di Filippo Cicciù
Chissà se le sfumature di turchese che ogni anno colorano il Bosforo tingeranno anche le acque di Kanal Istanbul. È questo il nome del progetto più ambizioso del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, un canale artificiale lungo 45 chilometri per collegare il mar Nero al mare di Marmara e alleggerire il traffico marittimo che congestiona la “gola” – con questo termine, boğaz, in Turchia è conosciuto il Bosforo - della metropoli turca.
Il magico corso d’acqua che separa in due sponde la città di Istanbul non è solo uno dei tratti di mare più affascinanti al mondo, ma anche lo spazio che consente la navigazione dal Mar Nero allo stretto dei Dardanelli, la porta del Mediterraneo non solo per la Russia di Putin ma anche per Ucraina, Romania, Bulgaria e Georgia. Un percorso dunque fitto di implicazioni geopolitiche oltre che di enormi navi che ogni giorno lo attraversano.
Nel 2014 erano 26mila, lo scorso anno sono state oltre 40mila le imbarcazioni commerciali che sono passate per le acque del Bosforo. Considerando anche il traffico relativo ai traghetti del trasporto pubblico e privato, è innegabile che il canale che separa le due sponde di Istanbul sia uno dei tratti di mare più trafficati al mondo ed è questa la motivazione che il presidente turco utilizza per difendere pubblicamente la realizzazione di Kanal Istanbul.
Chissà se le sfumature di turchese che ogni anno colorano il Bosforo tingeranno anche le acque di Kanal Istanbul. È questo il nome del progetto più ambizioso del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, un canale artificiale lungo 45 chilometri per collegare il mar Nero al mare di Marmara e alleggerire il traffico marittimo che congestiona la “gola” – con questo termine, boğaz, in Turchia è conosciuto il Bosforo - della metropoli turca.
Il magico corso d’acqua che separa in due sponde la città di Istanbul non è solo uno dei tratti di mare più affascinanti al mondo, ma anche lo spazio che consente la navigazione dal Mar Nero allo stretto dei Dardanelli, la porta del Mediterraneo non solo per la Russia di Putin ma anche per Ucraina, Romania, Bulgaria e Georgia. Un percorso dunque fitto di implicazioni geopolitiche oltre che di enormi navi che ogni giorno lo attraversano.
Nel 2014 erano 26mila, lo scorso anno sono state oltre 40mila le imbarcazioni commerciali che sono passate per le acque del Bosforo. Considerando anche il traffico relativo ai traghetti del trasporto pubblico e privato, è innegabile che il canale che separa le due sponde di Istanbul sia uno dei tratti di mare più trafficati al mondo ed è questa la motivazione che il presidente turco utilizza per difendere pubblicamente la realizzazione di Kanal Istanbul.
Un progetto targato Erdoğan
L’idea di creare un canale parallelo al Bosforo si perde nella storia imperiale della città, sia bizantina che ottomana. In tempi più recenti un progetto analogo era stato proposto nella campagna elettorale per le elezioni municipali di Istanbul del partito di centro sinistra DSP, ma fu subito abbandonato perché quelle consultazioni furono vinte dal candidato avversario: un giovane Recep Tayyip Erdoğan che diventando sindaco di Istanbul nel 1994 lanciò la sua lunga carriera politica.
È da almeno dieci anni che Erdoğan menziona l’idea di costruire Kanal Istanbul, ma il progetto ha iniziato ad avere una forma più concreta soltanto dopo l’apertura della prima gara d’appalto per la costruzione dei ponti sul nuovo canale artificiale il 26 marzo del 2020. Nonostante siano anche stati approvati i permessi ufficiali, la zona dove dovrebbe sorgere Kanal Istanbul è rimasta per ora uguale a come si presentava dieci anni fa.
L’area rurale nella periferia occidentale di Istanbul designata per la costruzione del canale è oggi un luogo dove si possono trovare allevamenti di bufali, fattorie e campi di ortaggi. Nessun cantiere è stato per ora aperto anche se si vocifera che nei primi giorni di giugno potrebbe essere organizzata una cerimonia in cui lo stesso presidente Erdoğan poserebbe la prima pietra per l’inaugurazione dei lavori.
Quel che per ora è certo è che parte dell’area destinata alla costruzione del canale è stata già acquistata da aziende vicine al presidente turco oltre che dalla famiglia dell’emiro del Qatar e che il progetto – spesso definito “folle”– ha già raccolto una forte, e molto eterogenea, opposizione in Turchia.
Voci contro
“Sarà la fine di Istanbul”, è questa l’opinione su Kanal Istanbul di Ekrem İmamoğlu che dopo le elezioni del 2019 è diventato il sindaco della megalopoli turca battendo per quasi un milione di voti il candidato appoggiato da Erdoğan e strappando Istanbul al partito del presidente turco che l’aveva governata per decenni.
Secondo İmamoğlu, il nuovo canale artificiale non è solo un “tradimento” per Istanbul ma letteralmente “ucciderebbe la città”. Il primo cittadino fa riferimento agli oltre 200mila alberi che dovrebbero essere tagliati e ai 10mila ettari di terreno coltivabile che dovrebbero sparire per fare spazio al percorso del canale.
Da quando è stato eletto, il sindaco İmamoğlu ha dichiarato guerra a Kanal Istanbul con una campagna retorica dai tratti ambientalisti ma declinata anche in azioni concrete, come una raccolta firme contro il progetto molto partecipata ma probabilmente inefficace dal punto di vista legale per bloccare i lavori nel caso dovessero iniziare davvero. Cambiamenti irreversibili all’ecosistema marittimo, prosciugamento di riserve idriche e aumento di rischi sismici per la città sono gli altri argomenti spesso citati da chi non vuole il nuovo canale parallelo al Bosforo.
L’opposizione a Kanal Istanbul non è però soltanto una battaglia per l’ambiente. Il 3 aprile un centinaio di ammiragli in pensione hanno firmato una lettera che criticava Kanal Istanbul perché la costruzione del nuovo canale creerebbe le condizioni per un ritiro della Turchia dalla convenzione di Montreaux, l’accordo internazionale che regola il passaggio delle navi sul Bosforo concedendo ad Ankara un ampio margine di controllo.
Firmata nel 1936 in Svizzera, la convenzione concede il libero passaggio di imbarcazioni commerciali mentre pone dei limiti precisi al transito di navi da guerra sul Bosforo. In questo caso Ankara deve essere informata otto giorni prima mentre gli stati che non si affacciano direttamente sul mar Nero sono comunque soggetti a limitazioni per quanto riguarda la dimensione della flotta che può transitare.
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