di Christian Racca
Ho “studiato” Kant alle superiori, direi tra il quarto ed il quinto anno del Liceo Scientifico, affrontando l’argomento con superficialità e con quel tipico approccio, di cui oggi tanto mi pento, finalizzato ad accumulare informazioni — e passare esami ed interrogazioni — piuttosto che creare conoscenza.
Tra l’altro “Conoscenza” è una parola che andrebbe usata con rispetto ed attenzione al cospetto dell’illuminista tedesco che incentrò gran parte dei suoi studi filosofici proprio sulla ricerca critica intorno a questo tema.
A mia parziale discolpa, intendo sul fatto di non essere stato “illuminato” dalle sue dottrine in gioventù la sua propensione alla “critica” tutta focalizzata sul valutare, giudicare e quindi stabilire i limiti e le possibilità delle esperienze umane. All’onor del vero anche per i compaesani, a giudicare almeno dalla sua biografia, non doveva essere stato un buontempone con una personalità eclettica e piuttosto intransigente (di cui avrei apprezzato probabilmente la puntualità e condiviso l’apprezzamento per i formaggi).
Ad ogni modo, senza star qui a divagare, proprio nella sua opera “Critica della Ragion Pura”, si possono oggi individuare alcune connessioni interessanti con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale.
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