di Paolo Piga
Non risulta coincidere invece con la realtà dei fatti, misurati con dati, la conseguente tesi di una Europa virtuosa che evita di spendere, rappresentata principalmente dalla Germania, e che cresce per tale ragione, e di una Europa spendacciona, rappresentata principalmente dall’Italia, ferma e sclerotizzata per colpa di sprechi e corruzione.
Per dimostrarlo non faremo riferimento ai numeri prescelti dal Dott. Mieli per suffragare la sua tesi, perché sono quelli sbagliati.
Nel periodo analizzato (il 2010-2015, abbiamo ricostruito, perché il Dott. Mieli non lo specifica) l’Italia “ha addirittura incrementato la spesa dal 49,9 al 50,7%”, si legge. E’ evidente come i numeri citati non riguardino la spesa (un valore in euro e non una percentuale) ma il rapporto tra spesa pubblica totale e prodotto interno lordo del Paese. Il valore (disponibile anche sul sito di Banca d’Italia nel Supplemento al Bollettino Statistico del giugno scorso) passa in realtà dal 49,9 al 50,5%. In Germania nello stesso periodo (stessa fonte) il rapporto scende addirittura dal 47,3% al 43,9%.
Ha dunque ragione Mieli? A naso non necessariamente: quel rapporto in Italia è certamente potuto salire a causa della discesa del denominatore, il PIL colpito dalla recessione, ed in Germania scendere a sua volta per la crescita dello stesso a causa dell’espansione tedesca. Dunque, solo un controllo dei dati della spesa in euro potrà sciogliere questo dubbio su chi ha speso di più tra Italia e Germania.
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