di Olivier Dupuis
Tre anni dopo il 24 febbraio 2022, né gli europei, né gli americani hanno ancora compreso appieno il significato dell’aggressione russa contro l’Ucraina e le sue implicazioni al di là dell’Ucraina. Con questo appello, seicento autorevoli personalità nordamericane ed europee ribadiscono che, per fermare il disegno di Putin, non esiste alternativa al fornire all’Ucraina le risorse militari necessarie per sconfiggere la Russia.
Mentre si moltiplicano e si intensificano gli attacchi ibridi della Russia nel Mar Baltico, in Romania, Danimarca, Germania, Moldavia e Georgia, è giunto il momento per l’Occidente di riconoscere che la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina è solo una parte di un progetto molto più ampio, che mira alla frammentazione e all’indebolimento duraturo dell’Occidente.
In tale contesto, qualsiasi scenario che preveda il congelamento del conflitto, a maggior ragione se accompagnato dal dispiegamento di truppe europee lungo una linea di demarcazione, sancirebbe la spartizione de facto dell’Ucraina. Oltre a condannare milioni di ucraini alla servitù sotto il giogo di Putin e a tradire la memoria delle decine di migliaia di soldati e civili ucraini uccisi, creerebbe un pericoloso precedente in termini di possibilità per qualsiasi Stato di usare la forza per annettere nuovi territori, compresi quelli estremamente vulnerabili dell’Estremo Oriente russo, come la Manciuria esterna annessa dalla Russia nel XIX secolo.
L’argomentazione secondo cui spetta agli ucraini decidere le condizioni di una possibile pace con la Russia nasconde sempre più il desiderio di alcuni Stati occidentali di scaricare le proprie responsabilità.
Eppure i valori e gli interessi difesi dagli ucraini coincidono completamente con quelli che l’intero Occidente ha il dovere di difendere. La sicurezza, la stabilità e la sopravvivenza dell’Occidente dipendono direttamente dalla sicurezza, dalla stabilità e dalla sopravvivenza dell’Ucraina. Allo stesso modo, la sicurezza degli Stati Uniti è inseparabile da quella dell’Europa.
È quindi giunto il momento per l’Occidente nel suo complesso di rispondere all’aggressione totale della Russia con una strategia globale. Per farlo, deve definire chiaramente gli obiettivi politici e militari che consentiranno di eliminare la minaccia rappresentata oggi dalla Russia e, allo stesso tempo, di inviare un chiaro segnale a tutti coloro che nell’oligarchia russa sono consapevoli della catastrofe per la Russia che il partito della guerra di Putin sta preparando.
Gli obiettivi dell’Occidente dovrebbero essere:
– Il ritiro delle truppe russe da tutti i territori ucraini attualmente occupati;
– Il rilascio di tutti gli ucraini, dei soldati imprigionati e dei civili detenuti, siano essi bambini rapiti o adulti “condannati” per qualsiasi motivo;
– il pagamento da parte della Russia di un risarcimento a tutte le famiglie dei soldati e dei civili ucraini uccisi e feriti e per tutte le infrastrutture distrutte;
– lo smantellamento delle basi militari russe in Abkhazia, Ossezia del Sud, Transnistria e Armenia;
– l‘organizzazione di libere elezioni in Georgia e Bielorussia sotto stretto controllo internazionale;
– la restituzione al Giappone delle isole Curili di Kunachir, Itouroup, Chikotan e Habomai, occupate dalla Russia dal 1945;
– il via libera all’adesione alla Nato di Ucraina, Moldavia, Georgia e Armenia.
I mezzi da attuare dovrebbero almeno includere:
– la creazione all’interno della Nato di un fondo speciale di 300 miliardi di euro o di dollari, esclusi i fondi russi congelati, destinato alla fornitura di armamenti moderni all’Ucraina per un ammontare di 100 miliardi di euro/dollari all’anno nei prossimi tre anni; i contributi degli Stati membri della Nato dovrebbero essere calcolati in proporzione ai rispettivi Pil;
– lo schieramento permanente, come in Germania durante la Guerra Fredda, sotto il comando della Nato, di 300.000 soldati europei in tutti i Paesi in prima linea – Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania – che lo desiderino, in grado di intervenire rapidamente se necessario;
– la creazione, all’interno della Nato, di una struttura simile al Cocom della Guerra Fredda, responsabile di garantire il rispetto del divieto di esportazione di armi e tecnologie a duplice uso civile e militare verso i Paesi totalitari, in particolare la Rpc, la Russia, l’Iran e la Corea del Nord;
– l’imposizione di sanzioni da parte di tutti i Paesi membri della Nato nei confronti di Bidzina Ivanichvili, leader di “Sogno georgiano” e cavallo di Troia di Putin in Georgia, nonché di tutte le personalità georgiane coinvolte nel furto delle elezioni georgiane.
Oltre alle imperative ragioni politiche, di sicurezza e morali già citate, questo aiuto militare straordinario di 300 miliardi di euro o di dollari all’Ucraina rappresenterebbe solo lo 0,25% circa della spesa annuale degli Stati membri della Nato e sarebbe la migliore garanzia che questi Stati non debbano spendere in futuro il 3% o più del loro PIL per la difesa.
La libertà del popolo ucraino, la sua sicurezza e la nostra non valgono forse uno sforzo di bilancio di qualche decimo di punto percentuale?
Nessun commento:
Posta un commento