Anno X - Numero 39
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Eugenio Montale

martedì 22 novembre 2022

La bolla dei bitcoin come i tulipani nel Seicento

Quando la storia insegna ma non ha scolari. L'economista bocconiano Andrea Resti: "Ogni bolla scoppia sempre per la stessa ragione: l'ingordigia dell'essere umano, la paura di essere meno furbi degli altri"

di Luca Bianco

All’inizio del Seicento nell’Amsterdam dei Paesi Bassi potenza coloniale esplodeva la “tulipmania”, la bolla dei tulipani. I bulbi erano ritenuti investimenti sicuri. Ma la moltiplicazione della loro domanda portò ad un circolo vizioso: più se ne chiedevano, e più saliva il prezzo, dando così l'impressione ai futuri acquirenti di investire su un asset sicuro, che col tempo avrebbe reso sempre di più. Fu la prima bolla speculativa della storia economica moderna.

E oggi? Quattro secoli dopo i bulbi, il detto gramsciano “La storia insegna ma non ha scolari” è ancora valido? Se si pensa alla cripto-mania che ha colpito milioni di investitori negli ultimi anni la risposta potrebbe essere affermativa. Prendiamo il valore della criptovaluta per eccellenza, il Bitcoin: dalla pandemia (estate 2020) in avanti, nel giro di un anno e mezzo, è cresciuta da un valore di circa 8.000 dollari al token fino al record di 60 mila nel novembre 2021. Da allora però, con il crypto-crash iniziato a stretto giro con la guerra in Ucraina, le cose sono andate solo male per la cripto ideata da Satoshi Nakamoto.

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