di Lorenzo Santucci
Non è tutt’oro quel luccica. Di fronte all’estrema velocità con cui si sta muovendo il mondo del web, ogni tanto occorre fermarsi e guardare la strada compiuta fino ad ora. Nella corsa, la quantità è un concetto relativo se non viene abbinata anche alla qualità: si possono coprire distanze molto lunghe, senza accorgersi però il modo in cui – ad esempio – si posiziona il piede. A lungo andare, questo potrebbe comportare dei problemi fisici che si palesano tutti insieme. È un po’ questo il senso dell’articolo apparso su The Verge, uno dei primi a interrogarsi su dove sta andando Internet grazie all’Intelligenza Artificiale. Sicuramente l’IA ha offerto una nuova veste a come eravamo abituati a conoscerlo prima. Ma le tante novità sono insite nel digitale: è sufficiente pensare alla trasformazione che Wikipedia ha apportato nella ricerca di informazioni, prima rigorosamente su libri voluminosi e costosi e poi improvvisamente accessibile a tutti, gratuitamente, con un semplice click. Proprio Wikipedia potrebbe essere il caso giusto per spiegare in che modo l’IA Generativa rischia di cambiare, in peggio, il web.
Il rinnovamento fa parte del gioco, anche perché senza non ci sarebbe progresso. Pertanto, non è la novità in sé a preoccupare, né tantomeno la mole con cui queste vengono pubblicate, quanto piuttosto il modo in cui si vuole cambiare. Fino ad oggi, per tenerci aggiornati su quello che accade intorno a noi, ci siamo affidati a siti della cui attendibilità eravamo più o meno sicuri. Con l’avvento dell’IA Generativa, è proprio l’affidabilità a venir meno. Questi sistemi sono stati in grado di generare autonomamente testi e immagini con l’obiettivo di farlo anche con video e musica. Le aziende, in sintesi, hanno mosso guerra all’informazione sul web come la conoscevamo, prendendo qua e là i dati sparsi su Internet e facendoli assorbire dalle macchine che, in tempi rapidi e con costi esigui, generano contenuti. Affidabili? È presto per dirlo.
Nel 2022, Google ha stipulato un contratto con Wikipedia per usufruire di alcuni suoi contenuti. Si trattava di un accordo in linea con quanto il gigante della ricerca ha deciso di fare con le testate giornalistiche e con l’iniziativa dell’enciclopedia web più famosa al mondo che, l’anno prima, aveva lanciato un servizio a pagamento per le Big Tech. Ora, però, all’interno dell’azienda c’è un dubbio esistenziale su cui i moderatori dei contenuti si starebbero interrogando: come utilizzare gli strumenti di IA Generativa? Questi presentano vantaggi in termini di velocità, è innegabile, riuscendo ad arrivare laddove l’essere umano è impedito dai limiti della sua natura – un altro punto dolente, ma (forse) imprescindibile. Allo stesso tempo, non danno sicurezza in termini di attendibilità: una risposta fornita da ChatGPT può sembrare all’apparenza formidabilmente accurata, ma gli errori si nascondono dietro l’angolo e sono difficili da individuare. Ecco perché Stack Overflow, un sito di botta e risposta su argomenti di programmazione, ha deciso di bloccarlo.
Più in generale, l’avvento dell’IA si sta portando dietro un’ondata di buoni propositi ma anche altrettanti contenuti che potremmo definire “spazzatura”. Spam, truffe online, siti poco sicuri e un nuovo criterio di inserzioni, basate su un algoritmo che ci sottopone ciò che ritiene potrebbe interessarci, in base agli interessi che – più o meno consapevolmente – acconsentiamo di far diventare di pubblico dominio. A tutto questo, si unisce la disinformazione. O meglio, la presunta informazione: molte volte riteniamo che ciò che viene detto da un sistema sia fondamentalmente vero solo perché ce lo presenta con formule simili a quelle di un essere umano. Spesso non prestiamo attenzione a ciò che realmente ci viene comunicato, ovvero la profondità delle informazioni che vorremmo conoscere, accontentandoci invece della superficialità.
Dunque, stiamo andando nella direzione giusta? Più che un punto interrogativo a cui dare una risposta immediata, questo dovrebbe essere un mantra da ripetere quotidianamente per tutti coloro che stanno creando un nuovo mondo digitale grazie all’IA. Se le app stanno sostituendo i siti di informazione, la storia non cambia: il criterio secondo cui i contenuti devono essere passati al setaccio di un occhio umano rimane, perché la velocità senza attendibilità non è niente. Nonostante quel che si dica, pertanto, l’uomo rimane al centro della rivoluzione digitale come arbitro per decidere le nuove regole del gioco. Gli strumenti per far bene ci sono tutti, basta metterli in pratica affinché la rivoluzione porti reali benefici e non l’anarchia.
Lorenzo Santucci per Formiche!
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