Anno IX - Numero 12
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Carl von Clausewitz

sabato 30 marzo 2024

Quali sono le professioni a rischio con l’intelligenza artificiale

La struttura industriale italiana potrebbe rallentare gli effetti dell’intelligenza artificiale sul lavoro. Tutte le professioni saranno interessate dall’IA. Ma quelle che richiedono livelli di istruzione medio-alti subiranno le conseguenze maggiori

di Aa. Vv.

Il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale degli ultimi anni ha alimentato un’ampia discussione sulla ricaduta della nuova tecnologia sulle nostre vite. Uno degli aspetti più dibattuti riguarda le conseguenze che potrebbe avere sul mercato del lavoro, rendendo obsolete alcune professioni e aumentando la produttività o la domanda per altre. È opinione comune fra gli esperti che l’impatto sia ancora limitato, ma destinato a crescere in futuro. Basandosi sulle mansioni che questa tecnologia è in grado di svolgere è possibile identificare quali professioni potrebbero subire maggiori effetti dalla sua introduzione nei processi produttivi.

In particolare, per stabilire il grado di esposizione di una determinata professione all’intelligenza artificiale, in questo articolo siamo partiti dall’approccio sviluppato da Edward Felten e coautori (2018 e 2021), ampiamente ripreso nella letteratura di riferimento. L’approccio si concentra sulle abilità umane che vengono utilizzate nelle varie professioni e ne misura il grado di relazione con l’intelligenza artificiale. Ad esempio, per svolgere la professione di avvocato è necessario saper “ordinare le informazioni”. Gli autori hanno valutato che l’intelligenza artificiale è in grado di interagire con tale abilità in misura elevata e quindi, secondo il loro metodo, un avvocato viene considerato come esposto all’intelligenza artificiale, almeno per questa mansione. La misura finale di esposizione per ogni professione è data dalla media dell’esposizione di tutte le sue mansioni.

Il concetto di esposizione non implica necessariamente una sostituzione, ma è da intendere più in generale come una interrelazione, che può tradursi anche in un rapporto di complementarità con conseguenti possibili vantaggi in termini di guadagni di produttività del lavoratore. In questo senso, poiché l’intelligenza artificiale è più connessa con le abilità cognitive, le occupazioni dove maggiore è il loro utilizzo sono generalmente le più esposte. La relazione è confermata anche da altri studi presenti in letteratura, sia quelli basati su approcci alternativi (si veda ad esempio Songül Tolan e coautori, 2021 e Michael Webb, 2019), sia quelli più recenti, che si innestano sull’approccio di Felten e coautori e introducono distinzioni tra complementarietà e sostituibilità (Carlo Pizzinelli e coautori, 2023). Va poi tenuto presente che tutte le classificazioni di esposizione all’intelligenza artificiale necessariamente si basano sulla descrizione attuale delle mansioni svolte dalle diverse professioni. È possibile, tuttavia, che questa tecnologia modifichi le stesse attività svolte e quindi anche il grado di esposizione delle singole professioni. Ciò può avere importanti conseguenze anche dal punto di vista distributivo, in modi che però è difficile prevedere a priori.

Utilizzando la misura di Felten e coautori è possibile assegnare a tutte le professioni un punteggio che rifletta il livello di esposizione all’intelligenza artificiale. Abbiamo poi diviso le professioni in tre gruppi: quelle nel terzo più alto della distribuzione del punteggio vengono considerate molto esposte (high exposed), quelle nel secondo terzo hanno un livello di esposizione medio (middle exposed), mentre quelle nel terzo più basso sono poco esposte (low exposed). Con questa tassonomia abbiamo analizzato diversi aspetti delle professioni più o meno esposte nel mercato del lavoro italiano.

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