Con la fame di denaro dello Stato italiano, si può scusare l’attivismo del Tesoro nell’imbellettare le ripetute richieste di soldi. Esso o piuttosto qualche agenzia di pubblicità ha tirato fuori vari nomi, non di rado insulsi come Btp Futura o Btp Valore. Indulge poi in toni deamicisiani, presentando le nuove emissioni come “dedicate ai piccoli risparmiatori”. In realtà si può sottoscriverne anche un milione di euro
di Beppe Scienza*
L’ultimo nome inventato è Btp Più. Annunciato per il 17 febbraio presenta un certo interesse per una caratteristica che il Tesoro vanta come una grande novità: “Il primo titolo dedicato al retail con opzione di rimborso anticipato a 4 anni”. In realtà non è vero, perché c’era già per i Certificati del Tesoro con Opzione, come ad esempio i Cto 10,25% 1988-96, codice Abi 13029, ugualmente a otto anni con diritto a riprendersi i soldi prestati dopo quattro. Poi anziché retail poteva scrivere “per i risparmiatori”.
Bisognerà vedere i tassi d’interesse, che saranno resi noti solo al momento dell’emissione. A differenza però dei premi di fedeltà di certi buoni che suonavano un po’ come un’elemosina, un diritto al rimborso quattro anni prima della scadenza è comunque significativo. Potrebbe convenire uscire alla pari da un impiego non più redditizio.
Ovviamente è significativo anche nel caso inverso a favore dell’emittente, come per le obbligazioni Goldman Sachs attualmente in collocamento, che la società può rimborsare già dopo un anno (cosiddetta clausola call, mentre quella dei Cto e dei Btp Più è detta clausola put).
Ferme restando le critiche espresse e l’assenza di aggancio all’inflazione, i Btp Più 2025-33 di prossima emissione presentano un aspetto positivo di natura non finanziaria, ma rilevante per non poche persone. Bisogna infatti mettersi nei panni di un risparmiatore, in particolare non avvezzo a operare su Internet, che comunque subodora di essere facilmente abbindolato da impiegati di banca e quei sedicenti consulenti, che sono solo venditori della più brutt’acqua.
Non vorrebbe finire preda del risparmio gestito: fondi comuni, gestioni, finte assicurazioni ecc. Ma gli pongono ogni genere di ostacoli, se vuole investire da sé. Le Poste hanno addirittura tagliato la testa al toro, revocando ai clienti di BancoPosta la possibilità di comprare titoli già in circolazione. Dipendesse da loro, la Borsa avrebbe già chiuso.
Ma banche, promotori e Poste non osano impedire anche la sottoscrizione dei titoli del Tesoro. Quando lo Stato emette qualcosa, peggio ancora se buono, la cosa gli dà un gran fastidio, ma sono costretti a permettere ai loro clienti di sottoscriverlo. Questo nuovo titolo non è l’ideale per chi mette al primo posto la sicurezza, privo di difese del potere d’acquisto. Ma non è stato studiato per imbrogliare i risparmiatori e comunque è quello che ora passa il convento, per chi non riesce a investire sul cosiddetto mercato secondario.
* Beppe Scienza è Professore universitario presso l'ateneo di Torino e saggista. Dal 2001 mette in rete informazioni e denunce sul tema del risparmio e della previdenza attraverso il suo sito: Il Risparmio Tradito®
Nessun commento:
Posta un commento