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«Le banche centrali non sono responsabili della politica climatica e gli strumenti più importanti necessari non rientrano nel nostro mandato. Ma il fatto che non siamo al posto di guida non significa che possiamo semplicemente ignorare il cambiamento climatico o che non abbiamo un ruolo nel combatterlo». Parole chiare quelle pronunciate da Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, nel corso della conferenza organizzata dall’Istitute for Law and Finance sul tema del Green Central Banking.
Anche altre grandi banche centrali sono al lavoro per fronteggiare il climate change. La Bank of England prevede di condurre uno stress test climatico nel settore bancario britannico nel giugno 2021. Parallelamente, la banca centrale svedese ha rimosso dalle proprie riserve di valuta estera le obbligazioni emesse da alcune regioni dell’Australia e del Canada per i livelli molto alti di emissioni di carbonio. Infine, la Federal Reserve si è recentemente unita al Network for Greening the Financial System, consorzio di banche centrali istituito per sostenere gli obiettivi climatici di Parigi.
«Il cambiamento climatico è una delle maggiori sfide affrontate dall’umanità in questo secolo e ora c’è un ampio consenso sul fatto che dovremmo agire. Tale consenso deve però essere tradotto con urgenza in misure concrete. La Bce contribuirà a questo sforzo nell’ambito del suo mandato, agendo coi responsabili della politica climatica».
Lagarde ha così annunciato l’istituzione di un centro per il cambiamento climatico con l’obiettivo di far confluire sotto lo stesso tetto le questioni climatiche aperte su diversi fronti nell’attività della banca centrale. La nuova unità farà riferimento diretto al presidente, che si occuperà di supervisionare il lavoro sulla finanza sostenibile. «Il cambiamento climatico interessa tutte le nostre aree politiche», ha sottolineato Lagarde. «Il centro fornisce la struttura di cui abbiamo bisogno per affrontare la questione con l’urgenza e la determinazione che merita».
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