di
Per 18 anni l'opinione pubblica americana è stata ingannata da governo ed esercito sulla guerra in Afghanistan portata avanti dagli Stati Uniti d'America. È questo il quadro che emerge dal contenuto di centinaia di interviste confidenziali ad alti funzionari statunitensi pubblicato il 9 dicembre dal Washington Post: dichiarazioni false e prove nascoste per evitare di dover ammettere che il conflitto iniziato nel 2001 fosse ormai divenuto impossibile da vincere.
Questi documenti – che includono più di 2000 pagine di note, trascrizioni, registrazioni audio inedite di interviste con funzionari che hanno avuto un ruolo diretto nella guerra (politici, comandanti, diplomatici) e di cui il Wapo è venuto in possesso dopo tre anni di battaglie legali ai sensi del Freedom of Information Act (Foia) – sono il risultato di un progetto interno dello stesso governo americano (l'Ufficio dell'ispettore generale per la ricostruzione in Afghanistan, o Sigar) che puntava a esaminare quali fossero stati i fallimenti alla radice del più lungo conflitto armato nella storia degli Stati Uniti. Una guerra che, secondo diverse stime, sarebbe costata intorno ai 934 miliardi di dollari e durante la quale sono morti ad oggi oltre 2000 soldati americani, con in totale oltre 150 mila persone uccise, di cui 43 mila civili.
"Sigar ha pubblicato sette rapporti Lessons Learned dal 2016" ma erano scritti "in una prosa fortemente burocratica" e aveva tralasciato le critiche più aspre e schiette delle interviste, spiega il giornalista Craig Whitlock nel suo scoop. Per questo ottenere le registrazioni delle interviste e altri materiali – come "centinaia di memo riservati dell'ex segretario alla difesa Donald H. Rumsfeld" – è stato un vero servizio pubblico.
Per 18 anni l'opinione pubblica americana è stata ingannata da governo ed esercito sulla guerra in Afghanistan portata avanti dagli Stati Uniti d'America. È questo il quadro che emerge dal contenuto di centinaia di interviste confidenziali ad alti funzionari statunitensi pubblicato il 9 dicembre dal Washington Post: dichiarazioni false e prove nascoste per evitare di dover ammettere che il conflitto iniziato nel 2001 fosse ormai divenuto impossibile da vincere.
Questi documenti – che includono più di 2000 pagine di note, trascrizioni, registrazioni audio inedite di interviste con funzionari che hanno avuto un ruolo diretto nella guerra (politici, comandanti, diplomatici) e di cui il Wapo è venuto in possesso dopo tre anni di battaglie legali ai sensi del Freedom of Information Act (Foia) – sono il risultato di un progetto interno dello stesso governo americano (l'Ufficio dell'ispettore generale per la ricostruzione in Afghanistan, o Sigar) che puntava a esaminare quali fossero stati i fallimenti alla radice del più lungo conflitto armato nella storia degli Stati Uniti. Una guerra che, secondo diverse stime, sarebbe costata intorno ai 934 miliardi di dollari e durante la quale sono morti ad oggi oltre 2000 soldati americani, con in totale oltre 150 mila persone uccise, di cui 43 mila civili.
"Sigar ha pubblicato sette rapporti Lessons Learned dal 2016" ma erano scritti "in una prosa fortemente burocratica" e aveva tralasciato le critiche più aspre e schiette delle interviste, spiega il giornalista Craig Whitlock nel suo scoop. Per questo ottenere le registrazioni delle interviste e altri materiali – come "centinaia di memo riservati dell'ex segretario alla difesa Donald H. Rumsfeld" – è stato un vero servizio pubblico.
Continua la lettura su Valigia Blu
Nessun commento:
Posta un commento