Anno X - Numero 37
Il tempo degli eventi è diverso dal nostro.
Eugenio Montale

sabato 6 dicembre 2025

L’Europa regola l’IA, ma la competitività nasce altrove

Bruxelles definisce il quadro regolatorio più avanzato al mondo per l’IA, ma le industrie dell’Unione rischiano di rimanere indietro. Alla competitività servono investimenti in capitale umano, reti digitali, apertura ai mercati e condivisione dei dati

di Alessandra Bonfiglioli

Nel dibattito europeo sull’intelligenza artificiale domina un paradosso: mentre Bruxelles definisce il quadro regolatorio più avanzato al mondo, l’Unione rischia di restare indietro proprio nelle industrie dove l’IA genera il maggior vantaggio competitivo. Ma quali fattori determinano la competitività di un paese nei settori ad alta intensità di IA? In uno studio recente con Rosario Crinò, Mattia Filomena e Gino Gancia, cerchiamo di rispondere alla domanda analizzando vent’anni di importazioni statunitensi da 68 paesi e in 79 industrie (sia manifatturiere che dei servizi), tra il 1999 e il 2019.
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mercoledì 3 dicembre 2025

Slovenia, quando la sinistra fa il lavoro sporco della destra

Il centrosinistra sloveno risponde alla richiesta di “ordine” con provvedimenti al limite della costituzionalità: sullo sfondo, la questione rom e un anno elettorale ad alta tensione

di Stefano Lusa

Correva l’anno 2006, quando Toni Negri venne al centro sociale Rog di Lubiana. Il “cattivo maestro” parlò di un mondo dominato non più dagli Stati-nazione, ma da un sistema globale al quale si poteva contrapporre solo il potere della moltitudine.

La vecchia fabbrica di biciclette era stata occupata da artisti e attivisti. In quell’occasione Negri disse anche che tra i governi di centrodestra e quelli di centrosinistra non c’era differenza, e che spesso la sinistra finiva per fare il lavoro sporco della destra.

Anni dopo, su richiesta del comune, il centro sociale venne sgomberato con l’aiuto dei reparti speciali della polizia. Al suo posto, l’amministrazione cittadina di centrosinistra realizzò un creative hub, uno spazio pubblico di produzione digitale, culturale e artigianale. Un altro simbolo della “Lubiana da bere” del sindaco eterno Zoran Janković.
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giovedì 27 novembre 2025

Usa-Cina: perché non è solo una guerra commerciale

Tra Usa e Cina non è in atto una disputa commerciale, ma una rivalità totale. I dazi potrebbero essere un mezzo di pressione per arrivare alla riforma delle regole del commercio che l’Omc non è stato capace di fare. Ma l’Occidente deve cambiare attitudine

di Alessia Amighini

La guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Repubblica popolare cinese (Rpc), esplosa formalmente nel 2018 con l’introduzione di dazi doganali da parte della prima amministrazione Trump, è spesso interpretata come una disputa economica legata agli squilibri commerciali e alla concorrenza industriale. Invece, non è che la manifestazione visibile di una rivalità sistemica che coinvolge la dimensione economica, tecnologica, politica e ideologica. Ne è il sintomo, non la causa.
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mercoledì 26 novembre 2025

ProtectEU, la nuova architettura della sicurezza europea

Nel momento in cui l’Unione Europea ridefinisce il proprio ruolo nello scenario globale, la sicurezza emerge come nuovo terreno di integrazione funzionale. ProtectEU non rappresenta soltanto una risposta alle minacce, ma un progetto politico di coesione che trasforma la sicurezza in uno dei pilastri di una sovranità europea condivisa e moderna

di Elena Cioffi

La sicurezza è il fondamento di tutte le nostre libertà.” Con queste parole, la Commissione Europea ha presentato il 1 aprile 2025, a Strasburgo, ProtectEU, la nuova strategia di sicurezza interna dell’Unione. Non si tratta di un documento tecnico né di un aggiornamento di politica pubblica. ProtectEU ridefinisce il modo in cui l’Europa pensa e costruisce la propria sicurezza, trasformandola in un progetto politico condiviso.
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Eurotassa sul junk food? Prima di mettere una nuova tassa, cancellare una vecchia spesa

L’Unione europea è già oggi una delle aree del globo caratterizzate dalla più alta pressione fiscale e dalla più pervasiva presenza pubblica

di Istituto Bruno Leoni

Una tassa europea sul cibo spazzatura? Se ne parla da tempo, ma pare che questa volta ci siamo vicini. L’imposta soddisferebbe due obiettivi: da un lato, la Commissione europea ha bisogno di individuare entrate (e quindi basi imponibili) per finanziare le politiche comuni senza chiedere agli Stati membri maggiori trasferimenti (è la stessa ragione per cui, tempo fa, si parlava di una tassa europea sulle grandi imprese); dall’altro, l’ambizione di raddrizzare il legno storto dell’umanità attraverso tasse e regole è particolarmente sentita a Bruxelles, che non vede l’ora di sperimentare strumenti nuovi.
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martedì 25 novembre 2025

Pensiero magico

Si sta per chiudere la Cop, la conferenza globale delle parti per discutere le azioni da intraprendere a livello globale per rispondere alla crisi climatica. Nel corso dell’edizione di due anni fa, su Tempolinea, discutevamo dell’atteggiamento ambiguo adottato nei confronti dei paesi del Sud globale quando si tratta la questione ambientale. Ma, forse, per comprendere la gravità del problema si deve scavare ancora più a fondo, alle radici stesse del nostro modo di pensare la questione

di Alessandro Leonardi*

Dieci anni fa, James Hansen – uno dei più celebri ed influenti climatologi al mondo – liquidò in maniera sprezzante le promesse del celeberrimo Accordo di Parigi del 2015 definendolo “una frode, un falso” e pure “una stronzata”. Nelle parole dell’esperto, non si trattava che di “inutili parole”, dal momento che “fino a quando i combustibili fossili sembreranno i più economici in circolazione, continueranno ad essere consumati”. Ovviamente rimase inascoltato, seppellito dall’ottimismo green espresso dalle istituzioni internazionali e dal mondo corporate.
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venerdì 31 ottobre 2025

I Quattro Cavalieri della Tech-pocalisse europea

Aver abdicato agli Stati Uniti qualsiasi iniziativa in campo digitale ha reso l’Europa fragile sotto ogni punto di vista. La dimostrazione lampante è nella partita sull'intelligenza artificiale, dove il Vecchio Continente si mostra per quel che davvero è: un continente vecchio

di Mario Seminerio

Nel terzo trimestre, la crescita tedesca è stata pari a zero, portando la crescita tendenziale, corretta per i giorni lavorati, allo 0,3 per cento, la più debole del G7. Prosegue quindi la stagnazione della Germania, del cui rischio vi avevo ampiamente allertati quando i modelli econometrici insistevano a pronosticare corposi rimbalzi “il prossimo anno”.
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Adesione Ue: Cipro d'esempio per Ucraina, Georgia e Moldova?

La mancanza di integrità territoriale di Cipro - dal 2004 membro dell'Ue - non è mai stato un problema esistenziale per l'Unione, ma per i tre nuovi candidati potrebbe non essere lo stesso. Intervista a Denis Cenușa, esperto associato al Geopolitics and Security Studies Center

di Federico Baccini

Sono passati ormai tre anni e mezzo dalla richiesta di adesione all'Unione europea da parte di Ucraina, Moldova e Georgia. Tra percorsi spediti verso l'obiettivo 2027, a ostacoli con i veti dell'Ungheria di Orbán, o bloccati per gli incontestabili regressi democratici, per tutti i tre candidati rimane presente - seppur sottotraccia - una questione tanto cruciale sul piano nazionale quanto complicata a livello europeo: la presenza di territori separatisti o occupati dalla Russia.
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giovedì 30 ottobre 2025

Riciclaggio in Germania: l’Incredibile storia di come il cuore d’Europa è diventato la lavatrice del denaro sporco

Un documentario trasmesso dalla Dwr, rivela come il motore economico del continente sia diventato, quasi per caso, uno dei più efficienti paradisi per il riciclaggio di denaro al mondo. Investire a Berlino, Amburgo o Monaco è una garanzia di sicurezza per i cartelli della droga o le mafie internazionali

di Redazione Voci dalla Germania

“Possiamo fare tutto in Germania. È un paese molto ingenuo”. Non è la frase di un politico in campagna elettorale, né l’analisi di un economista. È la confessione agghiacciante, quasi sprezzante, di chi conosce dall’interno le autostrade silenziose su cui viaggia il denaro sporco d’Europa. Una sola frase basta a mandare in frantumi l’immagine da cartolina della Germania: ordine, rigore, un’economia che sembra impermeabile a ogni scandalo.
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mercoledì 29 ottobre 2025

Gli investimenti Ue per la difesa: un primo passo con molte criticità

La Commissione Europea stima 800 miliardi di investimenti nei prossimi quattro anni per rafforzare la difesa europea. Come sono calcolati e i possibili rischi insiti nei piani Ue

di Paolo Pellegrini

Nelle intenzioni della Commissione Europea gli investimenti in materia di Difesa che i Paesi dell’Ue dovrebbero realizzare nei prossimi quattro anni ammontano a 800 miliardi di euro. Secondo quanto delineato nei piani ReArm Europe/Readiness 2030 (condivisi negli obiettivi generali da Parlamento e Consiglio) tali investimenti, sovrapponibili o complementari a quelli richiesti ai propri membri dalla Nato, saranno realizzati soltanto in minima parte tramite indebitamento comune e per il resto saranno a carico diretto dei bilanci degli Stati membri, grazie a un allentamento dei vincoli del Patto di stabilità.

Debito comune e investimenti nazionali
Il fondo Safe (Security action for Europe) permetterà di raccogliere sul mercato fino a 150 miliardi di euro, garantiti dall’Ue, da girare agli Stati che ne hanno fatto richiesta (18, tra cui l’Italia per 14,9 miliardi) sotto forma di prestiti a basso interesse e lunga scadenza (i rimborsi sono previsti a partire dal decimo anno e per una durata di ben 45 anni). Per accedere al fondo è necessario che gli Stati procedano ad acquisti congiunti almeno insieme a un altro Stato Ue, che gli armamenti rientrino in alcune definite categorie (ovviamente nell’ambito degli standard Nato) e che almeno il 65% di ogni prodotto sia costruito in un Paese europeo. Questi investimenti, dunque, contribuiscono a definire un livello sia pure minimo di coordinamento europeo e di stimolo all’industria Ue.
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martedì 28 ottobre 2025

La Cina in Medio Oriente: tra pragmatismo economico e vincoli geopolitici

La crescente presenza cinese in Medio Oriente riflette una strategia pragmatica, ma ancora condizionata dal confronto con Washington. Mentre i Paesi del Golfo assumono un ruolo centrale, Israele e Iran restano partner potenziali ma problematici

di Naziha Mossa

Negli ultimi due decenni la Repubblica Popolare Cinese ha intensificato in maniera significativa la sua presenza economica e diplomatica in Medio Oriente, un’area che fino a pochi anni fa occupava una posizione marginale nelle priorità strategiche di Pechino. La regione è oggi vista come cruciale sia per l’approvvigionamento energetico sia per le opportunità di cooperazione industriale e tecnologica. Tuttavia, la proiezione cinese non si sviluppa in modo isolato: essa è inevitabilmente condizionata dal confronto globale con gli Stati Uniti e dalle dinamiche interne a un contesto regionale complesso e frammentato.
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Da Ceaușescu a Trump: quando i bulli anelano al Nobel per la Pace

Una riflessione sulle manie di grandezza e sulle ambizioni di Nicolae Ceaușescu e Donald Trump, due leader che in epoche diverse hanno rivendicato un ruolo di mediatori internazionali mirando al Nobel per la Pace

di Sielke Kelner

Mezzo secolo fa Nicolae Ceaușescu giocava un ruolo di mediazione non del tutto marginale nel conflitto israelo-palestinese. Convinto che quel protagonismo gli sarebbe valso il premio Nobel per la pace , il dittatore romeno spinse la diplomazia di Bucarest a ricoprire una veste inedita in Medio Oriente.

Negli scorsi mesi un altro leader – altrettanto vanesio e, seppure non si possa ancora considerare un dittatore, incline a manifestazioni autocratiche – ha espresso l'ambizione di ottenere lo stesso titolo: l’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Quest’ultimo ha più volte rivendicato il diritto di riceverlo, appellandosi alle sue presunte doti di negoziatore in politica estera, per il ruolo giocato non solo tra Palestina ed Israele, ma anche tra Ucraina e Russia.
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venerdì 24 ottobre 2025

Fine vita e corte costituzionale

Con la sentenza n. 242 del 2019, la Corte Costituzionale ha ribadito che il diritto alla vita è bene primario e fondamentale e che non esiste un vero e proprio diritto a morire. Tuttavia, la dilatazione del già consentito suicidio medicalmente assistito si tradurrebbe in un nuovo passo avanti verso la piena eutanasia. Con buona pace «del dovere dello Stato di tutelare la vita di ogni individuo»

di Lorenzo Vittorio Petrosillo*

L’attesissima pronuncia della corte Costituzionale sul “fine vita”, nella declinazione non dell’aiuto al suicidio (c.d. suicidio assistito) ma sulla sollevata questione della parziale illegittimità costituzionale dell’art. 579 del codice penale (“omicidio del consenziente”) ha deluso giuristi, operatori sanitari e in generale i cittadini più consapevoli della delicatezza etica delle questioni sottoposte alla Corte. Delusione qui significa elusione. La Corte infatti ha evitato di affrontare il cuore del problema, rinviando alla disciplina già vigente e a elementi fattuali quali la effettiva reperibilità/irreperibilità di dispositivi medici di somministrazione farmacologica, elementi importanti forse per il caso specifico, ma marginali per quel che concerne l’enunciazione di princìpi-guida.
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mercoledì 22 ottobre 2025

La Roadmap per la prontezza difensiva europea: obiettivo 2030

L’Unione Europea ha scelto alcuni progetti strategici per costruire concretamente la
prontezza delle capacità difensive europee, per fronteggiare la “persistente minaccia”
rappresentata da una Russia ostile e militarizzata ai suoi confini orientali. Un passo
davvero ambizioso verso una vera politica di sicurezza europea, ma i nodi di governance e
integrazione restano per ora irrisolti


di Giulio Croce

Il 16 Ottobre 2025, la Commissione Europea e l’Alto Rappresentante per la Politica Estera
Europea, Kaja Kallas, hanno presentato la nuova Roadmap Difensiva per rafforzare le
capacità europee. Il documento, chiamato ufficialmente “Preserving Peace – Defence
Readiness Roadmap 2030”, dà seguito alla svolta securitaria iniziata con la pubblicazione
del Libro Bianco per la Difesa – Readiness 2030 (cui il nome è chiaramente richiamato dal
titolo della Roadmap).
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Il crepuscolo del macronismo e il doppio governo Lecornu

Dopo la caduta del governo Bayrou e la nomina di Sébastien Lecornu, la Francia entra in una fase di sfilacciamento politico e sociale. La France Insoumise denuncia la “continuità nell’austerità”, mentre le piazze mostrano la profondità del dissenso e la fragilità dell’esecutivo

di Giulio Chinappi

La sequenza aperta dalla caduta del governo Bayrou e dalla successiva nomina di Sébastien Lecornu a Matignon ha illuminato quella che, quella che in Francia viene chiamata l’“eccezione centrista macroniana”, capace per anni di imporsi come cerniera tra destra e sinistra, è entrata in una stagione crepuscolare. Sul piano istituzionale, l’assenza di una maggioranza stabile e la necessità di cercare voti “a geometria variabile” rendono l’esecutivo dipendente da tatticismi parlamentari; su quello sociale, la ripresa della mobilitazione unitaria e l’ampiezza dei cortei svoltisi dal 18 settembre in poi hanno mostrato una società polarizzata, stanca dei sacrifici a senso unico e ormai impermeabile alla retorica della “responsabilità” di bilancio.
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martedì 21 ottobre 2025

In Marocco la Generazione Z vuole la sanità, non la Coppa del Mondo

In Marocco, le proteste della Generazione Z hanno incontrato l’opposizione ai Campionati mondiali di calcio maschile del 2030

di Luca Pisapia

È scesa in piazza in Kenya, in Nepal, in Indonesia e nelle Filippine. E ora anche in Madagascar, in Perù e in Algeria. È la Generazione Z, le ragazze e i ragazzi tra i 13 e i 28 anni di età, che sta incendiando il mondo. La stessa che ha riempito le gigantesche piazze europee nelle manifestazioni a favore della Palestina. Una nuova onda generazionale, disinteressata alle vecchie parole d’ordine della politica novecentesca, che si coordina attraverso piattaforme come TikTok e Discord per sfidare l’ordine costituito e prendere in mano il suo destino. Un’onda che da qualche settimana è esplosa anche in Marocco.
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Money for Nothing

Dalla Manovra di Conte a quella del Governo Meloni passando per quanto fatto da Draghi: storia e confronto di un percorso fortemente limitato a causa delle regole europee. Ma si poteva fare di meglio ed evitare, almeno parzialmente, il taglio di 10 miliardi alla spesa sociale

di Daniele Matteoli


La manovra finanziaria 2026 varata dal Governo Meloni, per un totale di circa 18,7 miliardi di euro, si pone in un quadro europeo di regole sul bilancio pubblico che limitano fortemente lo spazio di manovra annuale. Le nuove regole europee, introdotte nell’aprile 2024, impongono un sentiero di contenimento e progressiva riduzione del debito pubblico tramite limiti molto stringenti alla spesa primaria netta. 
Nel confronto con le precedenti manovre, emerge come quella del 2026 sia particolarmente “formato mignon” (una pastarella), caratterizzata da misure marginali di aggiustamento che lasciano poco spazio a interventi strutturali di rilancio economico o sociale.
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La povertà in Italia: cosa è cambiato in dieci anni

I dati del 2024 mostrano che la povertà in Italia resta stabile, benché su livelli ancora elevati. Negli ultimi dieci anni la situazione è peggiorata soprattutto per le famiglie del Nord, per quelle più numerose e per quelle composte da cittadini stranieri

di Massimo Baldini e Stefano Toso

Dai dati Istat pubblicati il 14 ottobre sulla povertà in Italia nel 2024 esce un quadro molto stabile: l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie è dell’8,4 per cento, come nel 2023, mentre quella tra gli individui è del 9,8 per cento, contro il 9,7 per cento nell’anno precedente. Le famiglie povere in senso assoluto nel 2024 sono 2,22 milioni e le persone povere 5,74 milioni. Le uniche differenze statisticamente significative rispetto al 2023 riguardano una maggiore incidenza della povertà assoluta tra chi risiede nelle Isole (da 11,9 a 13,4 per cento) e per le coppie con persona di riferimento sotto i 65 anni (da 4,7 a 6,4 per cento).
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giovedì 16 ottobre 2025

Argentina, il rischio è politico

Si avvicinano in Argentina le elezioni parlamentari di metà mandato. Il governo Milei ha dalla sua la netta riduzione dell’inflazione. Ma scandali, tensioni sociali e incertezza economica mettono in dubbio il futuro del programma economico del presidente.

di Paolo Rizzo

L’Argentina vive una fase di svolta. L’amministrazione Milei è riuscita dove tutti i governi precedenti avevano fallito: controllare l’inflazione, il male endemico del paese.

La chiave di volta è stata il ritorno immediato al pareggio di bilancio. Javier Milei ha impostato la sua strategia sull’idea che l’Argentina, priva di accesso ai mercati dei capitali, non potesse permettersi un deficit di bilancio. Ogni disavanzo, infatti, avrebbe dovuto essere finanziato con emissione di moneta e avrebbe alimentato nuovamente l’inflazione. Per questo, il presidente ha bloccato qualsiasi iniziativa del Congresso che prevedesse un aumento in deficit della spesa pubblica, arrivando a imporre drastici tagli, dalla sanità alle università, fino alle pensioni.

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I dati di New York smontano il mito: limitare Airbnb non risolve la crisi abitativa

Il dibattito sugli affitti brevi si ripete con toni accesi in tutto il mondo. Governi locali e associazioni di categoria sostengono che piattaforme come Airbnb o Vrbo sottraggano case ai residenti, alimentando il caro-affitti nelle metropoli globali. Dall’altra parte, i sostenitori degli affitti brevi ribattono che si tratta di una quota marginale dello stock abitativo e che, anzi, rappresentano un’opportunità economica per famiglie e piccoli proprietari. La città di New York è diventata la cartina tornasole di questo scontro

di Redazione Economia x Finanza

Con l’entrata in vigore della Local Law 18, a settembre 2023, la Grande Mela ha imposto requisiti rigidissimi: obbligo di registrazione, presenza costante dell’host durante il soggiorno, massimo due ospiti per volta, divieto di chiusura a chiave delle stanze. Risultato immediato: l’offerta di Airbnb si è ridotta dell’89% in pochi mesi, secondo i dati del Comune.
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mercoledì 15 ottobre 2025

La guerra di Putin contro l’Europa

È la Russia a provocare con le sue guerre neo-imperialiste il riarmo dell’Europa, o è l’Europa che con il riarmo provoca la Russia? Non importa, la questione è un’altra: se l’Ucraina diventasse il ventottesimo stato membro, l’eccezionalismo russo verrebbe incrinato, e la Russia perderebbe una volta per tutte un grande mercato di sbocco per i suoi prodotti

di Gabriele Catania

Nella notte tra il 9 e il 10 settembre una ventina di droni ha violato lo spazio aereo della Polonia – uno Stato membro della UE e della NATO. Alcuni di essi sono stati abbattuti, principalmente dai caccia F-35 dei Paesi Bassi intervenuti (al pari di un E-550A italiano decollato dalla base aerea di Ämari, in Estonia) per dare manforte alla Siły Powietrzne, l’aeronautica militare polacca.
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martedì 14 ottobre 2025

Trump e i miliardari della tecnologia: cosa ci guadagna la Silicon Valley

Con Trump alla Casa Bianca, l’élite tech ottiene deregolamentazioni, incarichi, fondi pubblici e potere. E l’IA corre senza freni

di Anne-Sophie Simpere

Criptovalute: indagini sospese e deregolamentazione totale
Sul fronte delle criptovalute, la Securities and Exchange Commission, autorità di vigilanza dei mercati finanziari statunitensi, aveva avviato una serie di indagini su piattaforme sospettate di varie irregolarità. Indagini che sono state abbandonate dopo l’arrivo di Donald Trump al potere. Sono state abrogate anche le norme del Staff Accounting Bulletin 121, che obbligavano le banche a dichiarare le criptovalute detenute per conto dei propri clienti e a mantenere riserve adeguate per garantirne la sicurezza.
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sabato 11 ottobre 2025

I chatbot possono usare le chat per denunciare possibili atti violenti alla polizia




di Walter Ferri

Il mercato spinge a presentare i chatbot non solo come motori di ricerca o assistenti personali, ma anche come consulenti legali, psicoterapeuti, coach o amici su cui fare affidamento. Invece di assumersi la responsabilità delle gravi criticità legate a tali usi impropri, le aziende stanno imboccando una strada diversa: si tutelano dagli oneri legislativi introducendo forme inedite di sorveglianza. Il nuovo approccio prevede infatti che ogni confidenza dell’utente ritenuta problematica possa essere eventualmente segnalata alle autorità, una scelta che mina la privacy individuale e apre la strada a un modello di controllo di massa.

Per comprendere l’attuale contesto è necessario compiere un passo indietro. Da oltre un anno, negli Stati Uniti si registrano casi di persone che, dopo aver interagito con i chatbot, sprofondano nella psicosi, danno sfogo a idee che portano al loro arresto, avviano pratiche di autolesionismo o arrivano addirittura a togliersi la vita. In molti di questi episodi, i protagonisti non erano caratterizzati da precedenti clinici pertanto i cronisti, i politici e i parenti delle vittime si sono focalizzati sugli scambi intrattenuti da questi soggetti con le IA, attribuendo alle macchine la responsabilità di quanto accaduto.

Il problema, verosimilmente, è più complesso e affonda le radici in carenze strutturali profonde. Chi si affida a uno “psicologo IA”, per esempio, lo fa spesso perché non può accedere a cure specialistiche di stampo tradizionale. Eppure questo non cambia la percezione pubblica: l’idea che i chatbot possano causare sofferenza e disturbi mentali sta progressivamente prendendo piede. A fine agosto, i genitori di Adam Raine – un sedicenne morto suicida dopo numerose interazioni con ChatGPT – hanno intentato causa contro OpenAI. Dalle carte processuali sono emerse conversazioni inquietanti: la macchina, programmata per convalidare le idee dell’utente, finiva per assecondare il disagio del giovane, un atteggiamento che, secondo l’accusa, avrebbe contribuito a spingerlo verso la tragedia. Pochi giorni dopo l’emergere della vicenda, OpenAI ha pubblicato un annuncio sul proprio blog, promettendo “un sostegno concreto alle persone nel momento del bisogno”.

In pratica, questo “sostegno” consiste nell’inoltrare alcune conversazioni sensibili a un “team addestrato”, ovvero a revisori umani che possono decidere a loro discrezione se girare il caso alle autorità competenti. Sebbene Sam Altman – CEO di OpenAI – avesse in passato dichiarato di confidare in un futuro in cui i chatbot avrebbero ottenuto la stessa riservatezza garantita oggi a uno psicoterapeuta, l’azienda si mostra attualmente pronta a monitorare e segnalare alla polizia ogni forma di potenziale reato violento. Sulla scia di OpenAI, anche Anthropic, Google e Microsoft hanno a loro volta adottato politiche affini. Una scelta che assume in questo senso contorni ancora più significativi, visto che queste imprese stanno costruendo ecosistemi di servizi integrati che vanno ben oltre i chatbot. Stiamo parlando di sistemi di posta elettronica, assistenti alla programmazione o segretari digitali, capaci di penetrare in ogni sfera della vita online.

In merito, il Garante della Privacy italiano ha recentemente lanciato un segnale d’allarme, sottolineando come le normative vigenti – Digital Services Act, GDPR e persino l’AI Act – lascino ampie zone grigie su questa forma di “controllo digitale automatizzato”. “Le multinazionali dell’intelligenza artificiale hanno già dispiegato sistemi di monitoraggio che superano le capacità di sorveglianza tradizionali”, ha spiegato Agostino Ghiglia, componente del Garante per la protezione dei dati personali. “E lo hanno fatto aggirando completamente il processo di approvazione democratica europeo”. In un’intervista a Il Giornale, Ghiglia è ancora più esplicito: “ogni parola può diventare un fascicolo. Il confine tra sicurezza e sorveglianza massiva si assottiglia ogni giorno”.

Usare i chatbot come confidenti non significa solamente affidarsi a strumenti inaffidabili e soggetti a “allucinazioni”: equivale, di fatto, a fornire il proprio consenso a essere denunciati. Ciò dipende dalle interpretazioni più ampie del cosiddetto “interesse legittimo”, il principio giuridico a cui le grandi aziende digitali si appellano senza sosta per giustificare la raccolta e il trattamento massivo dei dati utente. Sul piano normativo, si potrebbe però fare affidamento su qualche argine improvvisato: strumenti giuridici teoricamente applicabili potrebbero dimostrarsi utili a contenere questi eccessi e a difendere i diritti fondamentali legati alla privacy, tuttavia si tratta di regole pensate per altri contesti, che dovrebbero essere interpretate e adattate per star dietro a una tecnologia che corre molto più veloce della legge stessa. Il vero problema è la volontà politica: oggi manca la determinazione ad applicare le norme già esistenti. Anzi, la tendenza sembra andare nella direzione diametralmente opposta, con governo e istituzioni europee che discutono di alleggerire l’AI Act e il GDPR per favorire il “progresso” e la “competitività” industriale. Nel frattempo, cresce anche la tentazione di cedere a misure securitarie permeabili e invasive come il Chat Control, proposta normativa che vuol far sì che sia possibile scansionare in tempo reale le chat private, al fine di rendere più efficace la lotta contro gli abusi sessuali sui minori.

Walter Ferri per L'indipendente
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mercoledì 8 ottobre 2025

La crisi abitativa nei Balcani occidentali

In città come Belgrado, Tirana e Pristina il costo degli alloggi è ormai troppo alto rispetto al livello delle retribuzioni. Il mercato immobiliare è sempre meno accessibile, soprattutto per i giovani, ma le istituzioni stentano a fare la loro parte

di Jovana Matthews*

Da sette anni Dejana Stošić vive in affitto a Belgrado. Questa ventiseienne originaria di una cittadina del sud della Serbia lavora per un’azienda privata e ha da poco visto aumentare il suo stipendio, ma per il momento non ha in programma di lasciare l’alloggio condiviso in cui abita. Il costo della vita nella capitale serba ormai è molto alto.
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