Nonostante il congresso del Partito a Birmingham si sia svolto in un clima di apparente fiducia, le prospettive sono grigie, con sondaggi negativi, candidati che non riescono a ottenere un consenso significativo e una base elettorale giovane che si sta allontanando
di Francesco Del Vecchio
Quest’anno le premesse per il congresso del Partito conservatore erano tutt’altro che esaltanti, con i Tories che si sono presentati all’appuntamento di Birmingham in cerca di un nuovo leader, dopo anni di malgoverno e la sconfitta elettorale più pesante di sempre. Proprio la lotta per la guida del partito ha preso il sopravvento durante questa edizione e i riflettori sono stati riservati solo ai quattro protagonisti delle primarie, i sovranisti Robert Jenrick e Kemi Badenoch, e i più moderati James Cleverly e Tom Tugendhat, che hanno chiuso la convention con dei discorsi programmatici nell’ultima giornata. Rishi Sunak, il leader uscente del partito, è praticamente scomparso dalla scena e ha tenuto solo un breve intervento: secondo alcuni, sarebbe addirittura pronto a mollare la politica e trasferirsi in California, ma per ora ha solo invitato i suoi colleghi a sanare le divisioni interne.
Eppure, a dispetto di questo quadro scoraggiante, il clima del congresso è sembrato ottimista: semplicemente, in questo momento storico della politica britannica è possibile una cosa e il suo esatto contrario. È possibile che il congresso laburista, il primo da forza di governo reduce da una vittoria schiacciante, si trasformi in un momento di difficoltà, piuttosto che di festa; ed è altrettanto possibile che i conservatori, al loro minimo storico, guardino con speranza al futuro, complice un momento di appannamento del Labour.
Una convinzione legittima, ma in conflitto con la realtà: la maggioranza dei giovani ex elettori Tory sarebbe pronta a cambiare partito alle prossime elezioni, secondo una nuova ricerca di Savanta, mentre ulteriori dati di Ipsos hanno rivelato che il pubblico sceglierebbe il leader di Reform Uk Nigel Farage come candidato alle primarie, uno che non fa neanche parte del partito. Non sorprende quindi che, secondo un altro sondaggio Ipsos, nessuno dei quattro candidati riesca a superare il venti percento di gradimento.
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