Anno X - Numero 39
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Eugenio Montale

martedì 3 agosto 2021

I pensionati non sono tutti uguali

Nei profili di longevità dei pensionati italiani esistono chiare disparità basate sull’occupazione ricoperta al momento del pensionamento. Sono particolarmente accentuate per gli uomini. Nel disegno dei sistemi previdenziali si dovrebbe tenerne conto

di Benedetta Scotti e Simone Ghislandi

Nei paesi a bassa mortalità, come l’Italia, si registra un’importante stratificazione socioeconomica nelle traiettorie di salute e di mortalità. Indipendentemente dall’indicatore utilizzato per misurare lo stato socioeconomico, sia esso il livello d’istruzione, il reddito o la categoria occupazionale, la speranza di vita tende ad accorciarsi man mano che si scendono i gradini della scala sociale (Mackenbach et al., 2019; Marmot e Wilkinson,2003).

Sebbene correlati, istruzione, reddito e occupazione non possono essere utilizzati in maniera intercambiabile. Se il livello d’istruzione orienta la capacità individuale di trasporre informazioni e conoscenze in scelte comportamentali e il reddito riflette la disponibilità di risorse materiali, l’occupazione è l’indicatore più adatto per catturare l’esposizione a specifici fattori di rischio lungo il corso della vita lavorativa (Cambois et al. 2020). Pertanto, esaminare e monitorare le differenze di mortalità tra specifici gruppi occupazionali è estremamente rilevante dal punto di vista delle politiche pubbliche, dalla prevenzione sanitaria alla previdenza sociale.
Tuttavia, le analisi più recenti in materia di disuguaglianze di mortalità, in Italia come negli altri paesi Ocse, si sono concentrate prevalentemente sui differenziali legati al reddito e al livello d’istruzione (Katikireddi et al. 2017). I pochi studi disponibili sulla mortalità differenziale lungo la dimensione occupazionale utilizzano categorie occupazionali aggregate che ne limitano la rilevanza ai fini delle politiche pubbliche (Leombruni et al. 2015). In aggiunta, tali studi si focalizzano esclusivamente sulla popolazione in età lavorativa (Bertuccio et al. 2018). Per quanto importanti per rilevare modelli di mortalità prematura, non consentono di quantificare le disuguaglianze di mortalità in età anziana associata a specifiche traiettorie occupazionali. Questo tipo di informazione è però cruciale quando si tratta, ad esempio, di tratteggiare politiche miranti a bilanciare la necessità di adattare l’età pensionabile all’allungamento della speranza di vita con quella di garantire flessibilità in uscita dal mercato del lavoro per categorie di lavoratori vulnerabili.

Lo studio
Muovendo da queste considerazioni, in un nostro recente lavoro, di cui è apparsa una sintesi nell’allegato al XX rapporto annuale dell’Inps, abbiamo studiato i pattern di mortalità nella popolazione pensionata in Italia sulla base dell’occupazione specifica ricoperta al momento del pensionamento. Per la nostra analisi, abbiamo impiegato il registro delle Comunicazioni obbligatorie, che permette di identificare tutte le cessazioni dei rapporti di lavoro nel settore pubblico e privato in Italia tra il 2010 e il 2019. Per ogni rapporto di lavoro, il registro fornisce informazioni dettagliate sulla categoria occupazionale, definita sulla base della Classifica delle professioni Istat (CP 2011). Focalizzandoci sulle cessazioni legate al pensionamento e restringendo l’analisi alla finestra di età compresa tra i 65 e i 74 anni, abbiamo analizzato le differenze di mortalità post-pensionamento per occupazione specifica al momento del pensionamento. La tabella 1 riporta i tassi di mortalità standardizzati per età relativi ai soli uomini tra i 65 e i 74 anni per ciascuna categoria occupazionale. Osserviamo un gradiente occupazionale netto nei tassi di mortalità: tendono ad aumentare nel passare da occupazioni non manuali e altamente qualificate a occupazioni manuali e a bassa qualifica. Ad esempio, i pensionati con un passato lavorativo in qualità di dirigenti ed equiparati nella pubblica amministrazione hanno un tasso di mortalità tra i 65 e i 74 anni nettamente inferiore (766 decessi x 100 mila anni-persona)rispetto a pensionati precedentemente impiegati come lavoratori non qualificati nella manifattura, nell’estrazione dei minerali e nelle costruzioni (1.629 decessi x 100 mila anni-persona).

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