Anno X - Numero 39
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Eugenio Montale

venerdì 9 dicembre 2022

Obama: porre dei limiti all'impegno in Ucraina

Fin dall’inizio delle ostilità, Biden ha cercato di porre un freno alle follie dei falchi. Una Camera meno guerrafondaia potrebbe offrirgli una sponda, sempre se conserverà tale posizione

di Davide Malacaria

Barak Obama scende in campo sulla guerra ucraina e afferma l’indicibile: “Dobbiamo dire onestamente all’Ucraina cosa possiamo fare e cosa non possiamo fare. Gli Stati Uniti, la Nato e altri dovrebbero determinare in modo indipendente dei limiti, sulla base della possibilità che il conflitto tra Russia e Ucraina finisca col degenerare in un’escalation tra la Russia, gli Stati Uniti e la Nato” (Pod Save America).
Un intervento pesante, quello dell’ex presidente degli Stati Uniti, che mette in discussione la linea dei falchi che stanno gestendo la guerra ucraina in maniera talmente sconsiderata da rischiare la terza guerra mondiale.

L’articolo del Washington Post
Le dichiarazioni di Obama trovano un’eco in un articolo di Ishaan Tharoor pubblicato oggi sul Washington Post nel quale il cronista dice che il piano di pace ipotizzato da Elon Musk aveva un fondamento, nonostante le feroci critiche che si è attirato.

A conferma, Tharoor riferisce quanto scritto da Gideon Rachman sul Financial Times: «Per alcuni dei più accaniti sostenitori dell’Ucraina, anche solo parlare di diplomazia equivale a un processo di pace. La loro argomentazione è che l’unico modo accettabile e realistico per porre fine alla guerra è che Putin venga sconfitto. Va bene come affermazione di principio, ma non è di grande aiuto nella pratica».

In realtà, sostiene Rachman, «... la diplomazia non dovrebbe essere vista come un’alternativa alla prosecuzione dell’impegno sforzo bellico, dal momento che può essere dispiegata in parallelo».

E però, spiega Tharoor, i contatti con la Russia si sono logorati così tanto da risultare ancora più rarefatti di quelli esistenti nel corso della crisi dei missili cubani, così che l’attuale criticità risulta ancora più pericolosa di quella (da cui discende una maggiore urgenza nel porre correttivi).

Tharoor indica una possibile opzione: «Il coinvolgimento di attori non occidentali potrebbe far muovere l’ago della bilancia. Un precedente ciclo di colloqui tra Russia e Ucraina non è andato da nessuna parte, ma abbiamo assistito al successo di uno sforzo guidato dalla Turchia che ha contribuito a liberare le scorte di grano ucraino bloccate, così da porre rimedio alla crisi creatasi in un mondo affamato. Anche altri leader regionali, tra cui il presidente degli Emirati Arabi Uniti e l’emiro del Qatar, hanno intensificato gli appelli per porre fine delle ostilità e si sono offerti di mediare tra Mosca e Kiev».

Osservazioni confermate da quanto afferma Eugene Chausovsky, analista senior presso il New Lines Institute: «Una mediazione di successo che produce risultati tangibili, anche su questioni relativamente piccole, può gettare le basi per una futura riduzione dell’escalation».

Tali negoziati, scrive Tharoor, sono indispensabili per evitare la terza guerra mondiale, ma si può aggiungere che dovrebbero avere come obiettivo ultimo quello di riportare la pace nella martoriata regione.

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