura Unione del Risparmio e degli Investimenti. Questo porterà benefici anche alla nostra economia: saranno necessarie nuove fabbriche e linee di produzione, creando posti di lavoro di qualità in Europa.

L’Europa ha il potere economico per scoraggiare qualsiasi Paese ostile. E ora, finalmente, ha anche la volontà politica.

Tutti vorremmo vivere in tempi più pacifici. Ma sono certa che, se libereremo la nostra capacità industriale, potremo ristabilire la deterrenza contro chi vuole farci del male. È il momento di costruire un’Unione Europea della Difesa che garantisca la pace attraverso l’unità e la forza.

Questo è il momento dell’Europa. E l’Europa sarà all’altezza della sfida.

Grazie, e lunga vita all’Europa.

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