di Álvaro Merino
Le app di tracciamento dei contatti contro il Covid-19 sono un fallimento nell’Unione europea. Sin dall’inizio della pandemia sono state definite uno strumento essenziale per controllare la catena dei contagi e, di conseguenza, gli Stati membri non hanno esitato a investire milioni di euro nello sviluppo. Successivamente il loro lancio è stato annunciato con grande clamore mediatico e con conseguenti ambiziose campagne di comunicazione. A un anno dall’introduzione, le statistiche sull’uso ci dicono che gran parte di queste app sono già finite nel dimenticatoio.
Quello che è evidente è che i cittadini hanno ascoltato i consigli di governi e istituzioni quando si è trattato di scaricare le applicazioni: in Germania, la Corona-Warn-App è stata scaricata 15,8 milioni di volte nel primo mese, ovvero circa il 20 per cento della popolazione, mentre 2,5 milioni di finlandesi hanno scaricato l’app Koronavikku nei primi due mesi di vita, circa il 45 per cento . Successivamente, quando i cittadini si sono resi conto dell’inefficacia delle applicazioni, oltre che del loro consumo di memoria e di batteria, si è fermato il loro utilizzo.
Quando le applicazioni sono state rilasciate, le autorità sanitarie hanno dichiarato che avrebbero dovuto essere scaricate dal 60 per cento della popolazione perché questa tecnologia avesse un impatto reale e duraturo, ma solo l’Irlanda è riuscita a raggiungere questo obiettivo. Alla fine di novembre 2021 l’applicazione irlandese Covid Tracker era stata scaricata 3,75 milioni di volte, equivalenti al 75 per cento della popolazione. Studi successivi, tuttavia, hanno confermato che una percentuale di scaricamento del 20 per cento avrebbe contribuito comunque a ridurre i contagi, un traguardo raggiunto dalla maggior parte dei Paesi.
I casi di positività notificati attraverso queste app raccontano una storia diversa: solo un europeo su 25 ha notificato la positività al Covid attraverso le applicazioni di tracciamento.
Insomma, questa è la storia di una grande opportunità persa e, in alcuni casi, uno spreco di soldi. In Croazia, ciascuno dei 77 casi notificati è costato al governo 1.683 euro in media, e quest’app è stata sviluppata gratuitamente. Inoltre, la mancanza di analisi e revisione dei dati disponibili impedisce una comprensione precisa di quanto siano state utili queste applicazioni nella lotta alla pandemia.
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