Anno X - Numero 39
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Eugenio Montale

martedì 13 aprile 2021

Armenia-Azerbaijan: storia di una guerra mai conclusa e poco raccontata

Un nulla di fatto. Ecco quale è il rischio della conclusione della seconda guerra del Nagorno-Karabakh, con entrambi gli schieramenti consapevoli di come una tregua significhi soltanto procrastinare un problema incapace di risolversi per vie diplomatiche, ma nemmeno attraverso quelle belliche

di Gabriele Rapisarda

La storia si ripete ancora una volta dopo il conflitto del 1992 e terminato nel 1994: anch’esso senza una chiara definizione di ciò che sarebbe stato il futuro dei due paesi dal passato sovietico. Ad oggi, dalla tregua del 9 novembre 2020 sono passati quasi cinque mesi, ma il significato del conflitto e le sue conseguenze continuano ad essere incerte.

Due culture profondamente diverse, ma geograficamente vicine
Armeni e azeri sono due popoli incredibilmente diversi e separati. Sul piano del diritto internazionale, Armenia e Azerbaijan portano avanti due posizioni teoricamente inconciliabili: l’affermazione del principio di autodeterminazione dei popoli da parte armena, contro quello di integrità territoriale sostenuto dagli azeri. Altre divergenze sono sul piano religioso: gli armeni sono tradizionalmente ostili all’Islam, mentre gli azeri sono da sempre parte del mondo musulmano. La propaganda ha sempre fatto in modo di separare ancora di più le due popolazioni, creando una spaccatura così netta da rendere impensabile un compromesso fra le due parti.

In Armenia, i ragazzi sin da piccoli vengono resi consapevoli delle stragi di Baku e Sumgayit perpetrate alla fine degli anni ’80 ai danni della popolazione armena nelle due città dell’Azerbaijan. Gli azeri, dal canto loro, ricordano costantemente la strage di Khojaly del 1992, compiuta dall’esercito armeno ai danni delle popolazione azera.

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