di Claudia Saracco
Il 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia e della riscoperta delle uova: l’ultimo report Ismea le colloca tra i prodotti più apprezzati dagli italiani, con un incremento di fatturato per l’intero comparto (Iper, Super, liberi servizi e Discount) del 13,6% rispetto al 2019.
Ma se arrivano a casa nostra perfettamente integre, condizione necessaria affinché possano essere rotte come si deve al momento giusto e non lungo la strada di casa, il merito è di quella scatoletta a forma di scrigno che finisce quasi sempre nella raccolta differenziata. La prossima volta facciamoci caso perché quella che abbiamo tra le mani è una delle più grandi invenzioni del secolo scorso.
Nonostante l’aspetto grezzo ed essenziale, il pack delle uova è frutto di un processo industriale complesso che deve superare una serie di stress test specifici. Immaginate come sarebbe il mondo senza questi involucri sagomati?
Il cartone usa e getta delle uova ha più di un secolo di vita e la sua storia si intreccia curiosamente con il mondo dell’editoria. A inventarlo, nel 1911, è Joseph Coyle, un editore di Smithers, British Columbia, nel tentativo di risolvere una controversia legale tra un contadino e un albergatore stanco di ricevere la fornitura giornaliera di uova decimata durante il percorso.
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