di Stefano Filauro, Zachary Parolin e Piero Valetto
La disuguaglianza nella distribuzione del reddito tra i 445 milioni di cittadini europei è una statistica a cui prestare molta attenzione. Gli indicatori di disuguaglianza sono di solito calcolati e discussi a livello nazionale, eppure l’analisi a livello di Unione europea, come se si trattasse di un unico stato, può segnalare tendenze interessanti. Per esempio, l’aumento della disuguaglianza in un’unione di stati può indicare divergenza economica e provocare sfiducia nelle istituzioni comunitarie. In più, in un’area economicamente integrata e a forte mobilità interna come l’Ue, molti cittadini prendono decisioni di mobilità in base alle condizioni di reddito complessive. Viceversa, la riduzione della disuguaglianza di reddito tra i cittadini europei potrebbe essere considerato un indicatore del buon funzionamento delle politiche economiche e sociali dell’Unione.
La disuguaglianza nella distribuzione del reddito tra i 445 milioni di cittadini europei è una statistica a cui prestare molta attenzione. Gli indicatori di disuguaglianza sono di solito calcolati e discussi a livello nazionale, eppure l’analisi a livello di Unione europea, come se si trattasse di un unico stato, può segnalare tendenze interessanti. Per esempio, l’aumento della disuguaglianza in un’unione di stati può indicare divergenza economica e provocare sfiducia nelle istituzioni comunitarie. In più, in un’area economicamente integrata e a forte mobilità interna come l’Ue, molti cittadini prendono decisioni di mobilità in base alle condizioni di reddito complessive. Viceversa, la riduzione della disuguaglianza di reddito tra i cittadini europei potrebbe essere considerato un indicatore del buon funzionamento delle politiche economiche e sociali dell’Unione.
Meno disuguaglianze di reddito in Europa
Eppure, l’analisi della disuguaglianza di reddito tra tutti i cittadini dell’Unione europea, considerata come un unico stato, è ancora nella fase iniziale. Alcuni tentativi di stima sono stati fatti , spesso però valutando la disuguaglianza nell’Ue come la somma di quelle interne ai singoli stati o e di quelle tra i redditi medi degli stati.
Un nostro recente lavoro esamina la disuguaglianza di reddito in Ue prima delle due grandi crisi avvenute tra il 2007 e il 2019, ne quantifica la riduzione e si interroga sui fattori che l’hanno determinata.
La buona notizia è che la distribuzione del reddito nell’Ue è diventata più egualitaria nell’arco temporale che abbiamo considerato: sulla base dei dati dell’indagine EU-Silc (con i redditi corretti per tenere conto della parità di potere d’acquisto), il coefficiente di Gini diminuisce del 9 per cento e l’indice di Theil del 12 per cento.
Meccanismi di riduzione della disuguaglianza europea
Il miglioramento nella distribuzione può dipendere sia dalla dinamica dei redditi di mercato (redditi da lavoro e da capitale), su cui le politiche di convergenza e coesione dell’Unione incidono direttamente, sia dalla redistribuzione, in capo ai sistemi di welfare nazionali.
Una scomposizione della disuguaglianza mostra che nel periodo preso in esame il motore responsabile della riduzione della disuguaglianza è stato il calo tra i divari dei redditi medi di mercato tra gli stati. Mentre la dinamica delle disuguaglianze nei redditi all’interno dei paesi e le imposte sul reddito hanno giocato un ruolo quasi nullo. Quanto ai trasferimenti monetari del welfare, regolati dai sistemi nazionali, la loro funzione redistributiva non si è rafforzata, tanto che il loro contributo nel rendere la distribuzione dei redditi più equa tra i cittadini europei era più significativo nel 2007 rispetto al 2019. A spiegare l’indebolimento del ruolo redistributivo dei trasferimenti non sono solo le riforme attuate nei vari paesi. Anzi, una delle cause principali è che i miglioramenti registrati da alcuni stati, in particolare da quelli dell’allargamento a Est, sono dovuti a un aumento dei redditi di mercato. Il progresso economico non è stato però accompagnato da un rafforzamento della redistribuzione, e rimangono quindi distanti dai livelli dei trasferimenti dei paesi con welfare più sviluppati.
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