Anno X - Numero 39
Il tempo degli eventi è diverso dal nostro.
Eugenio Montale

mercoledì 9 luglio 2025

L’Ue del disincanto: l’esercito comune non piace più

La guerra è divenuta un tema “quotidiano”, amplificato dai media perché genera paura e fa ascolti, spettacolo. C’è, inoltre, una ulteriore drammatizzazione data dalla difficoltà europea di elaborare e costruire una strategia comune, una difesa comune. Si tratta, agli occhi dei cittadini, di un problema evidente ma rispetto a tre anni fa, quando gli italiani favorevoli a un esercito comune erano il 57%, oggi  soltanto il 48% degli intervistati ritiene utile la costituzione di un esercito europeo

di Ilvo Diamanti

Stiamo attraversando una fase difficile, sul piano “globale” e non solo. Ma il mondo intorno a noi incombe. In modo inquieto e talora drammatico. I conflitti e le guerre sono numerosi. Come le tensioni fra Paesi. Lontani e vicini. In Israele, Palestina, Iran. E in Ucraina. Dunque, in Europa. Questo scenario si è aggravato dopo la rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Usa, lo scorso novembre. Trump, infatti, ha sviluppato relazioni di confidenza reciproca con Vladimir Putin, presidente della Federazione russa. In questo modo, i due presidenti hanno costruito e rafforzato un asse di controllo geopolitico internazionale. Che oggi è condiviso soprattutto con la Cina. Non certo con l’Unione Europea. Perché, nonostante le premesse e le promesse, l’Europa è divenuta una “Unione di Paesi poco uniti”. E sicuramente incapaci di sviluppare progetti condivisi, oltre il campo economico. Di certo lontani dalla realizzazione di iniziative comuni nel campo politico e soprattutto della difesa.

La materia sicuramente più “critica”, perché la guerra è divenuta un tema “quotidiano”. Amplificato dai media perché genera paura. E la paura fa ascolti, spettacolo. “Lo spettacolo della paura” va, quindi, in onda in diretta. E, in Europa, è drammatizzato dall’evidente difficoltà di elaborare e costruire una strategia comune. Una difesa comune. Un esercito comune. Si tratta di un problema evidente, agli occhi dei cittadini, come emerge dal sondaggio condotto da Demos per Repubblica , dal quale emergono, al proposito, due indicazioni interessanti e inquietanti.
La prima riguarda direttamente l’atteggiamento dei cittadini nei confronti della possibilità di formare un esercito europeo comune. Una prospettiva meno estesa, fra gli italiani. Anche se di poco.

L’utilità di un esercito europeo è, infatti, condivisa dal 48% del campione. Poco meno di quanti, al proposito, manifestano dissenso. Tuttavia, tre anni fa, nel 2022, le proporzioni erano inverse. E la distanza più ampia. Gli italiani favorevoli alla formazione di un esercito europeo, infatti, raggiungevano il 57%. Quasi 10 punti di più. Inoltre, una quota, per quanto limitata al 4%, non esprimeva opinioni. Per incompetenza. O per incertezza.

Oggi, invece, i dubbi sono spariti, mentre è cresciuto il distacco. L’opposizione verso l’esercito europeo. Ma, in fondo, anche verso l’Europa unita. Che ai più appare, sempre più un progetto sbiadito e lontano.

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