di Janine Louloudi, Nikos Morfonios, Thanasis Troboukis, Kostas Zafeiropoulos
A metà dell’estate scorsa tre donne hanno perso la vita in meno di quarantotto ore in diverse città greche per mano dei loro partner. Il 31 luglio 2022 a Retimo, a fronte di una richiesta di divorzio, un uomo ha ucciso la moglie a coltellate. Il giorno dopo a Zante un altro uomo ha brutalmente picchiato la moglie per poi ucciderla con un coltello. Poche ore prima dell’omicidio la donna era andata al commissariato di polizia a sporgere denuncia per l’ennesimo episodio di percosse. Poche ore dopo una diciassettenne a Peristeri sarebbe diventata la più giovane vittima di femminicidio.
Questa sorta di “epidemia” di donne uccise dai loro partner, attuali o passati, è l’apice di una tendenza che da tempo affligge la Grecia e che sembra essersi intensificata durante la pandemia di Covid-19. E non solo in Grecia: in Spagna, all’inizio dell’anno, ci sono stati quattro femminicidi in diverse città nello stesso giorno. Brutte notizie arrivano anche da altri Paesi europei, alimentando il dibattito intorno al femminicidio: è da considerarsi un reato a sé stante? Finora solo due Paesi europei, Cipro e Malta, si sono avventurati su questa strada.
Cosa sta succedendo in realtà? Negli ultimi anni c’è stato un aumento del numero di donne uccise da partner o familiari? Questo dato va di pari passo con l’ampio incremento della violenza di genere, in particolare quella domestica, durante la pandemia? I tassi di femminicidi in Europa sono davvero cresciuti? E quali sono i Paesi che fanno più difficoltà a contenere il fenomeno della violenza contro le donne?
Un'inchiesta transnazionale di MIIR-EDJNet
Le risposte a queste domande non sono semplici da trovare, visto che l’Unione europea non ha più pubblicato dati ufficiali dopo il 2018. Lo European Institute for Gender Equality (EIGE), incaricato di condurre ricerche e monitorare le politiche in materia di violenza contro le donne, ha lanciato un nuovo studio nel 2020, ma i risultati non saranno pubblicati prima del 2024. Ciò significa che per circa cinque anni l’Ue non avrà il quadro completo di un fenomeno cruciale che tocca metà della sua popolazione.
Il Mediterranean Institute for Investigative Reporting (MIIR ), insieme a quindici testate giornalistiche europee facenti parte dello European Data Journalism Network (EDJNet) , ha cercato di redigere la mappa più aggiornata della violenza contro le donne oggi in Europa. Chiedendo alle autorità nazionali competenti i dati statistici per gli anni 2010-2021, MIIR e i suoi partner hanno creato un nuovo database che fornisce importanti indicazioni sull’evoluzione della violenza di genere in Europa. I dati sono poi stati analizzati da un altro membro greco di EDJNet, iMEdD Lab , con particolare attenzione agli anni della pandemia.
L'inchiesta attinge a due fonti principali di dati. La prima sono gli indicatori dell’EIGE sulla intimate partner violence (violenza da parte di un partner intimo) e sui femminicidi contenuti nel Gender Equality Report del 2021, che raccoglie i dati fino al 2018. L’EIGE definisce la intimate partner violence (IPV) come qualsiasi atto di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verifica fra coniugi o partner attuali o passati, a prescindere dal fatto che vivano sotto lo stesso tetto. Gli organismi che hanno preso parte all’indagine hanno cercato e messo a disposizione i dati più recenti, poi controllati in base alle linee guida dell’EIGE.
Per quanto riguarda il “femminicidio”, vale la pena ricordare che l’EIGE adotta la definizione statistica di “uccisione di una donna da parte di un partner intimo e la morte di una donna come risultato di azioni dannose per lei” e inserisce i crimini con queste caratteristiche nell’ “Indicatore 9”, che misura le morti di vittime di femminicidi dai 18 anni in su. In Grecia non esiste una legge che regola l’azione penale contro i femminicidi, e quindi il fenomeno viene monitorato attraverso la raccolta di dati sulle vittime femminili di omicidio volontario, mentre la relazione con l’autore del reato viene estrapolata in combinazione con la legge sulla violenza domestica.
La seconda fonte per la “verifica” informale dei risultati sono stati i database di Eurostat, che forniscono dati fino al 2020 sugli omicidi volontari, gli stupri e le aggressioni sessuali, distinguendo i casi in cui l’autore del reato è un partner o un familiare, nonché indicando alcuni dettagli sulle pene inflitte ai colpevoli. Nel caso della Grecia, i dati sono stati raccolti dal Segretariato Generale per l’Uguaglianza di Genere, che a sua volta ha raccolto le informazioni dalla polizia ellenica e dal Ministero della Giustizia. Insieme alla Slovenia, la Grecia è stata uno dei Paesi che ha fornito dati in quasi tutte le categorie richieste. Ma il quadro che si cela dietro è piuttosto fosco.
Il buco nero della violenza di genere nell’Ue
Stando ai dati raccolti da EIGE, la stima del numero totale di femminicidi verificatisi dal 2010 al 2021 nei venti Paesi dell'Ue che hanno partecipato all’indagine è di 3232, ma mancano i dati di otto Stati membri (Polonia, Bulgaria, Danimarca, Lussemburgo, Belgio, Portogallo, Irlanda e Romania). Questa cifra è però un segnale preoccupante del basso numero di denunce fatte alle forze di polizia. Questo perché i dati Eurostat indicano invece che sono avvenuti ben 6593 omicidi volontari di donne in Europa nel periodo 2011-2021, di cui 4208 compiuti da partner e 2385 da familiari (le cifre riguardano questi venti Paesi: Austria, Croazia, Cipro, Cechia, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia).
La mancanza di dati aggiornati è un grave limite sia per la nostra inchiesta che per le politiche pubbliche. I membri di EDJNet hanno scoperto lacune significative nei dati recenti pubblicati da parte degli attori statali. A ciò si aggiunge la mancanza di dati con caratteristiche simili e quindi comparabili tra un Paese e l'altro. “Non è possibile fornire un valore per l’indice di violenza a livello dell’Ue, a causa della mancanza di dati equiparabili a livello comunitario”, denuncia EIGE , che sta cercando di superare questo ostacolo. Malgrado tali difficoltà, i dati inclusi nel database curato da MIIR offrono indicazioni preziose sull’evoluzione recente della violenza di genere in Europa.
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