Anno IX - Numero 13
La storia insegna, ma non ha scolari.
Antonio Gramsci

mercoledì 21 novembre 2018

Il D-Day della manovra: le opinioni della Ue sulla proposta gialloverde

Da più parti, sembra che l'opinione di Bruxelles potrebbe essere negativa, alla luce del fatto che la manovra rivista ha confermato i saldi (2,4% di deficit/Pil nel 2019) e non riporta i cambiamenti "sostanziali" che erano stati chiesti a Roma

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Oggi la Commissione europea pubblicherà le opinioni sui documenti programmatici di bilancio degli Stati dell'Eurozona, incluso quello rivisto dell'Italia, opinione che potrebbe essere negativa, alla luce del fatto che la manovra rivista ha confermato i saldi (2,4% di deficit/Pil nel 2019) e non riporta i cambiamenti "sostanziali" che erano stati chiesti a Roma.

Dopo che, all'indomani della riunione dell'Eurogruppo il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha invitato tutti al realismo, definendo quasi "surreale" il vespaio sollevato dalla manovra del governo gialloverde, dato che è "solo moderatamente espansiva" e che va inquadrata in un contesto economico in deciso "rallentamento", ieri è stata la presidente del Meccanismo di vigilanza unica della Bce, Danièle Nouy, a lanciare un paio di 'missili' verso l'Italia.

Obiettivo, le banche italiane, le cui quotazioni di Borsa continuano a soffrire del rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato. In audizione davanti alla commissione Econ dell'Europarlamento, l'ex alta funzionaria della Banca di Francia prima ha detto che sta facendo gli scongiuri perché la situazione degli istituti di credito della Penisola non precipiti: "Teniamo le dita incrociate per far sì che le banche italiane stiano andando ancora verso una migliore solvibilità e migliori bilanci, sui quali hanno già fatto molti sforzi, con buoni risultati negli stress test dell'Eba", ha affermato la responsabile della Vigilanza unica.

Non solo. La Nouy, subito dopo, ha paragonato la situazione delle banche italiane a quella degli istituti di credito della Grecia, un Paese che è stato sottoposto alle 'cure' della Troika, con dosi massicce di austerità che hanno abbattuto drasticamente il Pil, con pesanti conseguenze sociali: "Personalmente - ha detto la Nouy - penso che le banche italiane abbiano fatto molti sforzi per ripulire i bilanci, aumentare le loro posizioni di capitale, migliorare i loro modelli di business: sarebbe molto triste se venissero colpite dalle conseguenze del dibattito politico". Poi ha aggiunto: "Ma sono cose che succedono: i problemi delle banche greche sono iniziati con discussioni politiche". Anche se lo spread tra i Btp e i titoli greci a 10 anni attualmente supera di poco il punto percentuale (Atene paga il 4,68%, noi il 3,63%), mentre quello tra i nostri decennali e i Bund tedeschi supera i 3,2 punti percentuali, la situazione dei due Paesi, e quindi delle relative banche, è oggettivamente difficile da paragonare: il Pil dell'intera Grecia è inferiore, e non di poco, a quello della sola Lombardia.

In più, anche se il debito pubblico supera il 130% del Pil, il nostro Paese destina al servizio del debito, cioè al pagamento degli interessi (un indicatore molto più affidabile della sostenibilità di un debito rispetto al mero rapporto con il Pil), poco più dell'8% del gettito, a fronte del 7% di Regno Unito e Spagna, Paesi che pure hanno rating molto più elevati, come ha notato recentemente il capo economista di Unicredit Erik Nielsen.

In ogni caso l'uno-due, arrivato dalla responsabile della vigilanza Bce, ha mosso, brevemente, i titoli in piazza Affari: il Ftse Italia Banche, l'indice settoriale milanese, che già stava andando male, subito dopo le parole della Nouy ha perso cinquanta punti in una decina di minuti, passando da 7.702 punti a 7.648, per poi rimbalzare. Il settore ha poi chiuso in calo del 2,61%, a 7.645 punti. Il comparto bancario italiano, che pesa molto sulla Borsa di Milano, è notoriamente molto sensibile all'andamento dei rendimenti dei titoli di Stato, inversamente proporzionale a quello dei prezzi. L'allargamento degli spread sui titoli di Stato italiani, ha confermato Andrea Enria, presidente dell'Eba e destinato a prendere il posto della Nouy a partire dal primo gennaio 2019, "ha conseguenze per il sistema bancario, non solo attraverso il diretto impatto sul capitale dalle obbligazioni detenute nel trading book o tra gli Afs (Available for sale, disponibili per la vendita, ndr), ma è anche particolarmente importante la sensibilità dei costi di raccolta" all'andamento dei titoli di Stato.

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