di Leonardo Baggiani*
Succede che scappi una gaffe. Succede che scappi alla Lagarde, e scoppi una polemica. Succede anche che la Lagarde in realtà abbia detto la semplice verità (la Bce può “stampare” euro a volontà; la Bce agisce sui tassi di interesse in generale ma non è suo compito appianare gli spread), quindi se vi indignate non avete semplicemente capito un cazzo del mondo. Succede però anche che alcune sue uscite siano oggettivamente fuori luogo. Il 19/11/2020 questo raro genio ha dichiarato che “[la Bce non potrebbe] né andare in bancarotta né rimanere senza soldi [quindi] l’Eurosistema sarà sempre in grado di generare liquidità aggiuntiva”.
La polemica conseguente è presto detta: se la Bce (e tutto il circo intorno) non può fallire, perché non si fa carico dell’annullamento di tutto il debito sovrano che ha in pancia? Dato che il Sebc detiene debito sovrano a fini “Qe” per circa 2,5 mila miliardi di euro, ma come capitale e riserve varie cuba 650 miliardi di euro, la domanda diventa “ma cosa sarà mai una perdita netta pari alla somma di Pil italiano e portoghese?”, e forse qualcuno si calmerà un po’. Ma quel che preme a me non è tanto questo, quanto la questione della non fallibilità.
Che una Banca Centrale possa continuare a lavorare con capitale negativo è una questione già sollevata per la Federal Reserve americana nel 2011 (vedi qui). In quel caso si era stabilito che una perdita per svalutazione dei titoli detenuti superiore ai mezzi propri finisse contabilmente nel passivo dello stato patrimoniale (la sezione che mostra le “fonti di finanziamento” dell’ente) con segno negativo. Il risultato sarebbe stato quindi un totale attivo più basso dato il minor valore del portafoglio, e un totale passivo più basso dato l’inserimento di questo conto negativo (Interesse sulle banconote della Federal Reserve dovuta al Tesoro degli Stati Uniti). Si capisce che si sarebbe trattato di un “tappo” gentilmente concesso dall’autorità fiscale occultato nel passivo. Se formalmente il capitale resta intonso, le fonti proprie sarebbero state in realtà negative, e la Fed avrebbe continuato il suo lavoro. Sensato? Aziendalmente no, ma qui si parla di enti pubblici.
Per il caso Bce (anzi: Sebc) mi aspetterei una soluzione simile. Sottolineo che la dichiarazione della Lagarde sembra procedere così: “dato che” la Bce non può fallire, “allora” la Bce continuerà a fornire (stampare) liquidità per i vari usi già visti. Io invece voglio mostrarvi come una Bce con capitale negativo implichi un’altra realtà: “dato che” il sistema di Banche Centrali europeo può stampare quanto vuole, “allora” nessuna Banca Centrale può fallire, “e quindi” il sistema potrà continuare a stampare. Dimostro ciò arrivando alla soluzione “modello Fed” con più passaggi, esplicitando così gli occultati movimenti di soldi.
Succede che scappi una gaffe. Succede che scappi alla Lagarde, e scoppi una polemica. Succede anche che la Lagarde in realtà abbia detto la semplice verità (la Bce può “stampare” euro a volontà; la Bce agisce sui tassi di interesse in generale ma non è suo compito appianare gli spread), quindi se vi indignate non avete semplicemente capito un cazzo del mondo. Succede però anche che alcune sue uscite siano oggettivamente fuori luogo. Il 19/11/2020 questo raro genio ha dichiarato che “[la Bce non potrebbe] né andare in bancarotta né rimanere senza soldi [quindi] l’Eurosistema sarà sempre in grado di generare liquidità aggiuntiva”.
La polemica conseguente è presto detta: se la Bce (e tutto il circo intorno) non può fallire, perché non si fa carico dell’annullamento di tutto il debito sovrano che ha in pancia? Dato che il Sebc detiene debito sovrano a fini “Qe” per circa 2,5 mila miliardi di euro, ma come capitale e riserve varie cuba 650 miliardi di euro, la domanda diventa “ma cosa sarà mai una perdita netta pari alla somma di Pil italiano e portoghese?”, e forse qualcuno si calmerà un po’. Ma quel che preme a me non è tanto questo, quanto la questione della non fallibilità.
Che una Banca Centrale possa continuare a lavorare con capitale negativo è una questione già sollevata per la Federal Reserve americana nel 2011 (vedi qui). In quel caso si era stabilito che una perdita per svalutazione dei titoli detenuti superiore ai mezzi propri finisse contabilmente nel passivo dello stato patrimoniale (la sezione che mostra le “fonti di finanziamento” dell’ente) con segno negativo. Il risultato sarebbe stato quindi un totale attivo più basso dato il minor valore del portafoglio, e un totale passivo più basso dato l’inserimento di questo conto negativo (Interesse sulle banconote della Federal Reserve dovuta al Tesoro degli Stati Uniti). Si capisce che si sarebbe trattato di un “tappo” gentilmente concesso dall’autorità fiscale occultato nel passivo. Se formalmente il capitale resta intonso, le fonti proprie sarebbero state in realtà negative, e la Fed avrebbe continuato il suo lavoro. Sensato? Aziendalmente no, ma qui si parla di enti pubblici.
Per il caso Bce (anzi: Sebc) mi aspetterei una soluzione simile. Sottolineo che la dichiarazione della Lagarde sembra procedere così: “dato che” la Bce non può fallire, “allora” la Bce continuerà a fornire (stampare) liquidità per i vari usi già visti. Io invece voglio mostrarvi come una Bce con capitale negativo implichi un’altra realtà: “dato che” il sistema di Banche Centrali europeo può stampare quanto vuole, “allora” nessuna Banca Centrale può fallire, “e quindi” il sistema potrà continuare a stampare. Dimostro ciò arrivando alla soluzione “modello Fed” con più passaggi, esplicitando così gli occultati movimenti di soldi.
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