Anno IX - Numero 29
Tutte le guerre sono combattute per denaro.
Socrate

martedì 29 agosto 2023

Giù i titoli, su il dollaro: la reazione negativa dei mercati alla vittoria di Milei alle Primarie Argentine

Outsider fan del liberismo, autoproclamatosi nemico della casta, Javier Milei si è imposto alle elezioni primarie in Argentina. Nonostante una forte resistenza della coalizione che sostiene il governo di Alberto Fernández, ultradestra e destra sembrano convincere maggiormente gli elettori. Ma i mercati internazionali non sono dello stesso parere

Maximiliano Ricchini

La reazione dei mercati alla vittoria di Javier Milei non è positiva. È quello che si nota sui titoli di stato argentini sulla piazza americana di New York, aprendo la giornata finanziaria con perdite tra il 10 e il 12 per cento. Come spiagano gli operatori finanziari interpellati dalla stampa argentgina, la prima lettura delle elezioni primarie è di uno scenario di maggiore incertezza e volatilità, almeno fino alle elezioni presidenziali e parlamentari del prossimo ottobre, estendendosi fino al mese successivo. Ugualmente, si è registrato un ulteriore forte deprezzamento del peso argentino sul dollaro, balzando al cambio di 680 pesos, 75 centesimi in più in poche ore.
Al di là del carattere eccentrico e del programma economico di grande rottura anche rispetto a quello del centrodestra legato all’ex presidente Mauricio Macri, i mercati si sono trovati davanti a un esito del voto non previsto e che, del resto, ha sorpreso anche gli analisti politici del paese. Era difatti attesa una vittoria chiara di Juntos por el Cambio, la coalizione macrista, che al contrario è arrivata seconda peraltro solo poco più su degli uscenti peronisti guidati dal ministro dell’Economia, Sergio Massa. Oggi ci sono meno certezze che questo accada, aggiungono.

Milei e la candidata del centrodestra Patricia Bullrich sono entrambi figure pro-mercato, ma la ricetta del leader ultraliberista si spinge un po’ troppo in là secondo i mercati, almeno nella concreta possibilità di realizzazione. È questo il dubbio che sembra aleggiare, soprattutto sulla proposta di totale dollarizzazione dell’economia argentina, cessando addirittura di emettere moneta nazionale. Un punto di programma per il quale, sostiene, avrebbe già trovato 35 miliardi di dollari. Ed è plausibile che in questi 70 giorni che precedono il voto di ottobre, il leader di La libertad avanza, corra a correggere o a spiegare meglio ciò che funziona sui social, sua principale arena di propaganda, ma che nella realtà ha bisogno di maggiore concretezza.

Maximiliano Ricchini per Gaucho News, Diario Argentino

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