Anno IX - Numero 29
Tutte le guerre sono combattute per denaro.
Socrate

mercoledì 28 giugno 2023

La scelta tra Putin e l’ignoto

Prigozhin e il Gruppo Wagner sono stati creature di Putin. Che a rivoltarsi siano stati proprio loro dimostra che qualcosa è cambiato nella cerchia ristretta del Presidente e che, in ogni caso, la durezza dei tempi attuali e la radicalità delle scelte da compiere (o Shoigu o Prigozhin, o le forze armate regolari o i corpi mercenari), può aprire crepe insidiose nel sistema di potere

di Fulvio Scaglione

Bisogna sempre stare molto attenti a ciò che si desidera, perché a volte i desideri si avverano. Così ieri, per qualche ora, l’Occidente ha provato il brivido di ciò che da anni evoca e auspica: un tentativo di eliminare Vladimir Putin o, almeno, di condizionare e riorientare il suo potere. Così anche Evgenyj Prigozhin, per lungo tempo descritto come un satana mercenario e sanguinoso al servizio del Cremlino (perché ora c’è il Prigozhin leader di soldati ma prima c’era il Prigozhin leader degli hacker), ha goduto di un quarto d’ora di celebrità e di stima dalle nostre parti. Il suo abbozzo di marcia su Mosca ha brevemente destato un certo tifo e qualcuno ha pure cercato di vendere il dietrofront finale come un atto di saggezza quando, palesemente, si è trattato di una resa: in nessun modo l’avrebbero lasciato arrivare alla capitale, e i suoi mezzi allineati in autostrada sarebbero stati un facile bersaglio per i caccia.

A nulla è servito, ovviamente, l’avviso che molti avevano dato già in passato, anche prima che Prigozhin cominciasse ad attaccare il ministro della Difesa Shoigu, il capo di stato maggiore Gerasimov e i loro generali; quando era palese che il Cremlino, che ha usato il Gruppo Wagner in tante delicate (eufemismo) missioni estere (dalla Libia all’Africa profonda), evitava lo scontro dando qualche soddisfazione a Prigozhin e rimuovendo i generali più invisi ai Wagner; quando anche il leader ceceno Ramzan Kadyrov sparava con Prigozhin sui vertici della Difesa, salvo defilarsi e rasentare nei ranghi al momento buono. Tanto che ieri, secondo i media russi, 3 mila soldati ceceni sono stati velocemente trasferiti a Mosca nel caso si dovesse difendere la città. E l’avviso era: attenti, un golpe a Mosca arriverebbe da “destra” (per usare i nostri punti cardinali politici), non certo da “sinistra”. Niente. Molti sono passati dalla stima per Navalny al tifo per Prigozhin senza neppure accorgersi dello slittamento. E senza ricordare che in Russia i golpe armati (vedi 1991 contro Gorbaciov, vedi 1993 contro Eltsin) non hanno mai avuta molta fortuna.

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