Btp Valore 2023-27 è un buon prodotto come altre proposte del Tesoro. Col premio di fedeltà si arriva a un rendimento lordo del 3,75% annuo: un po’ più che con altri Btp di durata analoga. Manca però ogni aggancio all’inflazione e questo è il suo vero limite
di Beppe Scienza*
Qualche giorno fa è iniziato il collocamento del Btp Valore 2023-27, un buono poliennale del Tesoro che da settimane viene presentato come una grande occasione e come una novità, spesso con toni patriottardi. Discorsi stucchevoli, perché in realtà non ha nulla di innovativo. Ancor meno qualcosa di patriottico, visto che uno straniero può benissimo sottoscriverlo senza dovere fare professione di italianità.
La sua struttura non è nuova. Già coi Btp Futura il Tesoro sperimentò la formula dei tassi d’interesse fissi ma crescenti, con esiti infelici per i risparmiatori. Le quattro emissioni, sottoscritte a 100 euro, valgono più solo dagli 86 ai 69 euro. Il Fatto Quotidiano aveva subito messo in guardia dai rischi che si correvano.
Ora la durata è più breve, ma comunque è pochissimo rilevante l’incremento del tasso annuo delle cedole: 3,25% per i primi due anni e 4% per terzo e quarto, sempre lordi. Il mercato valuterà questo titolo grosso modo come un normale Btp al 3,625% costante per quattro anni. I tassi crescenti sono una caratteristica più significativa quando, come per i buoni fruttiferi postali, sono abbinati al diritto al rimborso al prezzo di sottoscrizione. Di regola i Btp non concedono ai risparmiatori tale diritto, tecnicamente denominato put option.
Per venirgli incontro con spirito sinceramente patriottico, il Tesoro poteva riprendere non gli sfortunati Btp Futura, ma i vecchi Certificati del Tesoro con Opzione (Cto) del 1990. Essi contemplavano appunto la facoltà di ottenere il rimborso anticipato alla pari a metà della loro durata. Offrire il diritto al riscatto a 100 fra due anni sarebbe stato certo apprezzato.
Con tutto ciò Btp Valore 2023-27 non è mica un bidone e le proposte del Tesoro non lo sono mai state. Col premio di fedeltà si arriva a un rendimento lordo del 3,75% annuo: un po’ più che con altri Btp di durata analoga.
Manca però ogni aggancio all’inflazione e questo è il suo vero limite. Non è affatto scontato che essa scenda e resti bassa per quattro anni. Perché i titoli in emissione rendano come Btp Italia scadenza 2026 o 2027, bisogna che l’inflazione da marzo 2023 a marzo 2027 risulti inferiore al 2,4% annuo, il che è tutto da vedere.
In ogni caso è fondamentale il discorso sul rischio. Se va bene, i Btp Valore possono rendere un poco sopra quelli indicizzati. Ma se va male, può finire non solo un po’ peggio, ma pure molto peggio con una perdita complessiva in potere d’acquisto anche del 20%, del 25% ecc. Rischio che coi Btp reali non si corre.
Quindi, se l’obiettivo è il massimo guadagno, uno può prendere o meno i Btp Valore. Se invece l’obiettivo primario è la sicurezza, allora uno deve scartarli a favore dei Btp Italia 2027 o anche più brevi, titoli già in circolazione. Può cioè acquistarli ogni giorno in Borsa, senza dovere aspettare una nuova emissione.
* Beppe Scienza è Professore universitario presso l'ateneo di Torino e saggista. Dal 2001 mette in rete informazioni e denunce sul tema del risparmio e della previdenza attraverso il suo sito: Il Risparmio Tradito®
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