Anno X - Numero 37
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Eugenio Montale

mercoledì 22 ottobre 2025

La Roadmap per la prontezza difensiva europea: obiettivo 2030

L’Unione Europea ha scelto alcuni progetti strategici per costruire concretamente la
prontezza delle capacità difensive europee, per fronteggiare la “persistente minaccia”
rappresentata da una Russia ostile e militarizzata ai suoi confini orientali. Un passo
davvero ambizioso verso una vera politica di sicurezza europea, ma i nodi di governance e
integrazione restano per ora irrisolti


di Giulio Croce

Il 16 Ottobre 2025, la Commissione Europea e l’Alto Rappresentante per la Politica Estera
Europea, Kaja Kallas, hanno presentato la nuova Roadmap Difensiva per rafforzare le
capacità europee. Il documento, chiamato ufficialmente “Preserving Peace – Defence
Readiness Roadmap 2030”, dà seguito alla svolta securitaria iniziata con la pubblicazione
del Libro Bianco per la Difesa – Readiness 2030 (cui il nome è chiaramente richiamato dal
titolo della Roadmap).
Il documento riporta apertamente che una Russia militarizzata rappresenta una “minaccia
persistente per il prossimo futuro”, e che la Federazione rappresenta insieme alla
Bielorussia un pericolo non solo per gli Stati Membri orientali, ma per tutta l’UE, come
dimostrato dalle recenti incursioni in Danimarca.
La Roadmap risponde ad una richiesta del Consiglio Europeo di giugno 2025, in cui
venivano richiesti obiettivi chiaramente definiti per chiudere le lacune strategiche ed
accelerare gli investimenti nella difesa in modo tale da assicurare la preparazione di tutti
gli Stati Membri al 2030. Questo significa che le loro forze armate devono essere in grado
di anticipare, essere pronte e reagire prontamente a qualsiasi tipo di crisi, incluso un
conflitto “ad alta intensità”.

I Flagship Projects
La Presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, nel presentare la Roadmap ha
esposto i quattro progetti “flagship” contenuti nel documento (con titoli re-brandizzati da
iniziative precedenti): l’European Drone Defence Initiative (ex- Muro Antidrone), l’Eastern
Flank Watch, lo European Sky Shield, e lo European Space Shield.
Questi sono tutti progetti mirati in primo luogo alla deterrenza, ma anche ad effettivamente
il territorio europeo sul terreno, in mare, nello spazio aereo degli Stati Membri, ma anche e
soprattutto nelle nuove frontiere dei conflitti, ovvero spazio e cyberspazio. Allo stesso
tempo, i progetti puntano anche a consentire agli Stati membri dell’Ue che aderiscono alla
Nato (tutti tranne Austria, Irlanda, Cipro e Malta) di raggiungere i target difensivi
Nato. Secondo la Roadmap, lo Space Shield dovrebbe essere lanciato a metà 2026, lo
Sky Shield entro la fine del 2026, il Drone Wall entro il 2027, e l’Eastern Flank Watch entro
il 2028.

Mobilità Militare e Coalizioni di Capacità
La Roadmap, inoltre, propone piani per creare una zona di mobilità militare estesa
all’intera Unione, con regole condivise ed armonizzate per gli spostamenti delle forze armate e delle loro strumentazioni attraverso lo spazio terrestre, marittimo ed aereo
europeo.
Oltre ai progetti, per supportare il pieno raggiungimento delle capacità strategiche, la
Roadmap prevede la creazione di “Coalizioni per le Capacità”, che indicheranno ad ogni
Stato Membro a quali carenze fare fronte nell’ambito di nove aree: difesa
aerea/missilistica; capacità abilitanti strategiche (intelligence, sistemi di comunicazione,
rifornimento, trasporto); mobilità militare; sistemi di artiglieria; cyber/intelligenza artificiale
(IA)/guerra elettronica; missili/munizioni; droni/contro-droni; combattimento terrestre; e
combattimento marittimo. La Roadmap fa poi riferimento al fatto che per raggiungere
queste capacità l’industria europea deve, nel settore della difesa, investire in soluzioni
innovative (sfruttando il know-how ucraino) ed assicurare la resilienza delle catene di
approvvigionamento di materiali strategici, che spesso sono stati usati come arma di
ricatto da regimi autoritari.

Finanziamenti
Per fare questo, la Roadmap ripete che è essenziale rendere strategico l’investimento
industriale nel settore, aumentando la produzione tramite economie di scala ed
armonizzando il mercato europeo della difesa, in linea con il Piano ReArm Eu –
Readiness 2030 (uno strumento da €800 miliardi per la spesa difensiva).
Anche qui, la Commissione e l’Alto Rappresentante presenteranno una seconda Roadmap
di progetti strategici. Bisogna ricordare che, in ambito economico-finanziario, la
Commissione ha già approvato oltre al ReArm Eu lo strumento Safe (Security Action For
Europe) da €150 miliardi per prestiti ed aveva introdotto la clausola di salvaguardia
nazionale del Patto di Stabilità affinché le spese difensive non venissero contate
temporaneamente nel monitoraggio delle politiche di bilancio pubbliche.
Il problema, infatti, rimane che i Paesi dell’Ue, nonostante stiano aumentando la propria
spesa in seguito alle richieste americane del Summit di Washington di giugno 2025, le
spese rimangono prevalentemente nazionali. Questa assenza di cooperazione porta a
duplicazione degli sforzi economici ed a incompatibilità tecniche (chiamate in gergo
interoperabilità). Proprio per questo, la Roadmap inserisce come obiettivo di svolgere
congiuntamente il 40% degli appalti difensivi entro la fine del 2027.
Questa Roadmap è sicuramente un altro passo verso la costruzione di una politica di
difesa che sia realmente europea. Tuttavia, quest’ultima resta minacciata da una serie di
criticità, come la dipendenza europea da tecnologie americane, la mancanza di una
governance comune ed univoca per i progetti e lo sviluppo di capacità strategiche, e come
sempre, la frammentazione degli interessi nazionali degli Stati Membri dell’Ue.
Mancando per ora un più profondo progetto politico condiviso, il rischio è dunque che la
Roadmap sia ridotta ad un esercizio di coordinamento, più che di integrazione.

Giulio Croce per Geopolitica.info

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