Patriottismo economico e stipendi più alti: è questa la formula lanciata dal nuovo premier socialdemocratico romeno Marcel Ciolacu, che va a dare il cambio all’uscente Nicolae Ciucă dei liberali, nell’alternanza di governo che regge la coalizione al potere a Bucarest
di Mihaela Iordache
La Romania ha un nuovo governo, guidato dal socialdemocratico Marcel Ciolacu (55 anni). Si tratta di un esecutivo che si regge sull'alleanza delle principali forze politiche del paese (i socialdemocratici ed i liberali) e si basa su un’intesa che prevede la rotazione alla guida dell’esecutivo dei rappresentanti proposti dai due partiti. La coalizione tra le principali forze di destra e sinistra era già stata disegnata alla fine del 2021 e dovrebbe durare fino alle elezioni parlamentari previste per la fine dell'anno prossimo.
Dopo gli anni di pandemia e l’inizio della guerra in Ucraina, a pochi chilometri dal confine romeno, Bucarest ha puntato su una formula governativa che garantisca al paese la stabilità “in questi tempi difficili", come ha ricordato il nuovo premier Ciolacu, che subentra al suo predecessore liberale Nicolae Ciucă, eletto nel frattempo presidente del Senato. Dalla coalizione di governo è stata invece esclusa l’Unione Democratica dei magiari della Romania (Udmr) in mancanza di un accordo sulla spartizione dei ministeri.
Giovedì 15 giugno il Parlamento di Bucarest ha votato la fiducia all’esecutivo con 290 voti a favore e 95 contrari, mentre i parlamentari dell’Udmr, ex partner della coalizione di governo, hanno scelto di non partecipare alla votazione.
Nella squadra di governo di Marcel Ciolacu ci sono anche cinque donne. Il partito liberale (Pnl) ha proposto quattro ministre donna (Esteri, Giustizia, Educazione e Cultura) mentre il Partito social democratico (Psd) continua ad avere solo una sola ministra donna, titolare del ministero della Famiglia e della Gioventù. Rispetto al precedente esecutivo, i ministri donna sono così aumentati da due a cinque e occupano un quarto del gabinetto Ciolacu. L’aumento della presenza di donne nel governo di Bucarest è stato subito ben accolto con un post su twitter dall’ambasciatore degli Usa, Kathleen Kavalec.
Il futuro “suona” bene
Il primo ministro Marcel Ciolacu ha promesso una vita migliore ai cittadini romeni. Perché «i romeni non devono più essere gli schiavi moderni dell’Europa con i salari più bassi dell’Ue».
Il nuovo esecutivo ha proposto quindi che lo stipendio minimo lordo raggiunga i 3.900 lei (780 euro circa) entro la fine del 2024, rispetto ai 2.550 del 2022 e ai 3.000 (600 euro) attuali. Secondo Eurostat , anche nel 2022 la Romania si è confermato il paese dell’Ue con il più alto rischio di povertà ed esclusione sociale (34%). Allo stesso tempo, però, l’economia del paese continua a crescere, con la Commissione europea che ha aumentato la stima della crescita economica della Romania per quest'anno, dal 2,5% al 3,2%.
Serve tuttavia un nuovo modello economico e sociale, ha annunciato il nuovo primo ministro: avanti con le riforme, modernizzazione economica e sociale del paese. «Il mercato ci ha mostrato che, in crisi, non produce efficienza, ma speculazione! Non basta proteggere le categorie vulnerabili, serve un programma nazionale per ridurre la polarizzazione sociale», ha annunciato Ciolacu.
Nel programma di governo si fa spazio il concetto di "patriottismo economico", un concetto sempre più invocato anche in altri paesi. Stimolare la produzione, il consumo interno e aumentare quindi l’indipendenza rispetto alle importazioni. Consumare prodotti nazionali ed essere fieri di questo, perché cosi si aiuta il proprio paese. La guerra e la crisi hanno dato largo spazio alla retorica nazionale e populista. E di certo non solo in Romania.
«I nostri valori forti sono la famiglia e la tradizione e io ho molta fiducia. La mia fede è in Dio e nella Romania. Noi romeni dobbiamo solo credere nel futuro del paese», ha dichiarato il primo ministro al Parlamento di Bucarest nel giorno del voto di fiducia.
L’adesione allo spazio Schengen e il rilancio dell’integrazione nella zona euro continuano ad essere tra gli obiettivi della Romania. Inoltre, Bucarest vorrebbe diventare il centro europeo della Nato, sul suo fianco orientale, nel campo dell'industria della difesa. Il paese riconferma la sua posizione pro Nato e pro Unione Europea. D’altronde, come annunciato dalle autorità, nel periodo a venire i fondi europei dovrebbero essere il motore dell’economia romena.
L’opposizione non crede più alle promesse
Le buone intenzioni annunciate dal nuovo esecutivo non convincono però affatto i parlamentari dell’Usr (Unione salvate la Romania), partito di opposizione che ha votato contro il governo Ciolacu. L’Usr considera il programma di governo “una collezione di proiezioni false, con cifre gonfiate e molto copia e incolla”, ha ribadito il presidente del partito Cătălin Drulă.
Intanto i romeni aspettano che le promesse si concretizzino: un’inflazione rientrata all'8% (attualmente è al 10%) entro la fine del 2023, sostegno alle aziende locali attraverso il programma “Made in Romania”, aumento dello stipendio medio a quasi 4.000 lei entro l’anno. Ogni dipendente dovrebbe guadagnare almeno 500 euro netti mensili, mentre la tassazione sul lavoro dovrà essere gradualmente ridotta.
Per molti economisti, però, il programma enunciato dal governo ha un carattere "elettorale" e specifica in modo poco chiaro le fonti di finanziamento.
La Romania ha un nuovo governo, guidato dal socialdemocratico Marcel Ciolacu (55 anni). Si tratta di un esecutivo che si regge sull'alleanza delle principali forze politiche del paese (i socialdemocratici ed i liberali) e si basa su un’intesa che prevede la rotazione alla guida dell’esecutivo dei rappresentanti proposti dai due partiti. La coalizione tra le principali forze di destra e sinistra era già stata disegnata alla fine del 2021 e dovrebbe durare fino alle elezioni parlamentari previste per la fine dell'anno prossimo.
Dopo gli anni di pandemia e l’inizio della guerra in Ucraina, a pochi chilometri dal confine romeno, Bucarest ha puntato su una formula governativa che garantisca al paese la stabilità “in questi tempi difficili", come ha ricordato il nuovo premier Ciolacu, che subentra al suo predecessore liberale Nicolae Ciucă, eletto nel frattempo presidente del Senato. Dalla coalizione di governo è stata invece esclusa l’Unione Democratica dei magiari della Romania (Udmr) in mancanza di un accordo sulla spartizione dei ministeri.
Giovedì 15 giugno il Parlamento di Bucarest ha votato la fiducia all’esecutivo con 290 voti a favore e 95 contrari, mentre i parlamentari dell’Udmr, ex partner della coalizione di governo, hanno scelto di non partecipare alla votazione.
Nella squadra di governo di Marcel Ciolacu ci sono anche cinque donne. Il partito liberale (Pnl) ha proposto quattro ministre donna (Esteri, Giustizia, Educazione e Cultura) mentre il Partito social democratico (Psd) continua ad avere solo una sola ministra donna, titolare del ministero della Famiglia e della Gioventù. Rispetto al precedente esecutivo, i ministri donna sono così aumentati da due a cinque e occupano un quarto del gabinetto Ciolacu. L’aumento della presenza di donne nel governo di Bucarest è stato subito ben accolto con un post su twitter dall’ambasciatore degli Usa, Kathleen Kavalec.
Il futuro “suona” bene
Il primo ministro Marcel Ciolacu ha promesso una vita migliore ai cittadini romeni. Perché «i romeni non devono più essere gli schiavi moderni dell’Europa con i salari più bassi dell’Ue».
Il nuovo esecutivo ha proposto quindi che lo stipendio minimo lordo raggiunga i 3.900 lei (780 euro circa) entro la fine del 2024, rispetto ai 2.550 del 2022 e ai 3.000 (600 euro) attuali. Secondo Eurostat , anche nel 2022 la Romania si è confermato il paese dell’Ue con il più alto rischio di povertà ed esclusione sociale (34%). Allo stesso tempo, però, l’economia del paese continua a crescere, con la Commissione europea che ha aumentato la stima della crescita economica della Romania per quest'anno, dal 2,5% al 3,2%.
Serve tuttavia un nuovo modello economico e sociale, ha annunciato il nuovo primo ministro: avanti con le riforme, modernizzazione economica e sociale del paese. «Il mercato ci ha mostrato che, in crisi, non produce efficienza, ma speculazione! Non basta proteggere le categorie vulnerabili, serve un programma nazionale per ridurre la polarizzazione sociale», ha annunciato Ciolacu.
Nel programma di governo si fa spazio il concetto di "patriottismo economico", un concetto sempre più invocato anche in altri paesi. Stimolare la produzione, il consumo interno e aumentare quindi l’indipendenza rispetto alle importazioni. Consumare prodotti nazionali ed essere fieri di questo, perché cosi si aiuta il proprio paese. La guerra e la crisi hanno dato largo spazio alla retorica nazionale e populista. E di certo non solo in Romania.
«I nostri valori forti sono la famiglia e la tradizione e io ho molta fiducia. La mia fede è in Dio e nella Romania. Noi romeni dobbiamo solo credere nel futuro del paese», ha dichiarato il primo ministro al Parlamento di Bucarest nel giorno del voto di fiducia.
L’adesione allo spazio Schengen e il rilancio dell’integrazione nella zona euro continuano ad essere tra gli obiettivi della Romania. Inoltre, Bucarest vorrebbe diventare il centro europeo della Nato, sul suo fianco orientale, nel campo dell'industria della difesa. Il paese riconferma la sua posizione pro Nato e pro Unione Europea. D’altronde, come annunciato dalle autorità, nel periodo a venire i fondi europei dovrebbero essere il motore dell’economia romena.
L’opposizione non crede più alle promesse
Le buone intenzioni annunciate dal nuovo esecutivo non convincono però affatto i parlamentari dell’Usr (Unione salvate la Romania), partito di opposizione che ha votato contro il governo Ciolacu. L’Usr considera il programma di governo “una collezione di proiezioni false, con cifre gonfiate e molto copia e incolla”, ha ribadito il presidente del partito Cătălin Drulă.
Intanto i romeni aspettano che le promesse si concretizzino: un’inflazione rientrata all'8% (attualmente è al 10%) entro la fine del 2023, sostegno alle aziende locali attraverso il programma “Made in Romania”, aumento dello stipendio medio a quasi 4.000 lei entro l’anno. Ogni dipendente dovrebbe guadagnare almeno 500 euro netti mensili, mentre la tassazione sul lavoro dovrà essere gradualmente ridotta.
Per molti economisti, però, il programma enunciato dal governo ha un carattere "elettorale" e specifica in modo poco chiaro le fonti di finanziamento.
Mihaela Iordache per Osservatorio Balcani Caucaso
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