di Olivier Dupuis
Nove mesi dopo l’inizio della nuova offensiva russa in Ucraina, molti cittadini della vecchia Europa hanno ancora grandi difficoltà a comprendere la portata e la natura del coinvolgimento degli Stati occidentali nella guerra non dichiarata della Russia contro l’Ucraina. Questa difficoltà di comprensione deve molto al discorso ambiguo, vago e persino contraddittorio delle autorità di alcuni vecchi Paesi europei, tra cui, in particolare, quelle dei due pesi massimi dell’Ue: Germania e Francia. Questo approccio è politicamente dannoso in quanto si accompagna a risposte tardive, inadeguate e insufficienti in termini di sostegno politico e militare all’Ucraina, indebolisce la coesione dell’Occidente e nel contempo alimenta a Mosca l’idea di riuscire prima o poi a spezzarla. È inoltre dannoso per i cittadini europei in quanto li induce a credere che questa guerra non li riguardi direttamente e quindi non li riguardi realmente.
Per comprendere meglio il coinvolgimento dell’Occidente in questa guerra, la distinzione di Michel Goya dei «tre livelli di confronto» sembra particolarmente pertinente. Così, nella «ricerca di imporre la propria volontà con la forza nelle moderne relazioni internazionali», lo storico militare distingue tra «il confronto, in cui si esercita una pressione sull’altro in tutti i modi possibili, ma senza combattere; la guerra convenzionale, che equivale al confronto più il combattimento; e la guerra nucleare, che equivale alla guerra convenzionale ma con l’uso effettivo di armi atomiche».
Gli Stati membri della Nato e gli Stati non membri della Nato dell’Unione europea sono tutti, ad eccezione della Turchia, al primo livello, quello del confronto. Anche se, indubbiamente, tutti i mezzi immaginabili non sono ancora utilizzati o mobilitati come si dovrebbe.
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