Per costruire un “soggetto politico” occorre un “progetto”. Il sondaggio condotto, nelle scorse settimane da Demos ha indicato che gli elettori del Pd si mostrano aperti a ogni possibile alleanza: per il Centro-Sinistra, il “campo largo” appare quasi una via obbligata. Ma stretta. Perché, come ha suggerito Romano Prodi, «bisogna fare un programma ampio. Non un programma fatto da 4 persone»
di Ilvo Diamanti
Il sondaggio condotto, nelle scorse settimane, da Demos sottolinea come un importante fattore di forza dell’attuale governo e del(la) premier, Giorgia Meloni, sia costituito dalle divisioni che attraversano l’opposizione. E, in particolare, il “campo” di Centro-Sinistra. Che, per questa ragione, fatica a diventare “abbastanza largo” da proporsi come un’alternativa credibile. A conferma di quanto era già emerso valutando i risultati delle elezioni Europee dello scorso giugno. Quando era apparso evidente che le forze di Centro-Sinistra potrebbero costituire un’alternativa possibile e reale. A condizione che si ri-uniscano. E formino un’alleanza reale. Coerente. Non una somma di liste divise, anche al loro interno. Come, peraltro, si sta verificando. Nel M5s, fra Giuseppe Conte e Beppe Grillo. E nel cosiddetto Terzo Polo, dove le tensioni fra Carlo Calenda, Matteo Renzi e gli altri, si ripropongono, senza soluzione di continuità. Mentre la leader del Pd, Elly Schlein, appare a sua volta in difficoltà. Non (sol)tanto nel suo partito, ma, soprattutto, nel ruolo di riferimento comune. In grado di costruire - o, almeno, favorire - la formazione di un “campo largo”, che comprenda e aggreghi le forze politiche di Centro-Sinistra.
Il sondaggio recente di Demos conferma queste difficoltà. Soprattutto quando si va “oltre” i confini del Pd. Gli elettori del Pd, infatti, si mostrano aperti a ogni possibile alleanza. Con il M5s. E con “tutte” le forze politiche di Sinistra e di Centro, come Azione, Italia Viva e +Europa. Tutte queste prospettive, infatti, nella base del Pd raccolgono circa il 60%. Ma la situazione cambia, quando si osservano gli orientamenti degli altri elettorati, che si mostrano distanti e - talora - ostili verso alleanze che vanno oltre il loro partito di riferimento. O, a maggior ragione, se lo escludono. Nella base del M5s, in particolare, il favore verso un’intesa fra il Pd e il Terzo Polo scivola sotto il 20%. Mentre di fronte all’alleanza fra Pd e M5s il sostegno tra chi vota per Italia Viva, +Europa e Azione rimane, comunque, sotto il 30%. Per la precisione: 27%.
È, semmai, significativo osservare come la prospettiva del“campo largo” sia condivisa soprattutto dalla base del Pd. Dove ottiene il 59% di valutazioni positive. Circa il doppio rispetto a quanto si osserva tra chi vota per il M5s e per i partiti di Centro, come Italia Viva, +Europa e Azione. Un dato significativo, in quanto sottolinea la distanza fra i possibili alleati nel Centro- Sinistra. Che diventano poco compatibili, senza il Pd. Non solo e non tanto per differenze di orientamento sociale e programmatico. Anche e, forse, soprattutto, per “interessi di mercato”. Elettorale. In quanto si rivolgono ad aree elettorali prossime. “Convergenti”. Presso le quali divengono, dunque, “concorrenti”.
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