Anno X - Numero 39
Il tempo degli eventi è diverso dal nostro.
Eugenio Montale

giovedì 11 dicembre 2025

L’Argentina di Milei: la rivoluzione del disincanto

A due anni dall’ascesa di Javier Milei, l’Argentina è sospesa tra stabilità economica e rabbia sociale. La rivoluzione in atto può spezzare il ciclo di crisi o diventarne l’ennesimo capitolo

di Mattia Alfano

Il responso delle recenti elezioni di medio termine ha lanciato un segnale forte e inequivocabile. Gli argentini hanno abbracciato un’idea: quella di proseguire con il cambiamento radicale iniziato due anni fa, un progetto che — pur tra dubbi e incertezze — sembra voler guardare al lungo periodo. Ma tra le righe del voto si legge anche un messaggio più profondo: per il momento, gli elettori hanno voltato le spalle al peronismo. Eppure, dal punto di vista socioeconomico, la situazione in Argentina resta tutt’altro che rosea. Perché, allora, così tanti argentini continuano a sostenere Milei? E quali risultati concreti ha ottenuto finora il suo Governo?
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Il costo della complessità normativa

La farraginosità e la scarsa qualità delle norme riducono gli spazi per l’innovazione e distruggono ricchezza. Un problema che pesa su innovazione e sulla competitività

di Istituto Bruno Leoni

Troppe regole strangolano la crescita. Ma non è solo questione di quantità: anche la farraginosità e la scarsa qualità delle norme riducono gli spazi per l’innovazione e distruggono ricchezza.

Un nuovo progetto di Epicenter studia la qualità del diritto dell’Unione europea e offre utili spunti per ridurne i costi impliciti. È importante comprendere il nesso tra il modo in cui sono scritte le leggi e gli incentivi o disincentivi che questo determina sull’attività economica.
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mercoledì 10 dicembre 2025

L’Ue approva la deregolamentazione dei nuovi Ogm



di Enrica Perucchietti

L’Unione Europea ha dato il via libera al nuovo quadro regolamentare per le cosiddette “Nuove Tecniche Genomiche” (Ngt), soprannominate in Italia “Tea” (Tecniche di Evoluzione Assistita): buona parte delle piante ottenute con queste tecniche sarà considerata equivalente a varietà convenzionali e, quindi, sarà esentata da obblighi di etichettatura, valutazione del rischio e monitoraggio ambientale. Le organizzazioni contadine, dell’agricoltura biologica e ambientaliste condannano senza appello l’accordo, denunciando l’assenza di un adeguato monitoraggio degli impatti su salute e biodiversità, i gravi rischi per il settore biologico e la totale mancanza di limiti allo strapotere delle multinazionali sementiere.

Dopo oltre due anni di negoziati, l’Ue ha definito una classificazione chiara: le Ngt saranno divise in due categorie, Ngt-1 e Ngt-2. Le piante della classe Ngt-1 – che comprendono prodotti di laboratorio considerati equivalenti a quelli della natura, con modifiche minime al genoma – saranno trattate come piante convenzionali. Per esse non ci sarà l’obbligo di etichettatura né di tracciabilità, né altre misure restrittive. In questa categoria, attualmente ricade il 94% dei nuovi Ogm in fase di studio. Le varietà catalogate come Ngt-2, cioè, quelle con modifiche più ampie di una soglia arbitraria di 20 nucleotidi, o con tratti potenzialmente sensibili – come tolleranza agli erbicidi o effetti insetticidi – resteranno soggette alla normativa vigente per gli Ogm: autorizzazioni, controlli, etichette informative. Gli Stati membri avranno anche la facoltà di vietare o limitare la coltivazione sul proprio territorio. Secondo le autorità comunitarie e alcuni rappresentanti del mondo agricolo, la mossa rappresenta un’opportunità per rinnovare e modernizzare il settore agrario europeo: le nuove varietà potrebbero essere più resistenti agli stress ambientali, come siccità o inondazioni e tolleranti a condizioni sempre più difficili causate dai cambiamenti climatici. Inoltre, potrebbero richiedere un uso inferiore di fertilizzanti e pesticidi, con benefici per la sostenibilità e la competitività della produzione agroalimentare. In una nota, la confederazione agricola Coldiretti ha definito l’intesa «un passo avanti importante» per valorizzare le potenzialità delle tecniche di evoluzione assistita a favore degli agricoltori europei.

La decisione ha però suscitato l’allarme di molte associazioni per l’agricoltura biologica, ambientaliste e per la tutela dei consumatori – tra cui FederBio, Slow Food, Greenpeace, Lipu e altre – che bollano l’accordo come un grave passo indietro per la tutela della biodiversità, dell’ambiente e della sovranità alimentare. «I Tea sono Ogm e come tali devono essere regolamentati», spiega FederBio, che invita la plenaria dell’Europarlamento a bocciare la proposta e i governi a rifiutarla. Il nodo centrale delle critiche riguarda la liberalizzazione delle Ngt-1: esentare dalla regolamentazione piante ottenute con tecniche genetiche, senza obblighi di etichettatura e tracciabilità, significa aprire la porta a una diffusione su larga scala di varietà potenzialmente brevettate. Le nuove norme favorirebbero, infatti, le multinazionali, permettendo loro di brevettare le sementi. Questo potrebbe compromettere la certificazione di chi produce biologico o alimenti “Ogm-free” e mettere a rischio varietà tradizionali e locali, elemento chiave della biodiversità agraria. La contaminazione genetica dei campi non sarebbe più controllabile e le aziende agricole convenzionali o biologiche correrebbero il rischio di perdere lo status e la fiducia del mercato. Vi è poi un problema di trasparenza e oneri: in caso di danni ambientali o sanitari, le imprese che immettono sul mercato prodotti Ngt-1 potrebbero sottrarsi a controlli o responsabilità, rendendo difficile la tracciabilità e la tutela dei consumatori.

L’accordo deve ancora essere formalmente approvato: il testo passerà per il voto del Parlamento Europeo e per la ratifica da parte dei governi degli Stati membri. Non è ancora chiaro se le maggioranze siano consolidate. Se entrerà in vigore, il nuovo regolamento potrà cambiare radicalmente il volto dell’agricoltura in Europa: da una parte offrendo nuove opportunità di resilienza climatica, produttività e innovazione varietale; dall’altra aprendo a scenari critici per il biologico, la biodiversità, la tracciabilità del cibo e la trasparenza verso i consumatori. Il dibattito, già acceso, rischia di intensificarsi. Per molte associazioni, la partita non è chiusa: chiedono che il regolamento venga respinto o quantomeno rivisto nelle aule europee prima di qualsiasi approvazione definitiva. La posta in gioco non è solo normativa: riguarda il futuro stesso del cibo che coltiviamo e mangiamo.

Enrica Perucchietti per L’Indipendente
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Il ritorno del ribelle? Alexis Tsipras e la rivoluzione incompiuta

Dall’euforia della vittoria del 2015 alla dura realtà del debito, dell’austerità in Grecia e del compromesso politico, Alexis Tsipras è sempre stato una figura contraddittoria. Ora è fuori dal Parlamento, ma il ribelle si sta preparando a tornare alla ribalta

di Mary Drosopoulos

Era la tarda notte del 25 gennaio 2015 quando la folla nel centro di Atene esplose in un applauso. Le bandiere greche sventolavano contro il chiarore dei riflettori e un grezzo inno rock, “Rock the Casbah”, risuonava dagli altoparlanti: un titolo inaspettato quanto il momento politico.

Un ingegnere quarantenne diventato attivista emerse dal tunnel del palco dell’auditorium: Alexis Tsipras. Alzò il pugno, la folla esultò. Per un Paese martoriato da anni di crisi e austerità, la scena sembrò un sospiro collettivo, la promessa che qualcosa di nuovo potesse finalmente iniziare.
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martedì 9 dicembre 2025

Il paradosso della moda usata: perché non riduce davvero i consumi

L’usato cresce, ma anche i consumi: il mercato second hand spinge nuovi acquisti e non riduce davvero l’impatto della moda

di Claudia Vago

Interno giorno. Una ragazza, che chiameremo Sofia, circa 25 anni, è sdraiata sul divano di casa. È intenta a guardare lo schermo del telefonino dove scorre il feed di Vinted. Nel carrello ha già tre maglioni a 15 euro l’uno. «È usato, quindi va bene», pensa. Il senso di colpa per l’ennesimo acquisto si dissolve. Anzi, sente di fare la cosa giusta: sta salvando vestiti dalla discarica, no? Il martedì successivo, durante la pausa pranzo, cede a quella gonna di Zara vista in vetrina. Costo: 25 euro. «Me la merito», si dice. «Ultimamente ho comprato solo usato».

Sofia non lo sa, ma sta sperimentando sulla propria pelle quello che gli psicologi chiamano moral licensing: un meccanismo per cui un’azione percepita come etica ci autorizza, inconsciamente, a comportamenti meno virtuosi.
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Il reminbi diventa una valuta sempre più attrattiva e utilizzata

L’emissione, per la prima volta, di titoli di Stato russi denominati in renminbi riaccende la narrativa occidentale della “sfida al dollaro”. Ma l’internazionalizzazione dello yuan risponde a logiche di mercato, nuove catene del valore e cooperazione multilaterale, non a un braccio di ferro geopolitico

di Giulio Chinappi

Il Ministero delle Finanze russo ha annunciato che emetterà per la prima volta titoli di Stato denominati in Rmb; la registrazione per la sottoscrizione inizia il 2 dicembre. In precedenza, paesi come Regno Unito e Indonesia avevano già emesso obbligazioni sovrane in yuan offshore, ma per Mosca è la prima volta. Eppure, questa normalissima operazione di finanziamento è stata forzata, in alcune opinioni pubbliche occidentali, dentro una narrativa di “confronto geopolitico”, presentata come un ulteriore passo della Cina per “competere per l’influenza globale” o “sfidare il sistema del dollaro”.
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sabato 6 dicembre 2025

L’Europa regola l’IA, ma la competitività nasce altrove

Bruxelles definisce il quadro regolatorio più avanzato al mondo per l’IA, ma le industrie dell’Unione rischiano di rimanere indietro. Alla competitività servono investimenti in capitale umano, reti digitali, apertura ai mercati e condivisione dei dati

di Alessandra Bonfiglioli

Nel dibattito europeo sull’intelligenza artificiale domina un paradosso: mentre Bruxelles definisce il quadro regolatorio più avanzato al mondo, l’Unione rischia di restare indietro proprio nelle industrie dove l’IA genera il maggior vantaggio competitivo. Ma quali fattori determinano la competitività di un paese nei settori ad alta intensità di IA? In uno studio recente con Rosario Crinò, Mattia Filomena e Gino Gancia, cerchiamo di rispondere alla domanda analizzando vent’anni di importazioni statunitensi da 68 paesi e in 79 industrie (sia manifatturiere che dei servizi), tra il 1999 e il 2019.
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mercoledì 3 dicembre 2025

Slovenia, quando la sinistra fa il lavoro sporco della destra

Il centrosinistra sloveno risponde alla richiesta di “ordine” con provvedimenti al limite della costituzionalità: sullo sfondo, la questione rom e un anno elettorale ad alta tensione

di Stefano Lusa

Correva l’anno 2006, quando Toni Negri venne al centro sociale Rog di Lubiana. Il “cattivo maestro” parlò di un mondo dominato non più dagli Stati-nazione, ma da un sistema globale al quale si poteva contrapporre solo il potere della moltitudine.

La vecchia fabbrica di biciclette era stata occupata da artisti e attivisti. In quell’occasione Negri disse anche che tra i governi di centrodestra e quelli di centrosinistra non c’era differenza, e che spesso la sinistra finiva per fare il lavoro sporco della destra.

Anni dopo, su richiesta del comune, il centro sociale venne sgomberato con l’aiuto dei reparti speciali della polizia. Al suo posto, l’amministrazione cittadina di centrosinistra realizzò un creative hub, uno spazio pubblico di produzione digitale, culturale e artigianale. Un altro simbolo della “Lubiana da bere” del sindaco eterno Zoran Janković.
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martedì 2 dicembre 2025

Le tasse sui super ricchi fanno male a tutti: una lezione dalla Svizzera

Quando si tassano gli altri, dovremmo ricordare che, prima o poi, gli altri siamo noi

di Istituto Bruno Leoni

Poche parole d’ordine ricorrono con tanta insistenza nel dibattito pubblico come: aumentare le tasse su ricchi. In un referendum la Svizzera ha bocciato, a larga maggioranza, la proposta di un’imposta sulle successioni e le donazioni superiori ai 50 milioni di franchi. Domenica, il 79% dei votanti (pari a poco meno della metà degli aventi diritto) ha respinto la proposta dei Giovani Socialisti.
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giovedì 27 novembre 2025

Usa-Cina: perché non è solo una guerra commerciale

Tra Usa e Cina non è in atto una disputa commerciale, ma una rivalità totale. I dazi potrebbero essere un mezzo di pressione per arrivare alla riforma delle regole del commercio che l’Omc non è stato capace di fare. Ma l’Occidente deve cambiare attitudine

di Alessia Amighini

La guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Repubblica popolare cinese (Rpc), esplosa formalmente nel 2018 con l’introduzione di dazi doganali da parte della prima amministrazione Trump, è spesso interpretata come una disputa economica legata agli squilibri commerciali e alla concorrenza industriale. Invece, non è che la manifestazione visibile di una rivalità sistemica che coinvolge la dimensione economica, tecnologica, politica e ideologica. Ne è il sintomo, non la causa.
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mercoledì 26 novembre 2025

ProtectEU, la nuova architettura della sicurezza europea

Nel momento in cui l’Unione Europea ridefinisce il proprio ruolo nello scenario globale, la sicurezza emerge come nuovo terreno di integrazione funzionale. ProtectEU non rappresenta soltanto una risposta alle minacce, ma un progetto politico di coesione che trasforma la sicurezza in uno dei pilastri di una sovranità europea condivisa e moderna

di Elena Cioffi

La sicurezza è il fondamento di tutte le nostre libertà.” Con queste parole, la Commissione Europea ha presentato il 1 aprile 2025, a Strasburgo, ProtectEU, la nuova strategia di sicurezza interna dell’Unione. Non si tratta di un documento tecnico né di un aggiornamento di politica pubblica. ProtectEU ridefinisce il modo in cui l’Europa pensa e costruisce la propria sicurezza, trasformandola in un progetto politico condiviso.
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Eurotassa sul junk food? Prima di mettere una nuova tassa, cancellare una vecchia spesa

L’Unione europea è già oggi una delle aree del globo caratterizzate dalla più alta pressione fiscale e dalla più pervasiva presenza pubblica

di Istituto Bruno Leoni

Una tassa europea sul cibo spazzatura? Se ne parla da tempo, ma pare che questa volta ci siamo vicini. L’imposta soddisferebbe due obiettivi: da un lato, la Commissione europea ha bisogno di individuare entrate (e quindi basi imponibili) per finanziare le politiche comuni senza chiedere agli Stati membri maggiori trasferimenti (è la stessa ragione per cui, tempo fa, si parlava di una tassa europea sulle grandi imprese); dall’altro, l’ambizione di raddrizzare il legno storto dell’umanità attraverso tasse e regole è particolarmente sentita a Bruxelles, che non vede l’ora di sperimentare strumenti nuovi.
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martedì 25 novembre 2025

Pensiero magico

Si sta per chiudere la Cop, la conferenza globale delle parti per discutere le azioni da intraprendere a livello globale per rispondere alla crisi climatica. Nel corso dell’edizione di due anni fa, su Tempolinea, discutevamo dell’atteggiamento ambiguo adottato nei confronti dei paesi del Sud globale quando si tratta la questione ambientale. Ma, forse, per comprendere la gravità del problema si deve scavare ancora più a fondo, alle radici stesse del nostro modo di pensare la questione

di Alessandro Leonardi*

Dieci anni fa, James Hansen – uno dei più celebri ed influenti climatologi al mondo – liquidò in maniera sprezzante le promesse del celeberrimo Accordo di Parigi del 2015 definendolo “una frode, un falso” e pure “una stronzata”. Nelle parole dell’esperto, non si trattava che di “inutili parole”, dal momento che “fino a quando i combustibili fossili sembreranno i più economici in circolazione, continueranno ad essere consumati”. Ovviamente rimase inascoltato, seppellito dall’ottimismo green espresso dalle istituzioni internazionali e dal mondo corporate.
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venerdì 31 ottobre 2025

I Quattro Cavalieri della Tech-pocalisse europea

Aver abdicato agli Stati Uniti qualsiasi iniziativa in campo digitale ha reso l’Europa fragile sotto ogni punto di vista. La dimostrazione lampante è nella partita sull'intelligenza artificiale, dove il Vecchio Continente si mostra per quel che davvero è: un continente vecchio

di Mario Seminerio

Nel terzo trimestre, la crescita tedesca è stata pari a zero, portando la crescita tendenziale, corretta per i giorni lavorati, allo 0,3 per cento, la più debole del G7. Prosegue quindi la stagnazione della Germania, del cui rischio vi avevo ampiamente allertati quando i modelli econometrici insistevano a pronosticare corposi rimbalzi “il prossimo anno”.
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Adesione Ue: Cipro d'esempio per Ucraina, Georgia e Moldova?

La mancanza di integrità territoriale di Cipro - dal 2004 membro dell'Ue - non è mai stato un problema esistenziale per l'Unione, ma per i tre nuovi candidati potrebbe non essere lo stesso. Intervista a Denis Cenușa, esperto associato al Geopolitics and Security Studies Center

di Federico Baccini

Sono passati ormai tre anni e mezzo dalla richiesta di adesione all'Unione europea da parte di Ucraina, Moldova e Georgia. Tra percorsi spediti verso l'obiettivo 2027, a ostacoli con i veti dell'Ungheria di Orbán, o bloccati per gli incontestabili regressi democratici, per tutti i tre candidati rimane presente - seppur sottotraccia - una questione tanto cruciale sul piano nazionale quanto complicata a livello europeo: la presenza di territori separatisti o occupati dalla Russia.
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giovedì 30 ottobre 2025

Riciclaggio in Germania: l’Incredibile storia di come il cuore d’Europa è diventato la lavatrice del denaro sporco

Un documentario trasmesso dalla Dwr, rivela come il motore economico del continente sia diventato, quasi per caso, uno dei più efficienti paradisi per il riciclaggio di denaro al mondo. Investire a Berlino, Amburgo o Monaco è una garanzia di sicurezza per i cartelli della droga o le mafie internazionali

di Redazione Voci dalla Germania

“Possiamo fare tutto in Germania. È un paese molto ingenuo”. Non è la frase di un politico in campagna elettorale, né l’analisi di un economista. È la confessione agghiacciante, quasi sprezzante, di chi conosce dall’interno le autostrade silenziose su cui viaggia il denaro sporco d’Europa. Una sola frase basta a mandare in frantumi l’immagine da cartolina della Germania: ordine, rigore, un’economia che sembra impermeabile a ogni scandalo.
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mercoledì 29 ottobre 2025

Gli investimenti Ue per la difesa: un primo passo con molte criticità

La Commissione Europea stima 800 miliardi di investimenti nei prossimi quattro anni per rafforzare la difesa europea. Come sono calcolati e i possibili rischi insiti nei piani Ue

di Paolo Pellegrini

Nelle intenzioni della Commissione Europea gli investimenti in materia di Difesa che i Paesi dell’Ue dovrebbero realizzare nei prossimi quattro anni ammontano a 800 miliardi di euro. Secondo quanto delineato nei piani ReArm Europe/Readiness 2030 (condivisi negli obiettivi generali da Parlamento e Consiglio) tali investimenti, sovrapponibili o complementari a quelli richiesti ai propri membri dalla Nato, saranno realizzati soltanto in minima parte tramite indebitamento comune e per il resto saranno a carico diretto dei bilanci degli Stati membri, grazie a un allentamento dei vincoli del Patto di stabilità.

Debito comune e investimenti nazionali
Il fondo Safe (Security action for Europe) permetterà di raccogliere sul mercato fino a 150 miliardi di euro, garantiti dall’Ue, da girare agli Stati che ne hanno fatto richiesta (18, tra cui l’Italia per 14,9 miliardi) sotto forma di prestiti a basso interesse e lunga scadenza (i rimborsi sono previsti a partire dal decimo anno e per una durata di ben 45 anni). Per accedere al fondo è necessario che gli Stati procedano ad acquisti congiunti almeno insieme a un altro Stato Ue, che gli armamenti rientrino in alcune definite categorie (ovviamente nell’ambito degli standard Nato) e che almeno il 65% di ogni prodotto sia costruito in un Paese europeo. Questi investimenti, dunque, contribuiscono a definire un livello sia pure minimo di coordinamento europeo e di stimolo all’industria Ue.
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martedì 28 ottobre 2025

La Cina in Medio Oriente: tra pragmatismo economico e vincoli geopolitici

La crescente presenza cinese in Medio Oriente riflette una strategia pragmatica, ma ancora condizionata dal confronto con Washington. Mentre i Paesi del Golfo assumono un ruolo centrale, Israele e Iran restano partner potenziali ma problematici

di Naziha Mossa

Negli ultimi due decenni la Repubblica Popolare Cinese ha intensificato in maniera significativa la sua presenza economica e diplomatica in Medio Oriente, un’area che fino a pochi anni fa occupava una posizione marginale nelle priorità strategiche di Pechino. La regione è oggi vista come cruciale sia per l’approvvigionamento energetico sia per le opportunità di cooperazione industriale e tecnologica. Tuttavia, la proiezione cinese non si sviluppa in modo isolato: essa è inevitabilmente condizionata dal confronto globale con gli Stati Uniti e dalle dinamiche interne a un contesto regionale complesso e frammentato.
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Da Ceaușescu a Trump: quando i bulli anelano al Nobel per la Pace

Una riflessione sulle manie di grandezza e sulle ambizioni di Nicolae Ceaușescu e Donald Trump, due leader che in epoche diverse hanno rivendicato un ruolo di mediatori internazionali mirando al Nobel per la Pace

di Sielke Kelner

Mezzo secolo fa Nicolae Ceaușescu giocava un ruolo di mediazione non del tutto marginale nel conflitto israelo-palestinese. Convinto che quel protagonismo gli sarebbe valso il premio Nobel per la pace , il dittatore romeno spinse la diplomazia di Bucarest a ricoprire una veste inedita in Medio Oriente.

Negli scorsi mesi un altro leader – altrettanto vanesio e, seppure non si possa ancora considerare un dittatore, incline a manifestazioni autocratiche – ha espresso l'ambizione di ottenere lo stesso titolo: l’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Quest’ultimo ha più volte rivendicato il diritto di riceverlo, appellandosi alle sue presunte doti di negoziatore in politica estera, per il ruolo giocato non solo tra Palestina ed Israele, ma anche tra Ucraina e Russia.
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venerdì 24 ottobre 2025

Fine vita e corte costituzionale

Con la sentenza n. 242 del 2019, la Corte Costituzionale ha ribadito che il diritto alla vita è bene primario e fondamentale e che non esiste un vero e proprio diritto a morire. Tuttavia, la dilatazione del già consentito suicidio medicalmente assistito si tradurrebbe in un nuovo passo avanti verso la piena eutanasia. Con buona pace «del dovere dello Stato di tutelare la vita di ogni individuo»

di Lorenzo Vittorio Petrosillo*

L’attesissima pronuncia della corte Costituzionale sul “fine vita”, nella declinazione non dell’aiuto al suicidio (c.d. suicidio assistito) ma sulla sollevata questione della parziale illegittimità costituzionale dell’art. 579 del codice penale (“omicidio del consenziente”) ha deluso giuristi, operatori sanitari e in generale i cittadini più consapevoli della delicatezza etica delle questioni sottoposte alla Corte. Delusione qui significa elusione. La Corte infatti ha evitato di affrontare il cuore del problema, rinviando alla disciplina già vigente e a elementi fattuali quali la effettiva reperibilità/irreperibilità di dispositivi medici di somministrazione farmacologica, elementi importanti forse per il caso specifico, ma marginali per quel che concerne l’enunciazione di princìpi-guida.
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mercoledì 22 ottobre 2025

La Roadmap per la prontezza difensiva europea: obiettivo 2030

L’Unione Europea ha scelto alcuni progetti strategici per costruire concretamente la
prontezza delle capacità difensive europee, per fronteggiare la “persistente minaccia”
rappresentata da una Russia ostile e militarizzata ai suoi confini orientali. Un passo
davvero ambizioso verso una vera politica di sicurezza europea, ma i nodi di governance e
integrazione restano per ora irrisolti


di Giulio Croce

Il 16 Ottobre 2025, la Commissione Europea e l’Alto Rappresentante per la Politica Estera
Europea, Kaja Kallas, hanno presentato la nuova Roadmap Difensiva per rafforzare le
capacità europee. Il documento, chiamato ufficialmente “Preserving Peace – Defence
Readiness Roadmap 2030”, dà seguito alla svolta securitaria iniziata con la pubblicazione
del Libro Bianco per la Difesa – Readiness 2030 (cui il nome è chiaramente richiamato dal
titolo della Roadmap).
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Il crepuscolo del macronismo e il doppio governo Lecornu

Dopo la caduta del governo Bayrou e la nomina di Sébastien Lecornu, la Francia entra in una fase di sfilacciamento politico e sociale. La France Insoumise denuncia la “continuità nell’austerità”, mentre le piazze mostrano la profondità del dissenso e la fragilità dell’esecutivo

di Giulio Chinappi

La sequenza aperta dalla caduta del governo Bayrou e dalla successiva nomina di Sébastien Lecornu a Matignon ha illuminato quella che, quella che in Francia viene chiamata l’“eccezione centrista macroniana”, capace per anni di imporsi come cerniera tra destra e sinistra, è entrata in una stagione crepuscolare. Sul piano istituzionale, l’assenza di una maggioranza stabile e la necessità di cercare voti “a geometria variabile” rendono l’esecutivo dipendente da tatticismi parlamentari; su quello sociale, la ripresa della mobilitazione unitaria e l’ampiezza dei cortei svoltisi dal 18 settembre in poi hanno mostrato una società polarizzata, stanca dei sacrifici a senso unico e ormai impermeabile alla retorica della “responsabilità” di bilancio.
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martedì 21 ottobre 2025

In Marocco la Generazione Z vuole la sanità, non la Coppa del Mondo

In Marocco, le proteste della Generazione Z hanno incontrato l’opposizione ai Campionati mondiali di calcio maschile del 2030

di Luca Pisapia

È scesa in piazza in Kenya, in Nepal, in Indonesia e nelle Filippine. E ora anche in Madagascar, in Perù e in Algeria. È la Generazione Z, le ragazze e i ragazzi tra i 13 e i 28 anni di età, che sta incendiando il mondo. La stessa che ha riempito le gigantesche piazze europee nelle manifestazioni a favore della Palestina. Una nuova onda generazionale, disinteressata alle vecchie parole d’ordine della politica novecentesca, che si coordina attraverso piattaforme come TikTok e Discord per sfidare l’ordine costituito e prendere in mano il suo destino. Un’onda che da qualche settimana è esplosa anche in Marocco.
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Money for Nothing

Dalla Manovra di Conte a quella del Governo Meloni passando per quanto fatto da Draghi: storia e confronto di un percorso fortemente limitato a causa delle regole europee. Ma si poteva fare di meglio ed evitare, almeno parzialmente, il taglio di 10 miliardi alla spesa sociale

di Daniele Matteoli


La manovra finanziaria 2026 varata dal Governo Meloni, per un totale di circa 18,7 miliardi di euro, si pone in un quadro europeo di regole sul bilancio pubblico che limitano fortemente lo spazio di manovra annuale. Le nuove regole europee, introdotte nell’aprile 2024, impongono un sentiero di contenimento e progressiva riduzione del debito pubblico tramite limiti molto stringenti alla spesa primaria netta. 
Nel confronto con le precedenti manovre, emerge come quella del 2026 sia particolarmente “formato mignon” (una pastarella), caratterizzata da misure marginali di aggiustamento che lasciano poco spazio a interventi strutturali di rilancio economico o sociale.
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