Anno X - Numero 39
Il tempo degli eventi è diverso dal nostro.
Eugenio Montale

martedì 8 novembre 2022

La Cina dopo il Congresso

I nostri ascoltatori più fedeli sanno che c’è un appuntamento spesso evocato nelle nostre chiacchierate degli ultimi mesi, un evento così ben cerchiato in rosso sul calendario che neppure i martellanti sviluppi di altre notizie ci hanno mai fatto perdere di vista quella scadenza. Ebbene, ci siamo

di Giulio Massa 

Nei giorni scorsi si è consumato il grandioso rito liturgico con il quale il Partito Comunista Cinese, ogni cinque anni, celebra e definisce i propri assetti di potere e gli indirizzi di governo. Le autocrazie, i poteri totalitari chiusi al controllo esterno, impermeabili all’azione di sindacato delle opinioni pubbliche emanano un costante senso di oppressione, ma non si può negare esprimano anche un fascino perverso quando si tratta di decifrarne i riti sulfurei nei quali si sforzano di avvolgere e dissimulare l’eterno gioco del potere.
Cosi è da sempre per il Congresso del Pcc, l’appuntamento politico più atteso in Cina. Oltre duemila delegati confluiscono al centro dell’Impero, a Pechino, e nel tempio rappresentato dalla grande Sala del Popolo disegnano (anzi, i più ascoltano) “le magnifiche sorti e progressive “del Dragone, ma soprattutto inscenano la crudele partita delle purghe e delle promozioni relative al ristrettissimo novero degli slot chiave del sistema politico cinese.

Questa volta, poi, l’attesa era carica di significati ulteriori. Da un lato, infatti, il Congresso era chiamato a vivere e a sancire uno dei momenti di più eclatante torsione e contraddizione di un regime che si vuole collettivista: la concessione di un inedito storico terzo mandato da segretario generale al leader Xi Jinping, rielezione che lo trasfigura in una sorta di Imperatore, di certo la guida del paese più potente dai tempi di Mao.

Dall’altro lato, le assise di Pechino erano attese quest’anno come una sorta di momento di scongelamento di una Cina, culla del Covid, che appare da inizio pandemia come ibernata tra continui lockdown ed un’economia per la prima volta stagnante.

Proprio a quest’ultimo aspetto avevamo da tempo lo sguardo fisso qui ad “Economia per tutti”. Dunque, look da cinesi per aiutarci a pensare come loro (vaste programme, lo sappiamo) ed edizione speciale tutta “inclinata” verso Pechino.

Cosa è emerso dal Congresso? Dove va il gigante cinese?

Le risposte sono in fieri, ovvio, ma noi abbiamo cominciato a raccontarvi e proporvi una manciata di ipotetiche risposte.

Dalla politica estera, dove tanti si aspettano l’avvio di una vera mediazione sul conflitto ucraino, mentre la prima, insidiosa mossa pare piuttosto quella dell’allargamento del gruppo dei BRICS e della sua trasformazione in una sorte di potente Opec delle materie prime, a guida ovviamente cinese, al rebus dell’economia, intrecciato a doppio filo con la politica del “Covid zero”.

Cosa si cela dietro la sempre più marcata avarizia cinese nel fornire dati sulla propria economia? Un forte rallentamento, certo, al quale, però, il Congresso fornisce a posteriori spiegazione e copertura ideologica: la prima priorità di una Cina sempre più arroccata e chiusa non è più la crescita, ma la sicurezza nazionale.

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