Per impedire la nascita di un contrappeso franco-italiano all’egemonia tedesca nell’Unione Europea, il governo federale ha iniziato a negoziare con Roma a fine 2021 un accordo italo-tedesco, un “Piano d’azione” fra Italia e Germania. È il ritorno al patto d’acciaio?
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L’occasione per elaborare un “Piano d’azione” fra Italia e Germania è stato soprattutto il tentativo di Francia e Italia di porre le loro relazioni bilaterali su solide basi. Con il Trattato dell’Élysée del 22 gennaio 1963 e il trattato di Aquisgrana del 22 gennaio 2019, la Repubblica Federale e la Francia hanno creato un’alleanza molto stretta. Tuttavia, Parigi non è stata in grado di far valere i propri interessi contro Bonn o Berlino. Poiché Francia e Italia perseguono interessi simili in alcuni settori, ad esempio nella lotta contro la politica di austerità tedesca, il presidente Emmanuel Macron ha proposto un pendant franco-italiano ai trattati italo-tedeschi per rafforzare un contrappeso alla dominanza di Berlino nell’UE.
Già nel settembre 2017, Macron e l’allora primo ministro italiano Paolo Gentiloni avevano discusso del progetto; nel gennaio 2018 è stato ufficialmente avviato. Fu ritardato dalla coalizione di governo fra Movimento 5 Stelle (M5S) e la Lega sovranista. Dopo la fine della partecipazione della Lega al governo nel settembre 2019, le trattative sono state riprese. Il trattato del Quirniale prende il nome dalla sede del presidente italiano, ed è stato firmato da Macron e dal primo ministro Mario Draghi il 26 novembre 2021.
Interessi comuni
Le relazioni tra Francia e Italia si sono deteriorate ancora una volta con l’insediamento della premier di estrema destra Giorgia Meloni nel mese di ottobre 2022. Le controversie sono state innescate non da ultimo dal brutale intervento italiano contro i soccorritori marittimi francesi nel Mediterraneo. Con un incontro il 20 giugno 2023 a Parigi, Macron e Meloni hanno cercato di migliorare le relazioni tra i due paesi; Macron ha elogiato “la relazione unica che esiste tra Italia e Francia”. Un nuovo incontro il 26 settembre a Roma ha dovuto attenuare le tensioni che continuavano a crescere, il cui motivo specifico era ancora la difesa dei rifugiati.
In realtà, Parigi e Roma avrebbero motivo di accordarsi e di agire congiuntamente nell’Ue in più di un modo. Ad esempio, è noto il pressing di Berlino per far rispettare regole di bilancio più rigorose nell’Ue; Parigi e Roma si oppongono da sempre a questo progetto. Inoltre, Francia e Italia condividono importanti interessi industriali, non da ultimo nel settore della difesa. Le aziende dei due paesi producono congiuntamente il sistema di difesa aerea Samp/T, ma non sono riuscite a fargli trovare un posto nell’European Sky Shield Initiative (Essi) lanciata da Berlino. Ora vengono acquistati invece al loro posto il sistema tedesco Iris-T e i missili antiaerei Patriot statunitensi.
“Cooperazione estesa”
Per impedire la nascita di un contrappeso franco-italiano all’egemonia tedesca nell’Ue, il governo federale ha iniziato a negoziare con Roma a fine 2021 un accordo italo-tedesco, un “Piano d’azione”, concepito come una sorta di equivalente del trattato del Quirinale, sebbene su un livello formalmente meno vincolante; si parla di “linee guida” per la politica dei due paesi. Come ha spiegato alla fine della scorsa settimana l’ambasciatore tedesco a Roma, Hans-Dieter Lucas, il piano d’azione è stato elaborato essenzialmente durante il mandato del primo ministro Mario Draghi.
Il governo Meloni non ha quindi apportato molte modifiche al documento. Prevede una stretta collaborazione in cinque “settori strategici”: nell’economia, con particolare attenzione alla crescita, all’occupazione e alla competitività; nella politica estera e militare; sul clima; in materia di stato di diritto; sulle questioni culturali. Sono previsti incontri regolari dei ministri degli esteri e della difesa nel formato 2+2, un “forum macroeconomico” bilaterale per la coordinamento della politica finanziaria e un regolare scambio tra i ministeri degli interni dei due paesi per la difesa dei rifugiati. Come ha spiegato Lucas, si tratta di “una cooperazione estesa in settori fondamentali”.
Condizione italiana
Il piano d’azione dovrebbe essere firmato oggi, mercoledì, durante le recenti consultazioni tra i governi tedesco e italiano a Berlino. Le consultazioni governative tra i due paesi si tengono da decenni; secondo le informazioni del governo federale, l’odierno incontro è già il 32° del genere. Tuttavia, dopo la 31° consultazione tra i governi tedesco e italiano nel 2016, c’è stata recentemente una pausa di sette anni. La ripresa del vecchio formato è stata decisa dal Cancelliere Olaf Scholz e da Meloni durante il loro incontro dell’8 giugno a Roma, al fine di intensificare nuovamente le relazioni bilaterali, anche in vista della cooperazione franco-italiana.
Durante l’incontro, Scholz avrebbe dato il via libera alle aspirazioni di Meloni di avviare un patto per respingere i rifugiati con la Tunisia, seguendo il modello di quello con la Turchia. Un ulteriore rafforzamento del respingimento dei rifugiati nel Mediterraneo, per Roma è una condizione per una collaborazione più intensa con Berlino. Scholz non solleva obiezioni, poiché il governo federale stesso mira a una politica molto più severa contro i rifugiati indesiderati, soprattutto provenienti dai paesi africani, inclusi dei nuovi ed estensivi provvedimenti di espulsione.
Lager in Albania
Dei disaccordi si erano verificati anche di recente riguardo al sostegno tedesco dato ai soccorritori nel Mediterraneo, contro cui aveva protestato il governo di Meloni. La richiesta dell’Italia di portare direttamente in Germania i rifugiati salvati viene respinta dal governo federale. Scholz tuttavia aveva cercato di risolvere la controversia. Il 6 ottobre si era distanziato personalmente da qualsiasi finanziamento statale per i soccorritori in mare. Tuttavia, non c’è ancora un consenso nel governo federale; il Ministero degli Affari Esteri ha annunciato l’intenzione di continuare il supporto fino al 2026. Il conflitto potrebbe risolversi con il recente piano italiano per internare i rifugiati salvati nel Mediterraneo nei campi in Albania.
Secondo questo piano, i rifugiati non dovrebbero essere portati nell’Ue, ma nella città portuale albanese di Shëngjin e da lì trasferiti nella vicina Gjadër. A Gjadër, Roma intende costruire entro la prossima primavera campi per fino a 40.000 rifugiati all’anno, in cui possono essere gestite le “procedure di confine” decise dall’Ue. I richiedenti asilo respinti dovrebbero essere espulsi direttamente da lì. Le organizzazioni per i diritti umani sostengono che tale approccio violi il diritto internazionale e protestano. Scholz si mostra aperto al piano: per lui si tratta solo della “questione di come risolvere insieme sfide e problemi nella famiglia europea”.
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